ESPROPRIAZIONE PER P U

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La «rimessione in pristino» ovvero l'adeguamento della situazione di fatto a quella di diritto

In assenza di un provvedimento per l’acquisizione ai sensi dell’art. 42 bis, d.p.r. 327/2001 o di un contratto di compravendita, il soggetto espropriante è obbligato a restituire i fondi illegittimamente occupati, previa remissione in pristino con distruzione dell’opera realizzata, a semplice richiesta dei proprietari.

Natura giuridica e portata della restitutio in integrum

Per quanto attiene all’obbligazione restitutoria, risulta irrilevante l’eccezione di prescrizione, avuto riguardo all’imprescrittibilità del diritto di proprietà, salva l’ipotesi dell’eventuale maturarsi dell’usucapione.

Il risarcimento del danno da occupazione illecita del fondo

La tutela risarcitoria serve ad assicurare al danneggiato la restituito in integrum del suo patrimonio e quindi a garantire l’eliminazione delle conseguenze pregiudizievoli dell’attività illecita ascritta al soggetto responsabile, venendo la riparazione delle conseguenze dannose garantita a mezzo del modello di tutela del risarcimento per equivalente.

Risarcimento per occupazione sine titulo: il danno alla proprietà residua

Per i principi generali in materia di risarcimento del danno, in ipotesi in cui, con l'acquisizione di terreno materialmente trasformato in modo irreversibile durante l'occupazione, di determini un'ulteriore perdita per la proprietà connessa all'inutilizzabilità di fatto dei terreni residui, anche il controvalore di questi è da attribuire, come danno emergente conseguente all'illecita condotta.

Risarcimento del danno per occupazione illegittima di aree non edificabili

Non può applicarsi il criterio del VAM all'incompatibile fattispecie di risarcimento di un danno da fattispecie illecita (nella quale l'ablazione si registra per il noto effetto di "abbandono" a parte actoris), facendo ricorso al parametro di cui alla L. n. 865 del 1971, art. 16 dichiarato incostituzionale da C.C. 181/2011. Tale valore va determinato alla stregua del valore venale pieno di cui alla L. n. 2359 del 1865, art. 39.

Liquidazione del danno da occupazione illegittima di suoli inedificabili ex lege

In merito alla asserita possibilità di uno sfruttamento aggiuntivo e diverso da quello agricolo, non possono essere considerate ai fini risarcitori utilizzazioni potenziali o teoriche dei terreni, comunque inibite dalla disciplina urbanistica in vigore.

Risarcimento del danno da occupazione illegittima di aree edificate

Deve reputarsi corretto ai fini della liquidazione del risarcimento del danno relativo a fabbricati, il calcolo delle superfici utili ai sensi del D.P.R. 138/98.

Vizi amministrativi della procedura di esproprio per p.u.

Il criterio di economicità porta ad escludere l’impegno degli uffici dell’ Amministrazione, con i connessi costi ed impiego di personale, per attività prive di immediato utile e per le quali non vi è neanche certezza che de futuro sussistano i mezzi finanziari per il loro perseguimento.

L'asservimento abusivo del fondo privato

La giurisprudenza di legittimità è consolidata nell'escludere in radice l'istituto dell'occupazione acquisitiva in tutte le ipotesi di costituzione di una servitù di fatto in quanto la stessa, quale che ne sia la funzione, postula la coesistenza su di un medesimo oggetto, di un diritto di proprietà limitata in capo ad un soggetto e di un diritto reale che limita il primo in capo ad un soggetto diverso.

I vizi dell'azione amministrativa: il decreto di esproprio tardivo

Il decreto di esproprio, ove emesso dopo la scadenza del termine finale per il completamento della procedura espropriativa, deve essere dichiarato tardivo e “tamquam non esset”.

Vizi ed irregolarità del decreto di esproprio

E' invalido il decreto di espropriazione adottato tardivamente (oltre la scadenza dei termini ) e senza comunicare agli interessati l'avvio del relativo procedimento.

Espropriazione per pubblica utilità e cause di nullità del procedimento

Il difetto assoluto di attribuzioni è configurabile nei casi in cui un atto non può essere radicalmente emanato da una autorità amministrativa, che non ha alcun potere nel settore, neppure condividendone la titolarità con un’altra amministrazione (risultando altrimenti un vizio di incompetenza relativa).

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