ESPROPRIAZIONE PER P U

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Origine del problema delle occupazioni illegittime

Il codice civile offre un ampio ventaglio di tutele al proprietario-possessore del suolo, che ha l’unico onere di doversi attivare tempestivamente, per non incorrere nelle decadenze fissate dal codice civile. Alla base di questa scelta si può senz’altro intravedere la tradizionale elevata considerazione del possesso e della proprietà fondiaria, ma soprattutto la precisa consapevolezza che l’occupazione abusiva costituisce un atto illecito e che come tale va sanzionato.

Le occupazioni illegittime nel regime anteriore al testo unico

Le conseguenze giuridiche di tali occupazioni, quindi, erano il frutto di un’intensa opera di creazione giurisprudenziale, alla quale il legislatore e la Corte costituzionale avevano dato un contributo tutto sommato marginale. Vera protagonista nell’elaborazione dell’istituto era stata infatti la Corte di cassazione, alla quale l’occupazione acquisitiva deve le proprie origini e la propria affermazione.

Occupazioni illegittime e testo unico espropri

Al di là delle intenzioni del legislatore - encomiabili almeno in un’ottica di certezza - l’art. 43 mostrava ben presto notevoli profili tecnici ampiamente discutibili e per tutto il periodo in cui rimaneva in vigore sollevava perplessità, metteva in difficoltà la giurisprudenza ed attirava critiche dottrinali .

Le occupazioni illegittime davanti a Corte EDU e Corte costituzionale

il diritto di proprietà ed il potere di espropriare sono espressamente riconosciuti e bilanciati da fonti costituzionali e sovranazionali. Tra queste ultime viene soprattutto in rilievo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950.

Le occupazioni illegittime nel regime dell’interregno tra art. 43 e art. 42-bis

All’indomani del deposito della sentenza n. 293/2010 della Corte costituzionale, parte della dottrina riteneva già imminente la reintroduzione di una norma sostanzialmente identica a quella censurata, ma ovviamente immune dai riscontrati vizi formali .

Le occupazioni illegittime nel regime dell’art. 42-bis d.P.R. 327/2001

La vigente soluzione al problema delle occupazioni legittime è una soluzione di stampo legislativo, analogamente a quanto accadeva nel regime dell’art. 43 ed in contrapposizione con l’espropriazione sostanziale e con l’interregno di cui si è appena dato conto. Tale soluzione fa perno su un’unica disposizione, entrata in vigore il 6 luglio 2011 e lasciata immutata sia dalla legge di conversione del decreto-legge che l’ha introdotta

Articolo 42-bis dPR 327/2001: l’utilizzazione di un bene immobile per scopi di interesse pubblico

La prima condizione di acquisizione prescritta dall’art. 42-bis è data dall’utilizzazione di un bene immobile per scopi di interesse pubblico . Si tratta in realtà di un requisito complesso, perché è scomponibile in un profilo oggettivo, uno comportamentale ed uno soggettivo, rispettivamente costituiti dal bene immobile, dall’utilizzo e dall’autorità utilizzatrice.

Articolo 42-bis t.u.e.: La patologia dell'espropriazione per pubblica utilità

Il presupposto di fondo dell’acquisizione coattiva sanante è costituito dall’avvenuta degenerazione dell’attività amministrativa finalizzata alla legittima acquisizione del bene. Ciò trova espressa conferma nell’art. 42-bis: da un lato, infatti, dalla rubrica dell’art. 42-bis si ricava che l’utilizzazione deve essere «senza titolo» ; dall’altro, il bene deve essere stato modificato «in assenza di un valido ed efficace provvedimento di esproprio o dichiarativo della pubblica utilità» .

La retroattività dell’art. 42-bis

Delineati i tratti fondamentali delle varie forme di occupazione illegittima presupposte dall’art. 42-bis, si ritiene opportuno osservare che esse possono essere intervenute in qualsiasi tempo, dal momento che la disposizione si dichiara espressamente retroattiva , come già attestato dalla primissima giurisprudenza formatasi sull’art. 42-bis .

Articolo 42-bis dPR 327/2001: l'avvenuta modifica del bene

L’utilizzo di un bene immobile per scopo di pubblico interesse non basta per consentire alla p.a. di adottare il provvedimento di acquisizione ex art. 42-bis. Il comma 1 della nuova disposizione, infatti, richiede espressamente che tale bene, in assenza di un di un valido ed efficace provvedimento di esproprio o dichiarativo della pubblica utilità, sia stato «modificato» .

Articolo 42-bis dPR 327/2001: la valutazione degli interessi in conflitto

La regola si pone in linea di continuità con l’art. 43, nel vigore del quale la giurisprudenza includeva appunto la «valutazione-contemperazione degli interessi in conflitto» tra le condizioni di legittimità del provvedimento acquisitivo. Ciò permette di affermare che l’atto di acquisizione coattiva sanante è un tipico provvedimento discrezionale, com’era pacifico nel vigore dell’art. 43 ed è stato già attestato dalla dottrina formatasi sull’art. 42-bis .

Le ragionevoli alternative all’acquisizione coattiva sanante

In teoria, le alternative all’adozione del provvedimento di acquisizione possono essere intese in due sensi: o come alternative al ricorso allo strumento dell’acquisizione coattiva sanante, o come alternative a quella specifica localizzazione.

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