La discrezionalità del provvedimento di acquisizione sanante ex art. 42 bis T.U. Espropri

PATOLOGIA --> ACQUISIZIONE SANANTE --> ART. 42 BIS DPR 327/2001 --> RIPARAZIONE PER EQUIVALENTE O IN FORMA SPECIFICA --> RIPARAZIONE PER EQUIVALENTE --> CONDIZIONI --> PROVVEDIMENTO ACQUISITIVO --> DISCREZIONALITÀ

Sintesi: E' inammissibile la domanda di condanna dell'Amministrazione ad adottare l’atto di acquisizione ex art. 42 bis del Testo Unico Espropriazioni, trattandosi di atto di natura prettamente autoritativa e discrezionale, che come tale pertiene esclusivamente alla sfera di competenza della P.A.; ciò anche alla luce del principio consacrato nell’art. 34 comma 2 c.p.a., secondo il quale “In nessun caso il giudice può pronunciare con riferimento a poteri amministrativi non ancora esercitati…”.


Estratto: «4. Passando all’esame dei motivi aggiunti, va innanzitutto dichiarata inammissibile la domanda di condanna delle parti resistenti ad adottare l’atto di acquisizione ex art. 42 bis del Testo Unico Espropriazioni.4.1. La domanda è inammissibile in quanto volta ad ottenere la condanna dell’amministrazione all’adozione di un atto di natura prettamente autoritativa e discrezionale, che come tale pertiene esclusivamente alla sfera di competenza della P.A.4.2. A ciò si aggiunga che l’art. 34 comma 2 del c.p.a. dispone che “In nessun caso il giudice può pronunciare con riferimento a poteri amministrativi non ancora esercitati”.»

Sintesi: Nell’accogliere la domanda di restituzione dei fondi illegittimamente occupati il giudice non deve assegnare alcun termine dilatorio alle Amministrazioni intimate per addivenire all'acquisizione della proprietà di essi; ciò in quanto l'assegnazione di un termine per l’adozione di un nuovo decreto di esproprio o di un decreto di acquisizione ex art. 42 bis D.P.R. 327/01 si tradurrebbe nell’implicito riconoscimento, sia pure in via astratta, della legittimità dell’esercizio di tali forme di potere ablatorio, e ciò in violazione del principio consacrato nell’art. 34 comma 2 c.p.a.

Estratto: «5.3. La persistente occupazione dei terreni di proprietà del ricorrente in assenza di un valido titolo idoneo a trasferirne la proprietà alla P.A. (decreto di esproprio, cessione volontaria, atto di acquisizione ex art. 42 bis) configura un illecito permanente che obbliga la P.A. alla restituito in integrum, oltre che al risarcimento del danno per il mancato godimento dei beni durante il periodo di occupazione illegittima.5.4. La restituito in integrum non può essere paralizzata dalla presenza dell’opera pubblica, la quale non dà titolo per opporre l’eccessiva onerosità della rimozione delle opere nel frattempo realizzate né per invocare il principio di cui al comma 2 dell’art. 2933 cod. civ.: infatti l’eccessiva onerosità di cui all’art. 2058 cod. civ. non è opponibile nelle azioni intese a far valere un diritto reale, il cui carattere assoluto non lascia margini a modalità di reintegrazione diverse da quella in forma specifica, salva diversa volontà del titolare (TAR Piemonte, sez. I. 30 agosto 2012, n. 985; Cass. Civ. sez. II n 2359/2012).5.5. Nell’accogliere la domanda di restituzione dei fondi il collegio ritiene, inoltre, di non dover assegnare alcun termine dilatorio alle Amministrazioni intimate per addivenire ad un accordo con la parte ricorrente o per addivenire alla acquisizione della proprietà di essi per una delle altre vie sopra indicate.5.6. Deve infatti rilevarsi che non solo le Amministrazioni resistenti non hanno mai manifestato alcuna concreta intenzione di voler regolarizzare l’occupazione dei suoli di che trattasi (al di là di vaghi propositi formulati da ANAS nelle proprie difese, ai quali, però, non hanno fatto seguito fatti e atti concreti), ma anche che la assegnazione di un termine per l’adozione di un nuovo decreto di esproprio o di un decreto di acquisizione ex art. 42 bis D.P.R. 327/01 si tradurrebbe nell’implicito riconoscimento, sia pure in via astratta, della legittimità dell’esercizio di tali forme di potere ablatorio, e ciò in violazione del principio già citato consacrato nell’art. 34 comma 2 c.p.a., secondo il quale “In nessun caso il giudice può pronunciare con riferimento a poteri amministrativi non ancora esercitati…”.5.7. Spetta dunque alle Amministrazioni intimate, ed in particolare ad ANAS - che sola deve assumere la responsabilità della relativa decisione - valutare se, quando e con quali modalità addivenire alla acquisizione della proprietà dei terreni oggetto di causa, dei quali il Tribunale ritiene di dover allo stato ordinare la restituzione immediata.5.8. In definitiva, alla stregua delle considerazioni appena svolte, fa affermato l’obbligo giuridico delle amministrazioni intimate:- in primo luogo, di far venir meno l'occupazione sine titulo dei terreni di proprietà del ricorrente e di adeguare la situazione di fatto a quella di diritto, restituendo l'immobile al legittimo titolare dopo aver demolito quanto ivi realizzato, atteso che la realizzazione dell'opera pubblica sul fondo illegittimamente occupato costituisce un mero fatto, non in grado di assurgere a titolo dell'acquisto e come tale inidoneo a determinare il trasferimento della proprietà, che come detto può dipendere solo da un formale atto di acquisizione dell'Amministrazione (sul punto, da ultimo T.A.R. Palermo sez. II, 11 gennaio 2013, n. 24; Consiglio di Stato, sez. IV, n. 4833/2009 e n. 676/2011);- in secondo luogo, di risarcire al proprietario il danno da questi sofferto per il mancato godimento dell’immobile di sua proprietà per tutto il periodo di occupazione illegittima, decorrente dal giorno successivo a quello di scadenza del termine di occupazione temporanea d’urgenza (19 dicembre 2001) fino all’effettivo rilascio.»

Sintesi: L'art. 42 bis DPR 327/2001 attribuisce all’Amministrazione un potere di acquisizione autonomo e originario, che può essere esercitato – ove lo si ritenga – prima e indipendentemente da qualsiasi ordine del giudice.

Estratto: «3. Ancora in via preliminare, va rammentato che con la già ci... [Omissis - La versione integrale è presente nel prodotto - Omissis] ...mmissario ad acta) attributario di poteri sostitutivi di quelli della p.a.»

Sintesi: Ordinare all’Amministrazione intimata di provvedere all’acquisizione sanante ex art. 42 bis DPR 327/2001, o comunque di definire formalmente la sorte della titolarità del fondo, per quanto appaia auspicabile tale conclusione della vicenda, significherebbe invadere un’area di amministrazione attiva che le è riservata.

Estratto: «Ridotta in tali ambiti la pretesa risarcitoria dei ricorrenti risulta fondata, poiché da... [Omissis - La versione integrale è presente nel prodotto - Omissis] ...ia, trattandosi di ristorare appunto il mancato godimento del bene stesso.»

Sintesi: In ipotesi di occupazione illegittima del fondo e di sua irreversibile trasformazione, a fronte della domanda risarcitoria del privato, è rimessa alla P.A. la valutazione in merito all'acquisto al patrimonio indisponibile comunale del bene o alla sua restituzione in tutto od in parte al legittimo proprietario, previo ripristino dello stato di fatto esistente al momento dell’apprensione.

Estratto: «Dall'accoglimento dei ricorsi deriva la fondatezza della domanda risarcitoria, ai sensi e nei limiti di quanto appresso.Fino a non molto tempo fa, la giurisprudenza riconduceva situazioni analoghe a quella oggetto del presente giudizio all'istituto della c.d. occupazione “appropriativa” o “acquisitiva”, che determinava l'acquisizione della proprietà del fondo a favore della Pubblica Amministrazione per “accessione invertita”, allorché si fosse verificata l'irreversibile trasformazione dell'area; come noto, tale istituto, di origine pretoria, è sorto con la sentenza della Corte di cassazione del 26 febbraio 1983, n. 1464.Tale istituto, pur essendo stato ampiamente utilizzato per quasi un ventennio, è stato criticato (si vedano in proposito TAR Campania – Napoli, Sez. V, 29 aprile 2009, n. 2212 e TAR Puglia – Bari, Sez. III, 22 settembre 2008, n. 2176); in particolare, in seguito alle pronunce della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a partire dall'anno 2000, si è consolidato un orientamento giurisprudenziale secondo cui, in mancanza di un atto adottato nelle forme di legge, non si verifica l'acquisizione dell'area da parte della pubblica amministrazione; tanto che oggi si ritiene che l’attuale contesto ordinamentale «…non prevede più l’istituto dell’occupazione appropriativa...» (CGARS, 18 febbraio 2009, nn. 49, 51 e 52).Pertanto, l'irreversibile trasformazione del fondo, per la giurisprudenza prevalente, non produce più l'effetto di trasferire la proprietà, e l'occupazione del fondo, al termine dell'eventuale periodo di occupazione legittima, si configura come illecito permanente (Cass., Sez. I, 29 ottobre 2008, n. 25983).In particolare, questa Sezione ha, con alcune pronunce, accolto l’orientamento secondo cui il privato potesse chiedere il risarcimento per equivalente, in alternativa alla restituzione del bene, «…in presenza di una evidente volontà dell'amministrazione di acquisire l'area, concretizzatasi in atti concludenti quali l'avvio alla procedura espropriativa, l'occupazione del suolo alla realizzazione dell'opera pubblica, nonché in presenza di altrettante inequivoca volontà dei privati di non volere la restituzione dell'area ma l'equivalente in denaro…» (ex plurimis, 2 febbraio 2011, n. 231).Tale orientamento però, anche in conseguenza della introduzione dell’art. 42-bis nel TU espropriazioni, deve essere sottoposto a revisione critica, nel solco di un orientamento del Consiglio di Stato (Cons. Stato, Sez. IV, sentenze 28 gennaio 2011, n. 676, 29 agosto 2011, n. 4834, e 2 settembre 2011, n. 4970), che ha da ultimo condivisibilmente affermato che «…La realizzazione dell'opera pubblica sul fondo illegittimamente occupato è in sé un mero fatto, non in grado di assurgere a titolo dell'acquisto, come tale inidoneo a determinare il trasferimento della proprietà, per cui solo il formale atto di acquisizione dell'amministrazione può essere in grado di limitare il diritto alla restituzione, non potendo rinvenirsi atti estintivi (rinunziativi o abdicativi, che dir si voglia) della proprietà in altri comportamenti, fatti o contegni. Ne discende che, tranne che l’amministrazione intenda comunque acquisire il bene seguendo i sistemi che di seguito saranno evidenziati, è suo obbligo primario procedere alla restituzione della proprietà illegittimamente detenuta (…) l’amministrazione può legittimamente apprendere il bene facendo uso unicamente dei due strumenti tipici, ossia il contratto, tramite l’acquisizione del consenso della controparte, o il provvedimento, e quindi anche in assenza di consenso ma tramite la riedizione del procedimento espropriativo con le sue garanzie…» (sentenza 4970/2011).Pur avendo quindi il ricorrente chiesto, in sede di risarcimento per equivalente, la corresponsione del valore venale dell’immobile sul presupposto del suo passaggio nella proprietà dell’Amministrazione, ai fini dell’acquisto della proprietà del bene da parte dell’ente espropriante, è invece necessaria un’ulteriore attività della Amministrazione che potrebbe esplicarsi, sussistendone i presupposti, nell’utilizzo dello strumento di cui all’art. 42-bis del d. P. R. 8 giugno 2011, n. 327 (TAR Campania – Salerno, Sez. II, 7 novembre 2011, n. 1763), o nella conclusione di un accordo fra le parti teso al trasferimento della proprietà, essendo comunque obbligo dell’Amministrazione porre fine all'occupazione senza titolo (TAR Sicilia – Catania, Sez. III, 10 febbraio 2011, n. 290).Conseguentemente, perché possa essere soddisfatto l’interesse primario della parte lesa, volto alla restituzione o al risarcimento per equivalente del valore dell’immobile, sempre salva la possibilità per le parti di concludere un accordo teso al trasferimento della proprietà, deve imporsi all’Amministrazione di rinnovare, nel termine di giorni novanta dalla notificazione, a cura di parte, della presente sentenza (ovvero, se anteriore, dalla sua comunicazione in via amministrativa), la valutazione di attualità e prevalenza dell’interesse pubblico all’eventuale acquisizione del fondo per cui è causa, adottando, all’esito, un provvedimento con cui lo stesso sia, alternativamente:A) acquisito non retroattivamente al patrimonio indisponibile comunale;B) restituito in tutto od in parte al legittimo proprietario, previo ripristino dello stato di fatto, esistente al momento dell’apprensione, e tanto nel termine di giorni novanta, di cui sopra.»

Sintesi: In ipotesi di occupazione illegittima ed irreversibile trasformazione del terreno, accoglibile è la domanda di risarcimento del danno formulata dal proprietario in luogo della restituzione del bene; è rimessa alla valutazione dell'Ente occupante la scelta tra la stipulazione di un contratto e l’emissione di un decreto, ai sensi dell’art. 42 bis del DPR 327/01.

Estratto: «Nel merito il ricorso merita accoglimento nella parte in cui è dire... [Omissis - La versione integrale è presente nel prodotto - Omissis] ...a alla Procura generale presso la Corte dei Conti della Regione Lombardia.»

PATOLOGIA --> ACQUISIZIONE SANANTE --> ART. 42 BIS DPR 327/2001 --> RIPARAZIONE PER EQUIVALENTE O IN FORMA SPECIFICA --> RIPARAZIONE PER EQUIVALENTE --> CONDIZIONI --> PROVVEDIMENTO ACQUISITIVO --> DISCREZIONALITÀ --> COMPORTAMENTO CONCLUDENTE

Sintesi: Qualora la parte privata abbia manifestato la propria disponibilità a dismettere la proprietà illegittimamente occupata, rinunciando alla richiesta di restituito in integrum, e sia evidente la volontà dell’Amministrazione non solo di conservare il possesso, ma anche di acquisire la proprietà dell’opera pubblica realizzata con l’irreversibile trasformazione dell’immobile, sussiste l'obbligo da parte dell'Amministrazione di adottare il provvedimento acquisitivo ex art. 42 bis TU.

Estratto: «3. Può adesso procedersi all’esame dell’istanza ris... [Omissis - La versione integrale è presente nel prodotto - Omissis] ... senso analogo di recente Consiglio di Stato, V, 28 gennaio 2011, n. 676).»

Il presente articolo è un'aggregazione di sintesi di pronunce giudiziali estratte da un nostro codice o repertorio, nel quale le sintesi qui visibili sono associate agli estremi e agli estratti originali delle pronunce a cui si riferiscono (vedasi il sampler del prodotto). Possono essere presenti sintesi ripetitive o similari, derivanti da pronunce di contenuto ripetitivo o similare.