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Riparto tra giurisdizione ordinaria ed amministrativa dei contenziosi processuali in materia di indennizzo ex art. 42-bis T.U.Es.

Le censure riguardanti la quantificazione di tutte le componenti dell’indennizzo ex art. 42-bis T.U.Es. si devono necessariamente proporre, a pena di inammissibilità, dinnanzi al giudice ordinario. Tuttavia, il privato destinatario dell’acquisizione coattiva sanante può anche contestarne la stessa legittimità dinnanzi agli organi di giustizia amministrativa.

Le occupazioni del suolo pubblico: principi normativi, occupazioni permanenti e occupazioni temporanee

L’occupazione permanente del suolo pubblico è caratterizzata dalla presenza di un atto di concessione, che ne preveda l’utilizzo continuativo, con conseguente sottrazione alla fruizione da parte della collettività per una durata superiore ad un anno; l’occupazione temporanea, invece, è caratterizzata innanzitutto dalla durata, inferiore ad un anno, ovvero, ove sia superiore all’anno, dalla sottrazione non continuativa della fruizione del suolo pubblico da parte della collettività.

La concessione di suolo pubblico in generale e di sedime stradale in particolare

La concessione può essere definita come un provvedimento volto a consentire a che il bene demaniale venga sottratto all’uso pubblico ordinario al fine di essere utilizzato esclusivamente dal soggetto privato che ne abbia fatto istanza. Con la concessione cioè si crea un vero e proprio diritto di utilizzare un bene pubblico demaniale, accordato dalla P.A.competente (proprietaria del bene), dietro il versamento di un canone periodico e con il rischio di impresa gravante sul concessionario.

La concessione del suolo pubblico: richiesta, rilascio, diniego, revoca e decadenza

La concessione di suolo pubblico esige sempre e comunque una decisione ponderata in ordine al bilanciamento dell’interesse pubblico con quelli privati eventualmente confliggenti, di cui dare conto nella motivazione, stante il loro carattere discrezionale, con la conseguenza che la Pubblica amministrazione interessata, prima di concederla, deve, attraverso apposita istruttoria, effettuare una accurata ricognizione sulla meritevolezza degli interessi coinvolti.

Il canone per l’occupazione del suolo pubblico (COSAP)

Il canone per l’occupazione del suolo pubblico risulta configurato come corrispettivo di una concessione, reale o presunta, nel caso di occupazione abusiva, dell’uso esclusivo o speciale di beni pubblici, cosicché esso è dovuto non in base alla limitazione o sottrazione all’uso normale o collettivo di parte del suolo, ma in relazione all’utilizzazione particolare o eccezionale che ne trae il singolo.

La Tassa per l’occupazione del suolo pubblico: evoluzione normativa, natura e presupposto impositivo

La TOSAP, che non ha nulla a che fare con il COSAP, è un’obbligazione di carattere propriamente tributario, riconducibile esclusivamente alla potestà impositiva dell’Ente pubblico e che trova la sua giustificazione nella necessità dell’Ente di procurarsi i mezzi finanziari per l’assolvimento dei suoi fini istituzionali.

Le occupazioni abusive del suolo pubblico: risvolti civili, penali e amministrativi

L’occupazione abusiva del suolo pubblico è perseguibile tanto a livello amministrativo (con la previsione di una sanzione pecuniaria e di una sanzione ripristinatoria) quanto a livello penale, con la previsione della reclusione e della multa.

Le origini dell’acquisizione coattiva sanante: le occupazioni illegittime nel regime anteriore al T.U. espropriativo

Nel corso del XX secolo, le occupazioni illegittime non hanno mai trovato compiuta regolamentazione in norme di legge. Le conseguenze giuridiche di tali occupazioni, quindi, erano abbandonate dal legislatore alla creazione giurisprudenziale.

Le occupazioni illegittime ex art. 43 T.U.Es. davanti a Corte EDU e Corte costituzionale

Nel 2000 la Corte EDU condannava l’Italia a risarcire il danno sofferto da alcuni privati che non si erano rassegnati all’espropriazione indiretta. Secondo la Corte, la legalità pretesa dalla norma convenzionale comprendeva anche una ragionevole prevedibilità, per cui risultava lesa da un istituto che non consentisse al privato di prevedere i futuri sviluppi del suo diritto dominicale. Il problema era di capire se tali pronunce potessero applicarsi all'art. 43 T.U.Es. entrato in vigore nel 2003.

L’art. 42-bis del d.P.R. 327/2001 nei suoi primi anni di applicazione

Nell’estate del 2011 il legislatore italiano colmava finalmente il vuoto lasciato dalla sentenza n. 293/2010 della Corte costituzionale che aveva dichiarato l'illegittimità dell'art. 43 T.U.Es.: l’art. 34 del d.l. 98/2011 introduceva nel d.P.R. 327/2001 un nuovo art. 42 bis, il quale segnava l’avvento del sistema attualmente vigente.

La natura giuridica delle somme liquidate alla vittima di un’occupazione pubblicistica abusiva: risarcimento o indennità

La natura giuridica delle somme liquidate alla vittima di un’occupazione pubblicistica abusiva è stata oggetto di letture divergenti, oscillanti fra una tesi risarcitoria ed una contrapposta tesi indennitaria. Il risarcimento del danno è un istituto che viene in rilievo, a rigore, in caso di atto illecito, cioè contrario alle regole dell’ordinamento giuridico e per questo ingiusto. Laddove un pregiudizio sia prodotto da una fattispecie lecita, invece, si parla di “indennizzo” o di “indennità”.

Il valore venale del bene quale parametro fondamentale dell'indennizzo ex art. 42 bis T.U.Es.

Tutte le voci dell’indennizzo ex art. 42 bis T.U.Es. prendono le mosse dal valore venale del bene. È lo stesso comma 3 dell'articolo ad agganciare al valore venale anche il pregiudizio per l’occupazione illegittima, e il medesimo valore venale costituisce la base di calcolo anche per le voci dell’indennizzo che rimangono implicite nell’articolo stesso, a cominciare dal deprezzamento della proprietà e residua e dall’indennità da legittima occupazione.

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