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Contraddittorio prima dell'occupazione per pubblica utilità: necessario o non necessario?

Per attuare il criterio orientativo del giusto procedimento, la partecipazione dell’interessato al procedimento amministrativo costituisce un principio generale del nostro ordinamento giuridico che sussiste nella P.A. anche nel caso di occupazione di urgenza, al fine di consentire all’interessato una partecipazione che gli permetta di far constatare circostanze ed elementi idonei ad un’esatta valutazione sulla rilevanza del procedimento restrittivo.

Caducazione del decreto di occupazione a seguito dell'annullamento della pubblica utilità

L’annullamento o la declaratoria di inefficacia della dichiarazione di pubblica utilità produce un automatico effetto caducante sugli atti successivi e, tra essi, sul provvedimento che ha autorizzato l’occupazione d’urgenza che, pertanto, non necessita di rituale impugnazione.

L'ordinanza di occupazione d'urgenza è di per sé motivata dal richiamo alla dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori

L'ordinanza di occupazione d'urgenza riguarda una fase puramente attuativa di quella riguardante la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori, con la conseguenza che è sufficiente la motivazione dell'ordinanza di occupazione che si limiti a richiamare espressamente tale dichiarazione, costituente l'unico presupposto della stessa, e che consenta di rilevare l'urgenza della realizzazione delle opere previste nella dichiarazione di pubblica utilità.

La scadenza del finanziamento dell'opera pubblica giustifica il ricorso alla procedura di occupazione d'urgenza ex art. 22 bis DPR 327/2001

Il rischio di perdere il finanziamento costituisce una ragione sufficiente per emanare il provvedimento di occupazione d’urgenza ex art. 22 bis DPR n. 327/2001.

La concessione cimiteriale: natura, procedimento e durata

Alla stregua di ogni bene demaniale, anche le aree cimiteriali potranno essere oggetto di un diritto di concessione a favore di soggetti privati. La c.d. concessione cimiteriale è pertanto il provvedimento amministrativo tipico con cui la Pubblica Amministrazione (id est, il Comune) riconosce un diritto di uso dell’area cimiteriale in favore di un privato.

Revoca e decadenza della concessione di demanio cimiteriale

La concessione cimiteriale può essere revocata «ex lege» secondo quanto stabilito dall’art. 92, secondo comma d.P.R. n. 285/1990: quando siano trascorsi 50 anni dalla tumulazione dell’ultima salma, ove si verifichi una grave situazione di insufficienza del cimitero rispetto al fabbisogno del comune e non sia possibile provvedere tempestivamente all’ampliamento o alla costruzione di nuovo cimitero.

La trasmissibilità della concessione cimiteriale «inter vivos» o «mortis causa»

La cessione tra privati – mediante qualsivoglia trasferimento, inter vivos o mortis causa – del diritto derivante da una concessione cimiteriale non può avere luogo se non con l’autorizzazione dell’amministrazione concedente, che può essere rilasciata soltanto previa istanza del soggetto interessato.

Classificazioni del diritto al sepolcro: familiare o gentilizio ed ereditario

Il diritto primario al sepolcro (lo ius sepulchri vero e proprio) si compone delle due fattispecie del sepolcro ereditario e del sepolcro gentilizio, cui afferisce il diritto sul sepolcro in senso stretto. A questi due, a livello accessorio, si aggiunge il diritto secondario di accedere fisicamente al manufatto e di opporsi a qualsivoglia atto di oltraggio (diritto secondario al sepolcro).

Gestione del demanio cimiteriale: il piano regolatore comunale e la fascia di rispetto

Il codice civile del 1942 ha introdotto una conformazione generale delle aree cimiteriali, e quindi dei relativi diritti, come sottratti alla disponibilità dei privati e oggetto invece di concessioni amministrative da parte dell’ente titolare, ovvero del Comune.

Il decreto di occupazione ex art. 71 L. 2359/1865

Nel vigente ordinamento non convivono affatto due diverse tipologie di occupazione d'urgenza, l'una disciplinata dalla L. n. 865 del 1971, art. 20 e l'altra dalla L. n. 1 del 1978, art. 3, ma ne esiste una soltanto: quella preordinata all'espropriazione introdotta dalla L. n. 2359 del 1865, artt. 71 e 72 e regolata quanto alla sequenza procedimentale nelle espropriazioni soggette alla L. n. 865 del 1971, dalla normativa dell'art. 20.

Conseguenze dell'occupazione temporanea, preordinata all'espropriazione di un immobile privato

Il provvedimento di occupazione temporanea attribuisce immediatamente alla P.A. il diritto di disporne allo scopo di accelerare la realizzazione dell'opera pubblica per la quale è stato emanato ed incide in misura corrispondente sui poteri dominicali del titolare del bene, privandolo (temporaneamente) in tutto o in parte delle facoltà di godimento e di disposizione.

L'occupazione temporanea non preordinata all'esproprio

E’ nella fase iniziale del procedimento che l'espropriante, con la redazione del piano particellare degli immobili da espropriare, opera la distinzione dei beni in esso inseriti rispetto a quelli che anche nel prosieguo della realizzazione dell'opera potranno risultare necessari per la corretta esecuzione dei lavori previsti e perciò costituire oggetto di occupazione temporanea ex art. 49 DPR 327/2001, destinati a restare estranei all'esproprio.

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