IL POTERE ESPROPRIATIVO E I SOGGETTI ATTIVI NELL'ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITÀ

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Disamina delle condizioni e delle modalità di esercizio del potere espropriativo e dei soggetti attivi dell’espropriazione per pubblica utilità

Mottin, Claudia

29 maggio 2013

pdf  / 219 Pagine in formato libro (17X24 cm)

L’opera intende offrire una disamina delle condizioni e delle modalità di esercizio del potere espropriativo e dei soggetti attivi dell’espropriazione per pubblica utilità. A partire dalla Costituzione, i presupposti del potere espropriativo sono stati individuati nell’interesse generale, nella riserva di legge e nell’indennità. La giurisprudenza nazionale e sovranazionale ha fissato i principi di diritto vivente che hanno indirizzato l’attività del legislatore nell’emanazione del Testo Unico e fino ad oggi. Il potere espropriativo viene trattato anche sotto il profilo del suo concreto esercizio nelle singole fasi del procedimento ablatorio, con una particolare attenzione per le garanzie partecipative riconosciute al privato. L’approfondimento sui soggetti attivi fa riferimento all’autorità espropriante, a titolo originario o su delega, al beneficiario e al promotore, con l’esame delle principali sentenze in materia.

30,00

  • editore: Exeo
  • collana: esproprionline
  • numero in collana: 8
  • isbn: 978-88-97916-58-1
  • sigla: PL15
  • categoria: MONOGRAFIE
  • tipologia: giuridica
  • genere: studio applicato
  • altezza: cm 24
  • larghezza: cm 17
  • dimensione: A4
  • funzioni permesse: Stampa: SI - Modifica: SI - Copia/Incolla: SI
  • protezione: digital watermarking
  • disponibità: illimitata
  • destinatari: professionale accademico
  • soggetto: diritto

INTRODUZIONE
CAPITOLO I
LA PROPRIETÀ E IL POTERE ESPROPRIATIVO
1.    La proprietà privata e l’espropriazione.
2.    L’espropriazione prima del Testo Unico
3.    La proprietà nel codice civile
4.    La proprietà nella Costituzione
5.    L’espropriazione e il D.P.R. 327/2001
6.    Il D.Lgs. 302/2002
7.    La proprietà in ambito sovranazionale
CAPITOLO II
IL POTERE ESPROPRIATIVO
8.    Potere espropriativo e potere conformativo
9.    L’interesse generale
10.    La riserva di legge
11.    L’indennità di espropriazione
12.    L’evoluzione in materia di indennità
13.    L’indennità nell’attuale sistema
14.    Le espropriazioni sostanziali
15.    La giurisprudenza sovranazionale.
CAPITOLO III
IL POTERE ESPROPRIATIVO E IL PROCEDIMENTO ESPROPRIATIVO
16.    L’oggetto dell’espropriazione: opera pubblica e opera di pubblica utilità
17.    Il principio di partecipazione
18.    Il vincolo preordinato all’esproprio
19.    La giurisprudenza in materia di vincolo
20.    La reiterazione del vincolo
21.    La dichiarazione di pubblica utilità
22.    La determinazione dell’indennità
23.    Il decreto di esproprio
24.    La cessione volontaria
CAPITOLO IV
I SOGGETTI ATTIVI DELL’ESPROPRIAZIONE
25.    Il principio di simmetria
26.    L’autorità espropriante
27.    La delega
28.    Il concessionario
29.    Il contraente generale
30.    La giurisprudenza in materia di delega
31.    Il beneficiario
32.    Il promotore
33.    Le competenze dei Comuni
34.    L’Ufficio espropri
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA

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L’intento del presente e-book è quello di indagare i presupposti ed i
contenuti del potere espropriativo e di fornire un approfondimento sui
soggetti attivi del rapporto espropriativo, alla luce delle previsioni
del Testo Unico sull’espropriazione per pubblica utilità, il D.P.R. n.
327/2001.



L’istituto espropriativo costituisce la tipologia di ablazione più
pesante per il destinatario, poiché causa l’estinzione del diritto di
proprietà o di un altro diritto minore su un bene immobile in capo al
suo titolare, determinandone il trasferimento coatto in favore del
beneficiario. L’espropriazione per pubblica utilità è nata e si è
sviluppata come un istituto cardine della vita socialmente organizzata,
nella quale rappresenta lo strumento mediante il quale l’apparato
amministrativo  – nell’esercizio di un potere autoritativo di cui
la Costituzione stessa riconosce l’esistenza – può acquisire i suoli e
le aree necessarie per la piena realizzazione dell’interesse generale o
per la garanzia della massima accessibilità da parte dei consociati.



L’opera prende le fila da una ricognizione storica dell’istituto
dell’espropriazione per pubblica utilità, a partire dallo Statuto
Albertino e fino al riconoscimento conferito alla stessa dalla
Costituzione italiana.



Gli interventi legislativi in materia espropriativa nel nostro
ordinamento si sono succeduti di pari passo con l’evoluzione del
concetto di proprietà privata, che da diritto inviolabile della persona
è diventata un diritto assoluto che deve conoscere del bilanciamento e
del compromesso con l’interesse generale. Proprio quest’ultimo è
riconosciuto dall’articolo 42 della Costituzione come il primo dei
presupposti del potere espropriativo.



La realizzazione dell’interesse generale, o pubblica utilità nel
linguaggio utilizzato dal legislatore del Testo Unico del 2001 è la
finalità a cui il potere espropriativo deve tendere nel momento in cui
l’Amministrazione riconosce la sopravvivenza del diritto espropriato
come incompatibile con la soddisfazione dell’utilità collettiva.



Il secondo presupposto è la riserva di legge a favore del legislatore
ordinario, che richiede che sia il legislatore a predeterminare le
ipotesi e le modalità che legittimo l’esercizio del potere
espropriativo. L’argomento fornisce l’occasione per esporre le
considerazioni che hanno condotto a riconoscere l’espropriazione per
pubblica utilità come un istituto servente prima dell’urbanistica e poi
del più ampio concetto di governo del territorio, per poter poi
collocare l’espropriazione all’interno dell’articolo 117 della
Costituzione, con le conseguenze che ne derivano sulla potestà
legislativa in materia.



Il terzo presupposto, poi, è la previsione di un’indennità che la
Pubblica Amministrazione è tenuta a corrispondere al soggetto ablato, a
ristoro del patimento impostogli. Si passano in rassegna i criteri di
determinazione dell’indennità, seguendo il filo dell’evoluzione della
giurisprudenza costituzionale, che ha contribuito all’evoluzione del
diritto vivente fin dall’entrata in vigore della legge fondamentale del
1865. Alla giurisprudenza si deve la tutela dei privati da forme di
ablazione anche sostanziale, che compromettevano senza indennizzo le
facoltà di godimento del bene connesse alla posizione proprietaria.



Le pronunce dei giudici si sono susseguite incessantemente anche con
riferimento ai criteri di quantificazione dell’indennità, fino al 2011
in cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità
costituzionale del criterio indennitario del valore agricolo medio per
le aree non edificabili passibili di sfruttamento extra-agricolo.



La sentenza ha lasciato un vuoto normativo che la giurisprudenza sta
tentando di colmare in via pretoria sentenza dopo sentenza, con
l’incertezza dei rapporti giuridici e la provvisorietà che ne consegue.
Il riferimento alla giurisprudenza è determinante anche nella
trattazione del potere espropriativo in rapporto al potere conformativo
ed alla individuazione della corretta tipologia di vincolo, partendo
dal dettato del secondo e terzo comma dell’articolo 42 della
Costituzione.



Non mancano nella trattazione i richiami alla giurisprudenza della
Corte europea dei diritti dell’uomo, che con l’attenzione mostrata
verso la tutela non solo formale, ma anche sostanziale degli interessi
dei privati, ha svolto un ruolo molto importante nella maturazione
della disciplina italiana dell’espropriazione per pubblica utilità.



La parte centrale dell’opera si occupa del procedimento ablatorio,
momento nel quale il potere espropriativo si manifesta e trova concreto
esercizio. Si considerano nello specifico le varie fasi del
procedimento e gli aspetti procedurali principali, con una particolare
attenzione verso le garanzie di partecipazione assicurate al
destinatario dell’ablazione.



L’opera si chiude con un capitolo dedicato ai soggetti attivi del
rapporto espropriativo. L’autorità espropriante, a seguito dell’entrata
in vigore del Testo Unico del 2001, viene individuata
nell’Amministrazione competente alla realizzazione dell’opera pubblica
o di pubblica utilità, in virtù del c.d. principio di simmetria.



Viene così superato il sistema vigente fin dalla legge fondamentale del
1865, secondo cui la competenza ad emettere il provvedimento conclusivo
del procedimento veniva posta sempre in capo ad un soggetto diverso da
quello che aveva condotto l’iter. Si esaminano poi le figure del
beneficiario e del promotore, per le quali si individuano poteri e
obblighi per le ipotesi in cui essi non coincidono con l’autorità
espropriante.



Ampio spazio viene dedicato alle figure del concessionario di opera
pubblica e del contraente generale, la cui possibilità di rivestire il
ruolo di autorità espropriante viene esaminata sia quando essa deriva
da un’espressa previsione di legge in tal senso, sia quando consegue ad
una delega parziale o integrale del potere espropriativo. L’istituto
della delega, come esposto, ha dato luogo ad ampio contenzioso circa la
corretta individuazione del soggetto attivo dell’espropriazione, con le
conseguenze che da ciò derivano: l’individuazione del soggetto tenuto
al pagamento dell’indennità di esproprio, l’attribuzione della
legittimazione passiva nel giudizio di opposizione alla stima, la
corretta ripartizione delle responsabilità connesse alla conduzione del
procedimento.

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L’articolo 42 della Costituzione individua sia il potere espropriativo sia il potere conformativo. Il primo svuota completamente il diritto di proprietà del suo contenuto, con la conseguenza che il vincolo espropriativo è assoggettato al termine di decadenza quinquennale e che la sua eventuale reiterazione richiede il riconoscimento di un indennizzo al soggetto ablato. Il secondo, invece, limita il contenuto della proprietà in virtù della naturale struttura del bene e della sua appartenenza ad una data categoria generale. I vincoli conformativi non sono sottoposti a decadenza quinquennale e non necessitano di indennizzo per l’eventuale reiterazione.
L’articolo 42 della Costituzione fissa i tre presupposti del potere espropriativo. Il primo è l’interesse generale, quello che il Testo Unico in materia espropriativa del 2001 ha rinominato pubblica utilità. Il secondo è la riserva di legge, in base al quale il potere espropriativo deve essere predeterminato dal legislatore, affinché il suo esercizio sia legittimo. Il terzo è l’indennizzo, cioè l’indennità che deve essere riconosciuta al destinatario dell’espropriazione a ristoro del pregiudizio causatogli.
L’interesse generale che legittima l’esercizio del potere espropriativo è l’interesse della collettività che l’Amministrazione deve individuare come concreto e come incompatibile con la sopravvivenza del diritto del singolo. Il potere espropriativo è strumentale alla realizzazione dell’interesse generale. Il Testo Unico del 2001 ha recepito l’espressione utilizzata nel testo costituzionale, attualizzandola nel concetto di pubblica utilità dell’opera da realizzare.
La riserva di legge ordinaria demanda al legislatore ordinario di predeterminare gli aspetti fondamentali del potere espropriativo: i casi in cui esso può essere esercitato, i soggetti ai quali deve essere attribuito, i limiti allo stesso e le modalità del suo esercizio. La materia espropriativa appartiene al concetto di governo del territorio e all’interno di esso è contemplata dall’articolo 117 della Costituzione. La riserva di legge è considerata a carattere relativo, così che può essere poi legittimamente demandato alla Pubblica Amministrazione di regolare gli aspetti organizzativi e procedimentali dell’esercizio in concreto del potere espropriativo.
L’indennità di esproprio è il giusto e serio ristoro che deve essere riconosciuto al destinatario dell’espropriazione, a fronte del sacrificio della propria sfera giuridica che gli viene imposto a seguito dell’esercizio del potere espropriativo. Il Testo Unico del 2001 ha dettato i criteri di determinazione dell’indennità, rifacendosi al sistema del c.d. doppio binario, che prevede criteri di quantificazione diversi, a seconda della natura edificabile o non edificabile del suolo. Oggi rimane aperto il problema del criterio di determinazione dell’indennità per le aree non edificabili a vocazione extra-agricola, a seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale del criterio del valore agricolo medio, avvenuta nel 2011.
I soggetti attivi sono i soggetti che traggono in qualche modo un vantaggio dall’esercizio del potere espropriativo: autorità espropriante, beneficiario, promotore. L’autorità espropriante è il soggetto che conduce il procedimento espropriativo e che è chiamato ad emettere il provvedimento conclusivo dell’iter. In virtù del principio di simmetria, l’autorità che detiene il potere espropriativo è la stessa competente a realizzare l’opera. L’ordinamento consente anche a dei soggetti privati di essere autorità espropriante: si tratta del concessionario di opera pubblica e del contraente generale, a cui il potere espropriativo può essere conferito in virtù di una norma di legge ovvero in conseguenza di delega dall’amministrazione pubblica.

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