ULTIMI APPROFONDIMENTI CARICATI

Stai vedendo 3524-3264 di 3852 risultati

L’art. 44 lett. c) prima parte: la lottizzazione abusiva

Due sono le forme di lottizzazione abusiva. La prima, materiale, presuppone l’inizio, non autorizzato, di opere finalizzate alla trasformazione urbanistica e/o edilizia di terreni in zona non adeguatamente urbanizzata e in violazione della normativa urbanistica o delle prescrizioni degli strumenti urbanistici adottati. La seconda, negoziale, si verifica quando la trasformazione urbanistica venga predisposta attraverso la vendita di lotti che denuncino la propria destinazione a scopo edificatorio

Natura totale o parziale dell'abusivismo edilizio

Anche in tema di lottizzazione appare doveroso affrontare la problematica relativa alla natura totale o parziale della difformità rispetto a quanto consentito col provvedimento amministrativo, dal momento che portano a conseguenze penali diverse. Nell’ipotesi in cui la lottizzazione si discosti in modo sostanziale dall’autorizzazione, si deve far ricorso alla sanzione comminata per l’ipotesi di lottizzazione senza la prescritta autorizzazione, con conseguente equiparazione delle fattispecie

I reati urbanistici: l'art. 44 lett. c) prima parte: chi potrebbe risponde di concorso in reato?

Del reato risponderà innanzitutto il proprietario del terreno abusivamente lottizzato. Potranno essere ritenuti responsabili anche tutti i soggetti che hanno apportato contributo causale alla programmazione e/o all’attuazione del reato. È ipotizzabile anche il concorso nella contravvenzione in parola per il dirigente comunale. È doveroso precisare che, qualora sussista la prova della collusione tra il pubblico amministratore ed il privato, sono configurabili anche più gravi fattispecie di reato

La confisca urbanistica: problematiche e casistica giurisprudenziale

L’indirizzo tradizionale della giurisprudenza di legittimità era dell'avviso di ritenere che la confisca urbanistica fosse una sanzione amministrativa, che doveva obbligatoriamente essere applicata dal giudice penale, anche nei confronti dei terzi estranei al reato e acquirenti in buona fede del bene, una volta che egli avesse accertato la sussistenza di una lottizzazione abusiva, indipendentemente da una pronuncia di condanna, ad eccezione soltanto dell’ipotesi di non sussistenza del fatto

Qualificazione penale della confisca urbanistica

Le ragioni per le quali il giudice rimettente ha optato per la qualificazione in termini di sanzione penale erano duplici: da un lato, la confisca urbanistica non poteva essere collocata tra le misure rispristinatorie dell’interesse leso, preordinate a restaurare un bene; dall’altro, con riguardo alla funzione suppletiva svolta dal giudice penale in favore della pubblica amministrazione, essa aveva necessariamente carattere eccezionale e presupponeva sempre un’espressa disposizione di legge.

La posizione italiana e la normativa comunitaria sulla confisca urbanistica

È doveroso chiedersi quale sia la posizione della giurisprudenza italiana dopo le decisioni della Corte di Strasburgo. Già la decisione sull’ammissibilità del ricorso, affermando la natura di sanzione penale della confisca, si pone come rivoluzionaria, poiché da tale inquadramento consegue l’applicabilità del principio di personalità della responsabilità penale e l’impossibilità di adottare il provvedimento ablativo nei confronti di imputati prosciolti e terzi di buona fede estranei al processo

La diffida ad adempiere: profili generali ed istituto

La diffida ad adempiere si colloca nell’ambito di un rimedio generale di difesa dei contraenti, qual è la risoluzione del contratto. Questa ricorre quando il programma contrattuale non è più in grado di assicurare il soddisfacimento degli interessi dei contraenti o a causa del comportamento delle parti o a causa di eventi a loro non imputabili e non prevedibili. Il c.c. regolamenta tra casi di risoluzione del contratto: per inadempimento, per impossibilità sopravvenuta, per eccessiva onerosità.

Origine storica e funzione della diffida ad adempiere

L’introduzione nell’ordinamento della diffida ad adempiere risale all'adozione del codice nel 1942. Essa si colloca nel quadro dell’ampliamento delle ipotesi di risoluzione di diritto, in un assetto in cui l’atto di scambio assume un’importanza più accentuata e le incertezze della risoluzione giudiziale ostacolano la mobilità delle risorse, e dove è di particolare interesse poter contare in ogni momento sulla disponibilità di una merce o di altro bene che era oggetto della prestazione pattuita

Art. 1454 c.c. e tipologie contrattuali: i contratti sinallagmatici

La funzione svolta dalla diffida ad adempiere rende questo istituto applicabile ai contratti sinallagmatici, cioè ai contratti con prestazioni corrispettive, bilaterali (art. 1453 cc) oppure plurilaterali (art. 1459 cc). Nei contratti a prestazioni corrispettive sorgono contemporaneamente nell’una e nell’altra parte obblighi e diritti a prestazioni reciproche, collegate tra loro da un rapporto di interdipendenza. Gli altri contratti sono detti unilaterali, o con prestazioni di una sola parte.

Art. 1454 c.c. e tipologie contrattuali: i contratti a titolo gratuito e la donazione

Anzitutto viene da chiedersi se il contraente non inadempiente possa avvalersi della diffida ad adempiere anche nel caso dei contratti a titolo gratuito. Deve ritenersi consentito il recesso a tutela dell’interesse della parte delusa, non perché vi sia un grave inadempimento ma perché non si può rimanere obbligati senza limiti temporali ad un contratto a titolo gratuito in cui i mezzi di esecuzione non sono stati somministrati. Il mandatario sarà dunque tutelato dal diritto di recedere

Art. 1454 c.c. e tipologie contrattuali: contratti con comunione di scopo e contratti collegati

L’interrogativo circa l’estendibilità dell’istituto ex art. 1454 c.c. può porsi anche con riferimento ad altri rapporti contrattuali. Si pensi ai contratti plurilaterali con comunione di scopo ove la valutazione deve incentrarsi sulla gravità della mancata proporzionalità fra la partecipazione ai vantaggi derivanti dal perseguimento dello scopo comune ed i sacrifici effettivamente sostenuti da ciascuna parte. A tale categoria si applicano le stesse regole valevoli per la risoluzione giudiziali

La diffida ad adempiere: presupposti ed importanza dell'inadempimento

I presupposti fondamentali richiesti dal diritto sostanziale per rendere applicabile il meccanismo della risoluzione stragiudiziale previsto dall’art. 1454 cc sono due: lo stato di inadempienza di un contraente, il diffidato, e la non inadempienza dell’altro contraente, il diffidante. Secondo l'art. 1455 c.c., la produzione dell’effetto risolutivo derivante dalla diffida presuppone un inadempimento qualificato dalla gravità, o dalla non scarsa importanza, a fronte dell’interesse del diffidante

Pagina 272 di 321 50 110 160 210 272 320