AMBIENTE PAESAGGIO

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La concessione d’uso di una superficie per l’attività di gestione di cave o miniere

Le cave, intese come possibilità di sfruttamento del terreno in quanto inserite all’interno di un apposito Piano Cave, vanno date in affidamento a terzi attraverso l’istituto della concessione e non già dell’affitto.

Art. 181 d. Lgs. 42/2004 e art. 734 del codice penale: reati di abuso paesaggistico

Il reato formale e di pericolo previsto dal D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, art. 181, si perfeziona mediante l'esecuzione di interventi (anche non edilizi) potenzialmente idonei ad arrecare nocumento alle zone vincolate in assenza della preventiva autorizzazione e senza che sia necessario l'accertamento dell'intervenuta alterazione, danneggiamento o deturpamento del paesaggio, in quanto per la sua configurabilità, è sufficiente che l'agente faccia del bene protetto dal vincolo un us ...

Le concessioni di sorgenti di acqua minerale e per lo sfruttamento delle acque termali

La concessione delle sorgenti di acqua minerale si configura come concessione di beni, e non come concessione di servizi, ogni qual volta venga in rilievo la tutela e la valorizzazione del bene e non la prestazione di un servizio all’utenza

L’autorizzazione amministrativa alla coltivazione di una cava

L’attività di coltivazione di cava, anche da parte del proprietario del suolo, non è attività imprenditoriale libera, ma "amministrata" per la quale è possibile porre prescrizioni anche a tutela di altri interessi pubblici (ambiente, paesaggio, ecc.), come ad es. il divieto di vendita del materiale tout-venant.

Giurisdizione sulle controversie relative alle concessioni di attività minerarie

La controversia avente ad oggetto il pagamento del contributo per l'attività estrattiva rientra nella giurisdizione del G.O. e non del giudice tributario.

Pianificazione regionale e comunale delle attività estrattive

L'attività estrattiva ben può essere regolata dagli strumenti urbanistici in relazione ai profili paesistici e ambientali: pertanto, è legittima la previsione del piano regolatore che vieta l'apertura di nuove cave in una determinata zona.

Piani Regionali delle Attività Estrattive

Il PRAE quale atto di programmazione settoriale, è espressione del potere amministrativo di pianificazione ed ha come funzione principale quella della localizzazione territoriale delle attività e di fissazione dei relativi criteri di sfruttamento attraverso il contemperamento di tutti gli interessi, pubblici e privati, coinvolti a vario titolo nell’attività di coltivazione della cava. Pertanto contro di esso non possa essere promosso alcun sindacato di legittimità costituzionale.

La valutazione di impatto ambientale nell'ambito dell'esercizio di attività estrattive

Un'analisi dell'impatto ambientale connesso alla dismissione delle opere e degli impianti destinati alla attività di coltivazione mineraria non può ritenersi esigibile nello studio di impatto ambientale prodotto ai fini della v.i.a. necessaria per la concessione di coltivazione mineraria, dato il lungo lasso di tempo intercorrente tra v.i.a. e conclusione dell'attività estrattiva e la possibilità che si rendano disponibili tecniche più efficaci dal punto di vista ambientale.

La determinazione del contributo dovuto dal privato che esercita attività estrattive

Il contributo per l'attività estrattiva non ha natura tributaria, ma si configura come una somma avente specifica natura indennitaria del pregiudizio subito dalle collettività in conseguenza della gestione delle cave, al quale corrisponde uno specifico onere dei comuni che le rappresentano di ripristinare le condizioni ambientali e territoriali pregiudicate dall'attività di estrazione.

L'indennità spettante all'affittuario per i miglioramenti apportati al fondo ai sensi dell'art. 17, comma 2, L. 203/1982

Il diritto all'indennizzo per le migliorie non sorge con la mera esecuzione di esse ma per effetto della espressa previsione tra le parti prima della loro esecuzione o a seguito della espressa e formale autorizzazione rilasciata dall'Ispettorato provinciale dell'agricoltura.

Necessità di un corrispettivo nel contratto di affitto di fondo rustico

In tema di rapporti agrari, uno degli elementi essenziali del contratto di affitto di fondo rustico è il corrispettivo, in danaro o in utilità di altra natura. Esso deve risultare periodico, certo o almeno determinabile, di norma correlato al valore di godimento del bene per realizzare una tendenziale equivalenza tra le due prestazioni, ed avere carattere anche di obbligatorietà, in quanto deve trovare causa nell'adempimento di un obbligo dell'affittuario e fonte nel contratto di affitto

Riparto di competenza in materia di controversie agrarie

In relazione a un contratto di affitto di fondo rustico, se sia intervenuta una transazione, la competenza del giudice ordinario è configurabile solo nell'ipotesi in cui, essendo fuori discussione la validità di tale contratto, le parti controvertono sulla sua esecuzione od a questioni connesse; ove, invece, venga in discussione la perdurante esistenza e validità del rapporto agrario o la stessa validità della transazione la competenza appartiene alla sezione specializzata agraria.

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