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I diritti del proprietario espropriato dopo le sentenze n.348 e 349 della Corte Costituzionale

L’articolo 5 bis D.L.333/1992 in tema di indennità e risarcimento d'espropriazione è stata denunciata negli anni '90 alla CEDU come contrastante con la tutela del diritto di proprietà e con la tutela del diritto all’equo processo. La Corte di Strasburgo, con due sentenze, aveva condiviso le tesi dei ricorrenti e condannato l’Italia al risarcimento del danno ulteriore rispetto a quello che era stato liquidato, a carico degli esproprianti, dai giudici italiani. La questione approda in Cassazione

Illegittimità dell'art.5 bis D.L.333/1992: verso le sentenze n.348 e 349 della Corte Costituzionale

Il legislatore non ha il dovere di commisurare integralmente l’indennità di espropriazione al valore di mercato del bene ablato. L’art. 42 Costituzione prescrive alla legge di riconoscere e garantire il diritto di proprietà, ma ne mette in risalto la funzione sociale. Livelli troppo elevati di spesa per l’espropriazione di aree edificabili destinate ad essere utilizzate per fini di pubblico interesse potrebbero pregiudicare la tutela effettiva di diritti fondamentali previsti dalla Costituzione

Art. 5 bis DL 333/1992:criteri applicabili dopo le dichiarazioni d’incostituzionalità

I precedenti più recenti in tema di ius superveniens nella regolamentazione dell’indennità espropriativa e della misura del risarcimento da occupazione illegittima, hanno riguardato la positiva apposizione di una nuova disciplina, che anche in virtù della previsione di applicabilità, alle cause in corso, dei nuovi criteri, ha consentito di risolvere le questioni con riferimento al concetto di pendenza o esaurimento del rapporto, e, in ultima analisi, al giudicato e alla sua estensione oggettiva

L'incostituzionalità dell'art. 5-bis e la sentenza 348: regime transitorio

La Corte Costituzionale, con la sentenza n.348 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme dell’art.5 bis, commi 1 e 2, del DL 333/92 convertito con modificazioni in legge n. 359/92, nonché nell’art. 37 del DPR n.327/2001 e s.m.i.. In particolare, la pronuncia della Consulta va ad incidere sul criterio di calcolo dell'indennità di esproprio per le aree edificabili fino ad oggi attestatosi, come riconosce la stessa stessa Corte, tra il 50 e 30 per cento del valore di mercato del bene

La sentenza della Corte Costituzionale sull'art.5 bis DL 359/1992: quale indennità?

La sentenza della Corte Costituzionale n. 348 sulla quantificazione dell’indennità di espropriazione interviene dopo la sistematica condanna dello Stato italiano per violazione dell'art. 1 del primo Protocollo addizionale alla CEDU. Sia il ragionevole legame richiesto dalla Corte Europea che il serio ristoro richiesto dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale, escludono che una indennità possa essere svincolata dal necessario parametro di riferimento costituito dal valore venale del bene

Indennità espropriativa e valore venale: un rapporto nuovo tra pubblica amministrazione ed espropriati

La scelta del valore venale integrale quale criterio di stima dell'indennità espropriativa appare un'ottima scelta. Innanzitutto il valore venale è la strada maestra per dare piena attuazione alla convenzione europea dei diritti dell’uomo nella interpretazione del giudice di Strasburgo, evitando l’inaccettabile rinfocolarsi di un conflitto di sistema tra il nostro ordinamento e la giurisprudenza della CEDU. In secondo luogo, sul piano pratico, non ci sarà alcun sfracello delle finanze pubbliche

Il nuovo art.37 del DPR 327/2001: maggiorazioni e regime transitorio

La maggiorazione del 10% del valore venale in caso di accettazione si inserisce nell'orientamento giurisprudenziale dell'art.44 TU, che apre la strada al ristoro di “ogni perdita di utilità economica”, dunque al di là del mero valore di mercato del bene. Tale maggiorazione non è altro che un meccanismo premiante e un mero incentivo che non c’entra nulla con il valore del bene introdotto nella convinzione che una conclusione anticipata della procedura conduca a ingenti risparmi di denaro pubblico

L'art.37 bis della Legge Finanziaria: nuovi criteri di determinazione dell'indennità di espropriazione

Il Governo ha ritenuto di dovere diversificare i criteri di determinazione dell’indennità di esproprio per le aree edificabili, a seconda che ci si trovi in presenza di quello che è stato definito un esproprio isolato ovvero un'espropriazione finalizzata ad attuare interventi di riforma economica-sociale. In secondo luogo il Governo ha ritenuto, con riferimento agli espropri isolati, di dovere identificare l’indennizzo espropriativo con il valore venale ovvero il valore dell'area edificabile

L'art.37 D.P.R.327/2001sulla determinazione dell'indennità di espropriazione per le aree edificabili

Con l’art.37-bis del disegno di legge finanziaria 2008, vengono introdotte nuove disposizioni nel TU Espropri, a seguito delle sentenze n.348 e 349 della Corte Costituzionale. Il testo prevede che l'indennità di espropriazione corrisponda al valore venale del bene, quando finalizzata a riforme economico-sociali, e che nei casi in cui sia stato già concluso l’accordo di cessione e questo risulti inferiore agli otto decimi di quella determinata in via definitiva, l’indennità sia aumentata del 10%

Brevi riflessioni sull'art.37 bis disegno di legge finanziaria 2008

Con una proposta di emendamento al disegno di legge finanziaria 2008, art. 37 bis, il Governo interviene in materia di indennità di espropriazione, riformulando i primi due commi dell’art. 37 TU; intervento dovuto dopo le sentenze della Corte Costituzionale. Per le aree edificabili è introdotto il criterio del valore venale, attuando, almeno nell’intenzione dell’emendamento proposto, i principi del ragionevole legame richiesto dalla CEDU e del serio ristoro richiesto dalla Corte Costituzionale

Il valore venale come parametro indennitario

I pilastri del diritto naturale che stanno a fondamento dell’espropriazione per pubblica utilità sono la iusta causa e il iustum pretium. In effetti il giusto prezzo o equo indennizzo è proclamato negli ordinamenti civili di ogni tempo e di ogni latitudine. In Italia è contemplato all’art. 834 cc. Ma come si quantifica? Il criterio plurisecolare e universale di quantificazione del giusto prezzo è stato ed è rappresentato dal valore venale, non di rado soggetto a meccanismi correttivi al rialzo.

L’articolo 5 bis del DL 333/1992: il 24% del valore venale

Nella memoria degli italiani non vi è un solo momento in cui si sia sentito parlare di finanze pubbliche sane. Nel 1992 la situazione era più drammatica del solito, perché a una congiuntura di particolare crisi economica si sommò l'indilazionabile necessità di rispettare rigorosi parametri di bilancio assunti in sede di adesione al trattato sull'UE. In questo eccezionale contesto interno e internazionale si decise di abbattere l’indennità di esproprio per contribuire a ridurre la spesa pubblica.

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