La cessione volontaria è un negozio bilaterale concluso tra proprietario del bene immobile e beneficiario dell’espropriazione, avente causa tipica nella realizzazione del procedimento espropriativo mediante una forma alternativa al decreto di esproprio e la forma di uno strumento privatistico [1].
La dottrina si è divisa sulla natura giuridica della cessione volontaria, tra la posizione secondo cui essa costituisce un contratto ad oggetto pubblico (sostitutivo del decreto di esproprio) ai sensi della legge n. 241/1990 e l’opposta impostazione secondo cui si tratta di un contratto di diritto privato, governato quindi dal codice civile.
I sostenitori di questa seconda opzione osservavano che l’accordo godeva di autonomia rispetto agli altri at...
_OMISSIS_ ...ia della Pubblica Amministrazione.
Anche il dato letterale delle norma veniva portato ad argomentazione, sottolineando che l’articolo 45 del Testo Unico parla di corrispettivo e indica l’Amministrazione come acquirente.
Tuttavia, una serie di considerazioni depongono a favore della prima soluzione [2]. Innanzitutto, si deve considerare che si tratta di un atto che si inserisce in un procedimento amministrativo, come tale autoritativo e ad iniziativa pubblica d’ufficio, dato che il promotore dell’espropriazione in genere è un soggetto pubblico o un soggetto privato che agisce per conto di un soggetto pubblico, oppure ancora un soggetto privato che agisce per la realizzazione di un’opera di pubblica utilità, ma in ogni caso per la ...
_OMISSIS_ ...i e cioè il corrispettivo, posto che devono essere applicati i criteri di determinazione dell’indennità previsti dalla legge e dai quali non è possibile discostarsi: il prezzo quindi non deriva da una libera contrattazione, bensì da criteri legali che la giurisprudenza considera imperativi [3]. Ai sensi dell’art. 45 del Testo Unico, poi, la cessione produce i medesimi effetti del decreto di esproprio, vale a dire l’automatica estinzione di tutti i diritti gravanti sul bene immobile incompatibili con i fini a cui l’espropriazione è preordinata.
L’articolo in questione parla di atto di cessione, e non di accordo, proprio a rimarcare la rilevanza del profilo pubblicistico rispetto a quello contrattuale. L’elemento essenziale della ces...
_OMISSIS_ ...el decreto di esproprio, dopo che l’indennità sia stata versata [4].
L’atto di cessione volontaria consente all’Amministrazione di semplificare e di velocizzare il procedimento, riducendo le possibilità di un successivo contenzioso; al privato, invece, consente di percepire una maggiore misura di indennità. L’accordo di cessione viene caducato qualora il bene riceva una diversa destinazione a causa di circostanze sopravvenute [5].
La qualificazione giuridica della cessione volontaria quale contratto di diritto pubblico non impedisce che ad esso si applichino alcune disposizioni del codice civile: la revocabilità della proposta fino al momento dell’accettazione, l’autorizzazione del giudice tutelare per la sua stipulazione d...
_OMISSIS_ ...RLF|
È stata esclusa l’applicabilità alla cessione volontaria dell’istituto della risoluzione per inadempimento, a cui è stata preferita la possibilità di caducare l’atto mediante ricorso alla retrocessione [6].
Affinché il contratto sia perfezionato non è sufficiente l’accettazione di una proposta di vendita o di acquisto del bene (da una parte all’altra): è imprescindibile l’esistenza di un documento scritto stipulato dall’amministrazione e dall’espropriato, contenente indicazione degli elementi essenziali del contratto stesso: la forma scritta è richiesta ad substantiam [7].
L’art. 20 del Testo Unico prevede che l’atto di cessione volontaria sia trascritto nei registri immobiliari, essend...
_OMISSIS_ ...e si tratta di un atto equivalente al decreto di esproprio.
Come disposto dall’art. 45 del Testo Unico [8], il proprietario del bene ha diritto di stipulare con il beneficiario dell’espropriazione l’atto di cessione del bene o della parte di sua proprietà in un intervallo di tempo molto ampio, che va dalla dichiarazione di pubblica utilità del bene al momento in cui il decreto di esproprio viene eseguito.
La volontà del legislatore è stata quella di incentivare il più possibile la conclusione bonaria del procedimento, con il vantaggio per il privato di fissare in modo definitivo il corrispettivo per la cessione del bene [9].
Il negozio di cessione è produttivo degli stessi effetti del decreto di esproprio e non cessa di produr...
_OMISSIS_ ... a titolo originario del diritto ablato, cioè libero da pesi e pregiudizi.
Inoltre, qualora il diritto ablato sia il diritto di proprietà, l’atto di cessione comporta l’automatica estinzione di tutti gli altri diritti, reali o personali, gravanti sul bene espropriato, fatta eccezione per quelli dichiarati non incompatibili con i fini ai quali l’espropriazione è diretta. A seguito di trascrizione dell’atto, tutti i diritti relativi al bene possono essere fatti valere esclusivamente sull’indennità.
L’equivalenza di effetti tra cessione e decreto di esproprio sottolinea che non si tratta di una trasferimento convenzionale e diversamente non potrebbe essere, altrimenti si arriverebbe a vanificare completamente il procedimento ...
_OMISSIS_ ...l giudice ordinario, mentre le controversie relative alla validità o all’esecuzione dell’accordo ricadono nella cognizione del giudice amministrativo.
La figura della cessione volontaria comporta il vantaggio di ridurre notevolmente i tempi e le attività del procedimento espropriativo, concorrendo quindi all’economia dell’azione amministrativa. Inoltre, le si riconosce anche la funzione deflattiva del contenzioso, poiché alla base del negozio stesso risiede l’accordo sull’indennità di esproprio.
L’ordinamento riconosce all’accordo in questione una rilevanza sia economica che sociale, poiché consente all’Amministrazione di chiudere il procedimento espropriativo ottenendo il soddisfacimento dell’interes...
_OMISSIS_ ...ato a seconda dei casi, ma spesso maggiorato: ai sensi dell’art. 37, comma 2, nel caso di area edificabile si applica un aumento del 10%; se sono presenti costruzioni, il corrispettivo è pari al valore di mercato del bene; in ipotesi di area non edificabile, esso è pari all’indennità determinata in base al criterio del valore agricolo, con un aumento del 50%.
Sull’ultimo punto, però, si segnala che ad oggi ancora manca un coordinamento con il quadro normativo conseguente all’abrogazione del terzo comma dell’art. 40 T.U., a seguito della sentenza n. 181/2011 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo il criterio del valore agricolo medio per le aree non edificabili [11].