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Indennità di espropriazione nella finanziaria 2008: conclusioni

È necessario che le varie questioni siano risolte in breve, soprattutto tenendo presente la giurisprudenza CEDU, che ci vorrebbe tenere agganciati ad una normalità europea, dove pienezza e ragionevole rapidità dell’indennizzo costituiscono appunto la prassi normale dei paesi più avanzati. Quanto alla ragionevole rapidità dell’indennizzo, in particolare, non si può non rilevare come, tra le prime sentenze emesse a seguito della finanziaria 2008 non sono rari i casi di contenziosi ultra ventennali

La riforma del sistema indennitario italiano con lo sguardo rivolto a Strasburgo

Il legislatore nazionale, sempre più consapevole della forza politica e giuridica delle condanne emesse dalla CEDU, ha compreso la portata di quel diritto di matrice sovranazionale e ha imboccato la via di un adeguamento del sistema interno alle indicazioni che possono trarsi dalle condanne di Strasburgo. Si assiste infatti ad interventi normativi rivolti a riconoscere il carattere primario della Convenzione europea, capace di operare a prescindere dal controllo di costituzionalità delle leggi

La riforma del sistema indennitario italiano e le reazioni di Strasburgo: i rapporti tra le corti

Un sano componimento delle diverse istanze può e deve realizzarsi attraverso il canone dell’interpretazione conforme. Il che impone di valorizzare, piuttosto che sminuire, i punti di sintonia fra i sistemi e così fornire attraverso questi una lettura concorde dei punti distonici, senza prediligere la tesi gerarchica fra sistemi sistemi ma piuttosto imbracciando la più convincente e persuasiva “arma” della meditata e persuasiva comprensione dei sistemi, dei tratti e delle linee evolutive comuni

La riforma del sistema indennitario italiano e le reazioni di Strasburgo: regime transitorio ed indennizzo espropriativo

Non meno agevole risulterà il ruolo del giudice nell’esaminare la compatibilità del regime transitorio introdotto dal legislatore del 2007 per l’indennità di esproprio, visto che si applica a tutti i procedimenti espropriativi in corso, salvo che la determinazione dell'indennita' sia stata condivisa, ovvero accettata, o sia comunque divenuta irrevocabile. È in un contesto ricco di zone grigie che si inserisce l'ennesima condanna della CEDU all'Italia in merito all'indennità di espropriazione

Indennità di occupazione temporanea per un'area urbana

Il contributo è volto alla stima dell'indennità di occupazione temporanea per un’area urbana che comprende differenti destinazioni urbanistiche. Su queste è condotta attenta disamina per una corretta identificazione del corrispondente regime vincolistico, fondamentale per l’inquadramento dei suoli in seno all’alternativa dicotomica proposta dall’art. 5 bis L.359/92. Il percorso delineato è permeato dai principi disciplinari dell’Estimo nonché suffragato dal ricorso a dati mercantili verificabili

Occupazione temporanea di un'area urbana: calcolo dell'indennità

La stima dell’indennità d'occupazione di aree edificabili deve essere svolta sul principio estimativo che la commisura ai redditi non percepiti dal proprietario del bene. In mancanza di riferimenti concreti, la giurisprudenza prescrive il criterio degli interessi legali: l’indennità per l’occupazione protrattasi n anni è pari al prodotto tra l’interesse legale annuo al tempo dell'occupazione e l'indennità d'esproprio da attribuire al proprietario dei beni se questi fossero ablati definitivamente

Risarcimento del danno da occupazione illegittima: valore integrale del fondo e tassazione degli importi

Il contribuente può scegliere tra una ritenuta secca del 20% operata sull'intera somma erogata, e la tassazione ordinaria che determina l’ammontare dell’imposta tenendo conto della sola plusvalenza e delle altre componenti reddituali. La facoltà di scelta è lasciata al contribuente. Se questi non chiede di optare per la tassazione ordinaria, la tassazione secca realizzerà un prelievo fiscale inferiore a quello che risulterebbe rispettando il principio della tassazione sulla capacità contributiva

L'art.32 T.U. D.P.R.327/2001: lo ius tollendi

L’articolo 32 secondo comma del TU DPR 327/2001stabilisce che il valore del bene è determinato senza tenere conto delle costruzioni, delle piantagioni e delle migliorie, qualora risulti, avuto riguardo al tempo in cui furono fatte e ad altre circostanze, che esse siano state realizzate per conseguire una maggiore indennità. Si considerano tali le costruzioni, le piantagioni e le migliorie che siano state intraprese sui fondi soggetti ad esproprio dopo la comunicazione dell’avvio del procedimento

L'art.32 T.U. D.P.R.327/2001: i soprassuoli

I soprassuoli possono essere definiti come ciò che è presente sulla superficie del fondo. Essi possono esservi incorporati stabilmente, non stabilmente oppure esservi appoggiati e avere carattere più o meno durevole. Soprassuoli come costruzioni, piantagioni e ghiaia sono suscettibili di incidere nella stima, a meno che non sia loro attribuita una finalità opportunistica. La giurisprudenza appare, tuttavia, piuttosto variegata sulla conciliabilità dell’art.43 con i "nuovi" criteri indennitari

Funzione sociale, interventi di riforma economico sociale e indennizzo nelle espropriazioni

Si è sottolineato che la sentenza della Corte Costituzionale 348/2007 lasciava margine per stabilire un abbattimento dei prezzi perché livelli troppo elevati di spesa per l’espropriazione di aree edificabili destinate a fini di pubblico interesse, potrebbero pregiudicare la tutela effettiva di diritti fondamentali previsti dalla Costituzione e potrebbero essere il freno eccessivo alla realizzazione delle infrastrutture necessarie per un più efficiente esercizio dell'iniziativa economica privata

I diritti del proprietario espropriato dopo le sentenze n.348 e 349 della Corte Costituzionale

L’articolo 5 bis D.L.333/1992 in tema di indennità e risarcimento d'espropriazione è stata denunciata negli anni '90 alla CEDU come contrastante con la tutela del diritto di proprietà e con la tutela del diritto all’equo processo. La Corte di Strasburgo, con due sentenze, aveva condiviso le tesi dei ricorrenti e condannato l’Italia al risarcimento del danno ulteriore rispetto a quello che era stato liquidato, a carico degli esproprianti, dai giudici italiani. La questione approda in Cassazione

Illegittimità dell'art.5 bis D.L.333/1992: verso le sentenze n.348 e 349 della Corte Costituzionale

Il legislatore non ha il dovere di commisurare integralmente l’indennità di espropriazione al valore di mercato del bene ablato. L’art. 42 Costituzione prescrive alla legge di riconoscere e garantire il diritto di proprietà, ma ne mette in risalto la funzione sociale. Livelli troppo elevati di spesa per l’espropriazione di aree edificabili destinate ad essere utilizzate per fini di pubblico interesse potrebbero pregiudicare la tutela effettiva di diritti fondamentali previsti dalla Costituzione

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