Riparto di competenze tra Stato ed Enti locali in materia di gestione dei beni appartenenti al demanio idrico

DEMANIO E PATRIMONIO - ACQUE

La dichiarazione di pubblicità di tutte le acque (legge 36/1994, il D.P.R. 238/1999, D. Lgs. 152/2006) non deve indurre in equivoco, poiché l'interesse generale è alla base della qualificazione di pubblicità di un'acqua, intesa come risorsa suscettibile di uso previsto e consentito.

La legge 36/1994, il D.P.R. 238/1999 e il D. Lgs. 152/2006 non hanno modificato il dettato dell'art. 1 R.D. 1775/1933, mantenendo in realtà fermo il concetto secondo cui l'attitudine delle acque ad usi di pubblico generale interesse (quali la produzione, l'irrigazione, l'energia, la bonifica, la pesca, ecc.) è elemento indefettibile a conferire la natura di acque pubbliche ad ogni specie di acqua.

La legge 36/1994, il D.P.R. 238/1999 e il D. Lgs. 152/2006 a termine dei quali tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorchè non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed u... _OMISSIS_ ...do criteri di solidarietà, non hanno introdotto un nuovo concetto di acque pubbliche, ma hanno mantenuto fermo il requisito dell'interesse pubblico, come è fatto palese dal concetto di "utilizzazione secondo criteri di solidarietà", che presuppone comunque l'idoneità delle acque a soddisfare usi di pubblico generale interesse.

Le acque pubbliche individuate dall'art. 1 R.D. n. 1775 del 1933 fanno parte del demanio necessario dello Stato.

Sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmente estratte dal sottosuolo, sistemate o incrementate, le quali, considerate sia isolatamente per la loro portata o per l'ampiezza del rispettivo bacino imbrifero, sia in relazione al sistema idrografico al quale appartengono, abbiano od acquistino attitudine ad usi di pubblico generale interesse.

Ciascun Comune ha il potere-dovere di vigilare e intervenire affinchè sia mantenuto un corretto assetto del proprio territorio, qui... _OMISSIS_ ...tà di intimare ai privati l'esecuzione di opere di manutenzione necessarie al normale deflusso delle acque al fine di evitare allagamenti di aree pubbliche e, in difetto, ha la conseguente facoltà di provvedervi direttamente.

Permane la necessità di valutare la destinazione ad uso pubblico delle acque, benché l’espressione che si ritrova nell’art. 1 del R.D. n. 1775 del 1993 («abbiano od acquistino attitudine ad usi di pubblico generale interesse») non sia più rinvenibile nei successivi testi di legge.

L'interesse generale è alla base della qualificazione di pubblicità di un'acqua, intesa come risorsa suscettibile di uso previsto o consentito; ma questo interesse è presupposto in linea di principio esistente in relazione alla limitatezza delle disponibilità e alle esigenze prioritarie (specie in una proiezione verso il futuro), di uso dell'acqua, suscettibile, anche potenzialmente, di utilizzazione collimante con gli interess... _OMISSIS_ ...legge 36/1994 ha accentuato lo spostamento del baricentro del sistema delle acque pubbliche verso il regime di utilizzo, piuttosto che sul regime di proprietà.

Se una considerazione letterale degli artt. 1 e 34 legge 36/1994 potrebbe indurre a ritenere che tutte le acque abbiano natura pubblica), deve nondimeno osservarsi come la lettura dell'intero dettato normativo consente di rilevare come non sia stato modificato il dettato dell'art. 1 R.D. 1755/1933 mantenendo in realtà fermo il concetto secondo cui l'attitudine delle acque ad usi di pubblico generale interesse è elemento indefettibile a conferire la natura di acque pubbliche ad ogni specie di acqua; una diversa interpretazione porterebbe all'assurdo di dover considerare pubblica anche l'acqua piovana raccoltasi in un avvallamento del terreno, attesa l'onnicomprensività della dizione di cui alla legge 36/1994.

L'attitudine delle acque ad usi di interesse generale costituisce elemento indefettib... _OMISSIS_ ... la natura di acque pubbliche ad ogni specie di acqua.

La L. n. 36 del 1994, nello stabilire che "tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà", a differenza della precedente disciplina ex R.D. 1775/1933, non pone più in rilievo, ai fini della pubblicità di tali beni, una ricerca sull'esistenza della loro attitudine a soddisfare un pubblico interesse. Tutte le acque quindi, per essere state espressamente dichiarate pubbliche, sono ricomprese tra i beni indicati dall'art. 822 c.c., relativo ai beni appartenenti allo Stato e facenti parte del pubblico demanio.

La L. n. 36 del 1994, pur avendo sancito la pubblicità di tutte le acque, ha mantenuto, pur se in minima parte, la distinzione tra pubblico e privato, e l'ha conservata, proprio facendo riferimento (art. 28) al criterio dell'uso effettivo. Peraltro, mentre ai sensi del testo unico sulle acque,... _OMISSIS_ ...ivava dal controllo dei requisiti di idoneità al soddisfacimento del pubblico interesse, e da una valutazione della pubblica amministrazione, la nuova normativa disciplina una riserva che discende direttamente dalla legge, senza che sia necessario procedere alla verifica della sussistenza di ulteriori requisiti. Ne consegue che è escluso che tali beni possano essere trasferiti da o a privati e, quindi, la loro commerciabilità. La conclusione sul punto è, quindi, che è escluso che tali beni possano essere trasferiti da o a privati e, quindi, la loro commerciabilità.

Le "acque pubbliche", a cui si riferisce il R.D. n. 1755 del 1933, art. 17, come modificato dal D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, sono quelle sotterranee e superficiali, messe a disposizione dalla natura, a cui gli enti pubblici abilitati non abbiano ancora conferito - sulla base dei poteri ad essi conferiti dalla normativa vigente - una destinazione particolare.

La corretta esegesi della n... _OMISSIS_ ...eria di acque rende palese che le "acque pubbliche", a cui si riferisce il R.D. n. 1755 del 1933, art. 17, come modificato dal D.Lgs. n. 152 del 1999, sono quelle sotterranee e superficiali, messe a disposizione dalla natura, a cui gli enti pubblici abilitati non abbiano ancora conferito - sulla base dei poteri ad essi conferiti dalla normativa vigente - una destinazione particolare.

Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche ai sensi della L. n. 36 del 1994, art. 1 sicchè, tranne particolari categorie oggetto di disciplina speciale, esse rientrano nel demanio idrico e sono incommerciabili, a prescindere dalla loro attitudine a soddisfare un pubblico interesse.

Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche ai sensi della L. n. 36 del 1994, art. 1 sicchè - tranne particolari categorie oggetto di disciplina speciale - esse rientrano nel demanio idrico e sono incommerciabili, a prescindere dalla loro attitudine a soddisfare un ... _OMISSIS_ ...sse.

Mentre l’art. 1 del regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 subordinava la natura pubblica delle acque alla loro “attitudine ad usi di pubblico generale interesse”, la legislazione successiva, a partire dalla legge 5 gennaio 1994, n. 36 (“Disposizioni in materia di risorse idriche”) e dal d.P.R. attuativo 18 febbraio 1999, n. 238, ha sancito il principio della generale pubblicità delle acque, poi rifluito oggi nell’art. 144 del d.lgs. n. 152 del 2006.

Tutte le acque, non più solo quelle iscritte negli elenchi, appartengono al demanio dello Stato: invero, l’iscrizione negli elenchi ha un valore solo ricognitivo e dichiarativo e non costitutivo circa la natura pubblica delle acque.

L’art. 144 del d.lgs. 3 aprile 2006, n.152 ha ribadito che tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, appartengono allo Stato.

Per le caratteristiche delle acque... _OMISSIS_ ...si fa più riferimento ai criteri di cui all’art. 1 del r.d. n.1775/1933, non richiedendo più che esse, per la loro portata o per l’ampiezza del loro bacino imbrifero, abbiano o acquistino attitudine ad usi di pubblico interesse: la conseguenza è che tutte le acque, indipendentemente se sotterranee o superficiali, sono definite pubbliche e assoggettate a tutela.

Il mancato inserimento di un corso d'acqua nell’elenco di cui al d.P.R. n. 1503/1970 non è decisivo ai fini dell’esclusione della natura pubblica del corso d’acqua stesso.

DEMANIO E PATRIMONIO - ACQUE - GESTIONE, COMPETENZA

A seguito alla delega di funzioni statali alle Regioni, la competenza in materia di acque pubbliche è attualmente ripartita tra Stato e Regioni: alle Regioni spettano la tutela, la disciplina e l'utilizzazione delle risorse idriche; allo Stato, invece, è attribuita la funzione di programmazione ... _OMISSIS_ ...destinazione delle risorse idriche, la dichiarazione di pubblica utilità delle acque, e l'imposizione di vincoli.

Autorità concedente ed autorità competente sono due concetti non isomorfi, laddove con il primo si indica lo Stato-soggetto, mentre il secondo è finalizzato a definire la ripartizione di funzioni fra gli organi dello Stato-apparato.

I Consorzi possono al più assumere per conto degli Enti locali il ruolo di semplici gestori delle rogge rientranti nel reticolo idrico minore, e senza dubbio non vantano alcun diritto di proprietà (compresa la facoltà di disposizione) sulle stesse.

Per quanto concerne il demanio idrico, l'adozione dei provvedimenti di cui all'art. 2 R.D. 523/1904 è demandata alla Regione.

La giunta comunale può approvare i progetti di intervento per assicurare il regime idraulico del territorio comunale che siano necessari e urgenti per correggere una situazione potenzialmente pericolosa.

Nell... _OMISSIS_ ...ezia, non sussiste potestà esclusiva del Magistrato delle Acque in materia di sanzioni amministrative per violazioni accertate all'interno di canali rientranti della sua giurisdizione, infatti sulla materia delle autorizzazioni all'esercizio del trasporto pubblico non di linea la competenza è del Comune.

Nel nostro ordinamento, le acque pubbliche fanno parte, salva diversa previsione legale, del demanio necessario (idrico) dello Stato, come risulta dall'art. 822 c.c. e dal R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 e come è ribadito dal D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616; questa regola non trova eccezione, in favore dei Comuni, nella successiva normativa sul riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo di cui alla L. 18 maggio 1989, n. 183, giacchè l'art. 11 di detta legge, se affida ai Comuni, unitamente ad altri soggetti, il compito di partecipare alle funzioni riguardanti il riassetto delle acque in materia di difesa del suolo, non attribuisce ad essi la tito... _OMISSIS_ ... diritto dominicale sulle stesse acque pubbliche, titolarità che neppure è ricavabile dall'interesse dell'ente locale alla corretta gestione delle acque sul proprio territorio, a norma della L. 5 gennaio 1994, n. 36, art. 4.

Spetta all'Autorità amministrativa provvedere al mantenimento delle condizioni di regolarità dei ripari e degli argini o di qualunque altra opera fatta entro gli alvei e contro le sponde.

Ove un consorzio di bonifica abbia provveduto su concessione amministrativa della Regione ad eseguire opere di sistemazione idraulica su di un corso d'acqua iscritto nell'elenco delle acque pubbliche, ciò implica di per sè che, ad opere compiute, il consorzio stesso sia responsabile della manutenzione di quel corso d'acqua; la quale spetta, invece, allo Stato o ad altri enti, come gli appositi consorzi per le opere idrauliche nettamente distinti dai consorzi di bonifica.

Con il d. lg. n. 112 del 1998 (art. 34, 86 e 89), il legislator... _OMISSIS_ ...lare della potestà normativa primaria, ha ritenuto di delegare alle regioni tutte le funzioni e i compiti in materia di gestione del demanio idrico, ivi compresa la determinazione del canone di concessione, risultando tali previsioni del tutto compatibili con il riparto di competenze delineato dalle norme costituzionali a seguito della Riforma del Titolo V della Parte Seconda della Costituzione, avvenuta nel 2001.

La previsione legislativa del conferimento della gestione dei beni del demanio idrico alla Regione esclude, evidentemente, che un'area così classificabile possa transitare tra i beni del demanio statale.

La pianificazione e programmazione del territorio dal punto di vista della difesa del suolo e del risanamento delle acque da parte dell’Autorità di Bacino, ai sensi del D.lgs. n. 152/2006, si impone sul governo del territorio di competenza di Comuni e Regioni, costituendo “un prius logico e funzionale”.

... _OMISSIS_ ... 984 del 1977 ha trasferito al demanio regionale i canali di irrigazione, rimanendo compresi nel demanio statale gli altri corsi d'acqua; l'art. 89 del D.Lgs. n. 112 del 1998 ha demandato alle stesse Regioni i compiti di gestione del demanio idrico e di polizia idraulica.

A seguito dell'entrata in vigore del D.Lgs. 152/06, può ritenersi, ai sensi degli artt. 141 e ss. del richiamato decreto e dell'art. 86 D.Lgs. 112/98, che competa alle regioni l'attività di manutenzione de...


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