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La questione dell'indennizzabilità dei vincoli urbanistici preordinati all'esproprio o sostanzialmente espropriativi

Sono indennizzabili e soggetti alla scadenza quinquennale i vincoli urbanistici che: siano preordinati all'espropriazione, ovvero abbiano carattere sostanzialmente espropriativo; superino la durata che dal legislatore sia stata determinata come limite alla sopportabilità del vincolo urbanistico, ove non intervenga l'espropriazione; superino sotto un profilo quantitativo, per la maggiore o minore incidenza che il sacrificio imposto ha sul contenuto del diritto, la normale tollerabilità.

I vincoli urbanistici che escludono le possibilità legali di edificazione

La qualità edificatoria di un'area non è una connotazione indelebile ed immutabile, destinata a protrarsi in modo indefinito nel tempo, ma è una caratteristica condizionata alla situazione dei luoghi, specie quando l'area si trovi inclusa in un insediamento urbano. I mutamenti della situazione dei luoghi, come sono rilevanti agli effetti dell'acquisto del carattere edificatorio di un suolo, così incidono sulla conservazione dello stesso carattere, nel senso di limitarlo ed anche di escluderlo.

I vincoli urbanistici apposti dal p.r.g. ai fini della suddivisione in Zone Territoriali Omogenee

I vincoli apposti dal Comune in sede di piano regolatore generale ai fini della zonizzazione delle aree hanno natura conformativa e non espropriativa con validità a tempo indeterminato e senza obbligo di indennizzo.

Beni e territori sottoposti a vincoli paesaggistici e culturali di inedificabilità

Il vincolo paesaggistico si costituisce fin dal momento della pubblicazione dell'elenco nell'Albo dei Comuni interessati, con la conseguenza che gli effetti della indisponibilità si producono immediatamente - seppur in via provvisoria - prima della approvazione degli elenchi da parte degli organi competenti.

I vincoli procedimentali o strumentali posti dal p.r.g. che richiedono l'adozione dei piani attuativi

Si è in presenza di un vincolo “procedimentale” quando l'attuazione della destinazione urbanistica pubblicistica richieda un piano attuativo, eventualmente anche ad iniziativa privata, per la concreta destinazione dell’area alla finalità pubblica.

Vincoli urbanistici per interventi di utilità collettiva realizzabili ad iniziativa privata o promiscua

I vincoli di destinazione imposti dal piano regolatore generale per attrezzature e servizi, realizzabili anche ad iniziativa privata o promiscua in regime di economia di mercato, pur avendo carattere particolare, sfuggono allo schema ablatorio e alle connesse garanzie costituzionali in termini di alternatività fra indennizzo e durata predefinita, e non costituiscono vincoli espropriativi, bensì soltanto conformativi, funzionali all'interesse pubblico generale.

I vincoli urbanistici che consentono l'iniziativa privata o promiscua sono conformativi

Le destinazioni a spazi pubblici riservati alle attività collettive e a spazi per attrezzature pubbliche d’interesse generale, impresse dallo strumento urbanistico a determinate aree, non comportano automaticamente l’ablazione dei suoli e, anzi, potrebbero ammettere la realizzazione anche da parte di privati delle relative attrezzature destinate all’uso pubblico, sicché, nelle suddette ipotesi, si è in presenza di un vincolo conformativo.

Tipologie di interventi urbanistici realizzabili ad iniziativa privata o pubblico-privata

Ha natura conformativa e non decade un vincolo destinato all’ampliamento o alla realizzazione di “attrezzature di interesse comune”, qualora tale destinazione essere realizzata anche ad iniziativa privata o promiscua in regime di economia di mercato e non necessariamente dall’ente locale previa espropriazione del bene. Tale vincolo, infatti, è inidoneo a svuotare il relativo diritto di proprietà del suo contenuto, in ragione delle potenzialità edificatorie o di utilizzo concesse ai privati.

L'imposizione della tutela vincolistica sui beni archeologici e storico-artistici

L’atto d'imposizione di un vincolo archeologico, in rapporto al principio fondamentale dell’art. 9 Cost., è caratterizzato da un giudizio di ordine tecnico, che si sottrae al sindacato giurisdizionale, salvo sia basato su un percorso argomentativo travisante o incongruo rispetto alle tecnica stessa, o comunque risulti oggettivamente inattendibile.

La decadenza dei vincoli urbanistici espropriativi comporta l’obbligo di una nuova pianificazione

La decadenza dei vincoli urbanistici espropriativi o che, comunque, privano la proprietà del suo valore economico, comporta l’obbligo per il Comune di “reintegrare” la disciplina urbanistica dell’area interessata dal vincolo decaduto con una nuova pianificazione.

Modalità di assolvimento all'obbligo di ripianificazione conseguente alla decadenza dei vincoli urbanistici

Il decorso del quinquennio di durata del vincolo, in assenza dell’approvazione di un piano attuativo, implica certamente che la zona debba essere oggetto di nuova destinazione, che può essere impressa anche dal nuovo piano urbanistico generale, che opera la riqualificazione urbanistica dell’area, anche prevedendo la reiterazione del vincolo, non necessariamente assegnando una destinazione diversa rispetto alla precedente.

La disciplina urbanistica applicabile alle aree interessate da vincoli decaduti o dalla cessata efficacia della pianificazione

La decadenza dei vincoli comporta il venir meno della disciplina urbanistica di aree soggette a vincoli e la conseguente applicazione temporanea della disciplina delle c.d. zone bianche. La scadenza del vincolo di P.R.G., di valenza quinquennale e preordinato alla destinazione di alcune aree ad insediamenti di interesse collettivo, comporta che l'area interessata debba intendersi sottoposta all'applicazione, in luogo dell'originaria destinazione di zona, del regime proprio delle zone bianche.

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