Demanializzazione di beni connessi con acque pubbliche per accessione e contatto

I beni accessori al demanio fluviale possono diventare demaniali attraverso alcuno dei modi di acquisto della proprietà previsti dall’ordinamento. I modi di acquisto della proprietà sono elencati dall’art. 922 cc e tra di essi vi è l’accessione.

Nel codice civile l’istituto dell’accessione trova la sua disciplina nella sezione II^ (Dell’accessione, della specificazione, dell’unione e della commistione), del capo III° (Dei modi di acquisto della proprietà), del titolo II° (Della proprietà), del libro III° (Della proprietà).

L’accessione – retta dal brocardo superficies solo cedit[1] – consiste nell’acquisto automatico da parte del proprietario di un terreno, di determinati beni che vengano in contatto con esso.

L’accessione può essere verticale, quando sia presente sul suolo o sotto il suolo una qualunque piantagione, costruzione od ope... _OMISSIS_ ...iplina è contenuta all’art. 934[2] c.c.. È prevista una limitata ipotesi di accessione invertita, in cui è il proprietario della costruzione a diventare proprietario del suolo (art. 938[3] c.c.).

A seguito dell’accessione verticale la demanialità si estende automaticamente su costruzioni od opere realizzate “sopra” o “sotto” il suolo demaniale: è tuttavia principio assodato che non basti il mero appoggio, ma sia necessaria l’incorporazione[4], ovvero un’unione materiale tale da far perdere l’autonomia fisica e giuridica del bene incorporato e da rendere impossibile la separazione.

L’accessione può altresì essere laterale, manifestandosi nel congiungimento orizzontale del suolo con altro bene immobile: la disciplina di questa fattispecie è contenuta agli articoli 941 e seguenti del codice civile (“accessioni fluviali”), dove sono previsti gli accrescimenti della... _OMISSIS_ ...blica o privata, a seguito di apporto di terreno o di abbandono dell’acqua in conseguenza della morfodinamica fluviale[5]. Come abbiamo visto, l’alluvione propria (941) e l’avulsione (944), comportano l’acquisto a titolo originario dell’incremento da parte del proprietario del fondo privato accresciuto marginalmente: sono tutti casi di accessione laterale, in quanto l’aumento del fondo avviene di lato. Anche nell’alluvione impropria (942) si verifica un incremento quantitativo marginale, questa volta a favore del demanio, ma non sembra verificarsi un incremento giuridico della quantità complessiva di superficie demaniale, perché viene semplicemente portata più terra su un sedime che era già alveo. Le isole e unioni di terra (945) e l’alveo abbandonato (946), invece, pur essendo incrementi demaniali previsti dal codice civile, non possono propriamente definirsi accessioni “laterali”.

Una vera e pro... _OMISSIS_ ...ccessione laterale a favore del demanio, si verifica invece nel demanio lacuale, in ordine al quale l’art. 943 c.c.[6] prevede che il terreno ricoperto dall’acqua quando è all’altezza dello sbocco del lago appartenga al proprietario del lago. La giurisprudenza ha dato attuazione a questo principio nel caso ricorrente delle darsene private[7]: nel momento in cui il terreno, a seguito di opere di sbancamento, entra in contatto con l’alveo del lago, e l’acqua lacustre vi penetra in modo tale da far ravvisare nella darsena un’appendice dello specchio d’acqua, diventa anch’esso alveo e conseguentemente l’intera darsena demaniale.

Oltre alle accessioni fluviali e lacuali, l’ordinamento non conosce altre forme di accessione “orizzontale”, o “laterale”, tra beni immobili. Ogni interpretazione che elevi a principio generale l’accessione laterale è priva di base normativa ed è ... _OMISSIS_ ...on il ristretto ambito entro il quale il codice civile l’ha confinata.

Un’eventuale “accessione laterale” di matrice pretoria ci riporterebbe ai tempi in cui, in materia di espropriazione per pubblica utilità, fu in auge l’istituto pretorio dell’“accessione invertita”, od occupazione appropriativa, od occupazione acquisitiva[8], il quale, su una base legale pressoché inesistente, prevedeva la demanializzazione forzata e automatica dei terreni privati occupati sine titulo dalla pubblica amministrazione, per la ragione che il bene non poteva rimanere in mano privata una volta assunti i connotati della demanialità a seguito della sua irreversibile trasformazione, per cui, il bene occupato, o diventava pubblico “con le buone”, tramite una regolare procedura espropriativa, o “con le cattive”, tramite l’accessione invertita[9].

L’occupazione appropriativa è stata c... _OMISSIS_ ...Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ed eradicata dall’art. 43 del d.P.R. 327/2001 (dichiarato incostituzionale e poi risorto con alcune modifiche nell’art. 42-bis), che ha introdotto un apposito strumento traslativo, il provvedimento amministrativo di acquisizione coattiva sanante, finalizzato ad acquisire i beni immobili privati illegittimamente utilizzati e modificati per scopi di interesse pubblico, a prescindere dalla natura dell’opera e dal tipo di trasformazione del bene, unicamente sulla base dell’attualità dell’interesse pubblico alla loro conservazione alla mano pubblica.

La giurisprudenza amministrativa in materia di approvvigionamento delle aree private per la realizzazione di opere pubbliche, è radicalmente contraria a qualunque forma di demanializzazione indiretta o tacita. In caso di occupazioni illegittime è vista con sospetto persino l’usucapione pubblica, e in assenza di un acquisto formale è disp... _OMISSIS_ ...tio in integrum del bene al suo proprietario, con conseguente demolizione dell’opera pubblica [10].

In definitiva, non si ritengono possibili forme di “accessione laterale” diverse da quelle espressamente previste dal codice civile, il che significa, ad esempio, che non è configurabile una demanializzazione degli argini per il fatto in sé della loro congiunzione laterale con l’alveo.

Mentre la demanializzazione per accessione avviene a seguito dell’incorporazione di beni, ci occupiamo qui della (ipotetica) demanializzazione di fatto per semplice contatto con l’acqua pubblica.

Abbiamo visto che il primo comma dell’art. 943 c.c. prevede che il terreno ricoperto dall’acqua, quando è all’altezza dello sbocco del lago, appartiene al proprietario del lago, cioè al demanio pubblico ex art. 822, primo comma, c.c.. Ciò non è l’effetto di una presunta virtù ... _OMISSIS_ ...uo; dell’acqua del lago, perché altrimenti tale effetto dovrebbe prodursi anche nelle piene straordinarie (circostanza esclusa dal secondo comma): si tratta più semplicemente di un metodo per definire il perimetro dell’alveo (simile a quello delle piene ordinarie).

Viene però da chiedersi se l’art. 943 sia in qualche modo sintomatico dell’esistenza di un principio più generale in forza del quale la presenza o lo scorrimento dell’acqua pubblica attragga il sottostante terreno, originariamente privato, al regime demaniale proprio dell’acqua, per il solo e semplice fatto che venga a stabilirsi un collegamento fisico tra acqua e terreno.

È forse possibile che, nel caso del demanio fluviale, e dunque necessario, il trasferimento della proprietà alla mano pubblica avvenga mediante il mero passaggio dell’acqua demaniale sul suolo privato facendone il suo alveo e trasformandone il regime giuridico ... _OMISSIS_ ...rdquo;, senza necessità di emettere alcun decreto di esproprio o di stipulare alcun atto di compravendita o di cessione volontaria?[11]

La questione non è tanto quella, scontata, di intendere l’acqua in sé come un bene separato dal suolo, quanto quella di comprendere la natura della relazione[12] tra i due distinti beni, acqua e terreno su cui essa scorre o insiste. La relazione tra terreno e sovrastante acqua privata è stata a suo tempo[13] considerata in dottrina alla stregua di un rapporto di natura pertinenziale, intendendo il terreno come cosa principale e l’acqua come pertinenza[14]. Invece la relazione tra terreno e sovrastante acqua pubblica, da parte di coloro che hanno tenuto distinto[15] il regime dominicale di alveo ed acqua è stata più spesso inquadrata nell’ambito della servitù pubblica di passaggio delle acque[16].

A parere dello scrivente, non esiste alcun rapporto giuridico tra l’acqua e il suo conte... _OMISSIS_ ...o un sedime naturale o artificiale con delle sponde laterali, oppure un tubo metallico o di cemento; né si vede il motivo di scindere le singole componenti del corso d’acqua per attribuirvi presunte relazioni giuridiche.

Certamente l’acqua considerata in sé, è un bene pubblico, perché la sua natura la rende essenziale per una grande quantità di utilizzi[17].

Ma quando viene in considerazione il fiume, canale, o acquedotto, si è al cospetto di un bene composto, rispetto al quale le singole componenti sono prive di individualità economica-giuridica e non rappresentano autonomi centri di imputazione di rapporti giuridici: l’acqua in tal caso assume rilievo non come bene pubblico a sé stante, ma come acqua fluente, componente mobile del bene fiume, canale, acquedotto, con le prerogative fisiche che le derivano dal suo scorrere in un certo luogo e con una certa pendenza. L’acqua fluente scorre dove le è consentito farlo s... _OMISSIS_ ...ndole, le condizioni materiali e le leggi della natura che la governano, ed in questo accadimento vi sono solo due elementi rilevanti: un rapporto fisico di natura gravitazionale e idrodinamica tra l’acqua e il supporto su cui scorre, e la qualificazione giuridica data dal legislatore all’insieme dell’acqua fluente e del suo supporto.

L’alveo del fiume è demaniale (se vogliamo attribuire questa qualità ad una porzione del bene composto “fiume”) perché è demaniale il fiume di cui è elemento costitutivo, non perché è a contatto con l’acqua pubblica.

L’acqua non ha alcun potere “remidiano” di trasformare in bene pubblico tutto ciò che tocca: è un’ipotesi che non ha alcun senso logico e non è questa certamente la sua funzione, né quando scorre in un canale, né quando in un nubifragio allaga la città, né quando irriga i campi dell’azienda agricola, né quando riempie la vasca ... _OMISSIS_ ...re in una lavatrice.

La demanializzazione “remidiana” non accade nelle inondazioni[18], né nelle piene straordinarie del lago (art. 943, comma 2, c.c.), né negli acquedotti, dove la separazione giuridica delle acque dal loro “supporto”, è in re ipsa trattandosi di demanio accidentale, il quale, per definizione, ammette la possibilità che l’acquedotto possa anche essere di proprietà privata pur continuando a convogliare acque pubbliche. La collocazione degli acquedotti nel demanio eventuale è la prova provata che l’acqua fluente non trasforma “per contatto” il suo supporto in bene pubblico[19].

Se si tratta di costruire ex novo un acquedotto di pubblica utilità, una diversione, un inalveamento, un argine maestro, i terreni utilizzati ben possono essere, anzi normalmente sono, di proprietà privata e sottoposti ad esproprio per essere acquisiti alla mano pubblica. Se fosse sufficiente “apri... _OMISSIS_ ...rdquo; e far scorrere l’acqua pubblica nel canale costruito su un terreno privato per determinarne ipso facto la demanializzazione, verrebbe meno la necessità di un titolo acquisitivo del terreno quale appunto l’espropriazione, il che è assolutamente incompatibile con la procedura espropriativa che ai sensi dell’art. 42 terzo comma della Costituzione deve essere intrapresa per sacrificare la proprietà privata, concludendosi con il formale trasferimento del bene, entro il termine di scadenza della dichiarazione di pubblica utilità, secondo quanto previsto dal d.P.R. 327/2001[20].

Nemmeno nel demanio necessario, cioè nei fiumi, l’acqua ha poteri “remidiani”, come si evince chiaramente dalle norme sugli incrementi fluviali.

L’articolo 942 c.c. (terreni abbandonati dalle acque correnti, cd. “alluvione impropria”) prevede che i terreni abbandonati dalle acque correnti, che insensibilmente si ... _OMISSIS_ ... delle rive portandosi sull’altra, appartengono al demanio pubblico: l’acqua se ne va, ma la natura demaniale della spiaggia e della riva, rimaste asciutte, resta.

L’articolo 946 c.c. (alveo abbandonato) prevede che se il fiume o torrente si forma un nuovo letto, abbandonato l’antico, il terreno abbandonato rimane assoggettato al regime proprio del demanio pubblico»: anche qui l’acqua se ne va, ma la natura demaniale del vecchio letto, rimasto asciutto, resta.

Autore

Loro, Paolo

Laureato in giurisprudenza, direttore e coordinatore scientifico della rivista Esproprionline, direttore del network di riviste tecnico-giuridiche Territorio.it, consulente e operatore in materia di espropriazione per pubblica utilità, direttore dei notiziari bimestrali di giurisprudenza Esproprionline, Urbium, Patrimoniopubblico, curatore di repertori e massimari giurisprudenziali, autore e curatore di varie pubblicazioni, docente in numerosi corsi di formazione, già capo ufficio espropriazioni del Comune di Padova.