L'imposizione di canoni concessori per l'utilizzo del demanio idrico

1. Il demanio idrico.

Ai sensi dell’art. 86 del D.lgs. n. 112/1998, «alla gestione dei beni del demanio idrico provvedono le regioni e gli enti locali competenti per territorio. I proventi ricavati dalla utilizzazione del demanio idrico sono introitati dalla regione». L’art. 89 del medesimo Decreto legislativo afferma invero che «sono conferite alle regioni e agli enti locali … le funzioni relative … i) alla gestione del demanio idrico, ivi comprese tutte le funzioni amministrative relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema idrico sotterraneo nonché alla determinazione dei canoni di concessione e all’introito dei relativi proventi, fatto salvo quanto disposto dall’articolo 29, comma 3, del presente decreto legislativo …».

Orbene, possiamo quindi in prima battuta affermare come tutte ... _OMISSIS_ ...(rectius, più in generale, la gestione) del demanio idrico siano di competenza regionale, e così la previsione – per quanto a noi interessa – dei canoni concessori. E così, secondo la giurisprudenza ordinaria di merito, «l’imposizione di canoni di concessione per il demanio idrico è prevista dalla legge statale – D.lgs. n. 112 del 1998 – che conferisce alle Regioni non solo le funzioni inerenti alla gestione dello stesso, ma altresì i compiti amministrativi di determinazione e di introito dei canoni».

La previsione legislativa in commento deve però essere letta congiuntamente con le altre disposizioni legislative (segnatamente, con il Codice delle comunicazioni elettroniche): e così, secondo la giurisprudenza, «deve essere esclusa ogni possibilità di individuare le norme statali che consentono l’imposizione di oneri per l’attraversamento del demanio idrico gestito dalle... _OMISSIS_ ...te di infrastrutture di comunicazione elettronica negli artt. 822 e 823 c.c. e nel D.lgs. n. 112 del 1998, artt. 86 e 89 (c.d. decreto Bassanini) che delegano alle Regioni la gestione del demanio idrico, le relative concessioni, la determinazione dei canoni e l’introito dei relativi proventi. Le disposizioni in esame non sono, infatti, compatibili con la liberalizzazione del mercato secondo principi di non discriminazione e proporzionalità e con il principio di universalità del servizio di comunicazione». Con ciò si afferma pertanto la supremazia dei principi di non discriminazione e di libera circolazione del mercato (nel caso di specie, delle telecomunicazioni), in applicazione dei principi comunitari contenuti nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.

Recentemente, anche la Corte Costituzionale si è assestata su questo assunto, affermando – in un giudizio di legittimità costituzionale su una norma della regione Veneto ... _OMISSIS_ ... 4-sexies, della l.r. 13/04/2001 n. 11) – che «l’art. 93 del codice delle comunicazioni elettroniche costituisce espressione di un principio fondamentale della materia, in quanto persegue la finalità di garantire a tutti gli operatori un trattamento uniforme e non discriminatorio, attraverso la previsione del divieto di porre a carico degli stessi oneri o canoni. Pertanto è costituzionalmente illegittima la norma regionale che prevede, in caso di occupazione di beni del demanio idrico per l’installazione e la fornitura di reti e per l’esercizio dei servizi di comunicazione elettronica, così come per l’installazione e gestione di sottoservizi e di impianti di sostegno di servizi fuori suolo, che il soggetto richiedente sia tenuto al pagamento dei canoni nella misura stabilita dalla Giunta regionale, oltre al versamento degli altri oneri previsti dalla normativa vigente in materia». Anche le Sezioni Unite della Cassazione, r... _OMISSIS_ ...nno sostenuto che «l’attraversamento del demanio idrico da parte delle infrastrutture di comunicazione elettronica gestito dalle regioni non è soggetto al pagamento di oneri o canoni che non siano previsti dal codice delle comunicazioni elettroniche o da una legge statale ad esso successiva; e ciò in rispondenza alla ratio dell’art. 93, D.lgs. n. 259/2003, intesa ad eliminare ogni possibile tipo di interferenza sulla libera concorrenza nel settore di mercato delle telecomunicazioni che possa derivare dalla sottoposizione all’interno del territorio dello Stato a canoni o oneri geograficamente differenziati».

Da quanto finora esposto discende che «sono illegittimi, e vanno disapplicati, gli atti amministrativi regionali che prevedano il pagamento di canoni per l’attraversamento del demanio idrico da parte di infrastrutture di telecomunicazione», in quanto prevale il principio fondamentale e vincolante per le Re... _OMISSIS_ ...uo;art. 93 del D.lgs. n. 259/2003.

Con riguardo alle occupazioni del demanio idrico da parte di opere ferroviarie, trova ancora (sic!) applicazione il R.D. n. 1477/1912, il cui art. 60 dispone che «non è dovuto alcun compenso o risarcimento per le occupazioni permanenti, provvisionali o temporanee degli alvei delle acque pubbliche, delle spiagge lacuali o marittime, né di qualunque altro terreno improduttivo appartenente allo Stato».

La giurisprudenza, recentemente, ha affermato che «l’ancora attuale vigenza e la concreta applicazione dell’art. 60 del R.D. n. 1477/1912 alle opere ferroviarie di attraversamento di corsi d’acqua facenti parte del demanio idrico (che continua ad essere statale, ancorché la relativa gestione sia stata attribuita alle regioni), le quali costituiscono indubbiamente modalità di occupazione dello spazio sovrastante l’alveo, comporta la conseguente esenzione delle opere... _OMISSIS_ ...che tramite esse venga a costituirsi una servitù coattiva) dal pagamento di qualsiasi canone o indennità»; «gli articoli 59 e 60 del RD 09.05.1912, n. 1447, che escludono il pagamento di canoni o indennizzi in caso di attraversamento di fiumi o simili con opere ferroviarie, sono tuttora applicabili e vigenti, pertanto la costruzione di un ponte ferroviario non è soggetta al pagamento dei canoni demaniali». Peraltro, ed in stretta applicazione della lettera della legge, «l’art. 60 del R.D. n. 1477/1912 pone, con riguardo agli alvei dei corsi d’acqua, una presunzione di improduttività che deve essere superata mediante prova contraria dalla parte interessata».

Infine, le Sezioni Unite della Cassazione, in uno con quanto già affermato in tema di canoni per le concessioni demaniali marittime e della legge n. 296/2006, hanno affermato che «la variazione dei criteri di calcolo dei canoni dovuti dai concessionari di ... _OMISSIS_ ... in particolare di beni appartenenti al demanio idrico, non è frutto di una decisione improvvisa ed arbitraria del legislatore, ma si inserisce in una precisa linea evolutiva della disciplina dell’utilizzazione dei beni demaniali. Alla vecchia concezione, statica e legata ad una valutazione tabellare e astratta del valore del bene, si è progressivamente sostituita un’altra, tendente ad avvicinare i valori di tali beni a quelli di mercato, sulla base cioè delle potenzialità degli stessi di produrre reddito in un contesto specifico».



2. Le acque minerali e termali.

Fatta questa doverosa disamina del demanio idrico in generale, occorre ora soffermarci sulla disciplina più specifica relativa alle acque minerali e termali.

Occorre fin da subito sottolineare come l’art. 1 della legge n. 36/1994 afferma testualmente che «le acque termali, minerali e per uso geotermico sono disciplinate d... _OMISSIS_ ...uo;: da ciò discende che le acque minerali e termali sono considerate una «merce», come tale destinata al consumo (a seguito di imbottigliamento e sfruttamento commerciale, nel caso delle acque minerali) o all’utilizzo di massa (tramite la creazione di apposite strutture per la fruizione, come nel caso delle acque termali).

In entrambi i casi tali attività sono comunque sottoposte a uno specifico regime autorizzatorio e concessorio.

Il canone per la concessione di acque minerali afferisce «ad un rapporto avente ad oggetto lo sfruttamento economico di un bene pubblico che assume caratteristiche ibride: autoritative e pubblicistiche, quanto alla previsione e fissazione di un adeguato canone; pattizie e privatistiche, quanto alla possibile esistenza di regole negoziali accessive al provvedimento concessorio».

In particolare, il R.D. n. 1443/1927 impone al titolare di una concessione mineraria ... _OMISSIS_ ...rtato alla superficie dell’area oggetto della concessione (canone superficiario).

Anche la Corte Costituzionale ha avvalorato il principio dell’onerosità della concessione e quello della proporzionalità del canone all’effettiva entità dello sfruttamento delle risorse pubbliche che la concessione comporta e all’utilità economica che il concessionario ne ricava, la cui competenza è – come abbiamo visto poc’anzi – demandata alle regioni. Da ciò peraltro discende che la modalità di calcolo e la periodicità di corresponsione del canone variano sensibilmente da una regione all’altra, stante la potestà regionale di disciplinare, tra le altre cose, anche il regime dei canoni.

Per il calcolo del canone periodico sono generalmente individuati uno o più parametri e, per ciascuno di essi, un canone unitario o percentuale corrispondente. I parametri adottati vanno dall’estensione della superficie conc... _OMISSIS_ ...ità di acqua emunta, fino al fatturato conseguito dal concessionario, nel caso delle concessioni termali. Peraltro, «qualora la normativa regionale preveda che il canone per la concessione di acque termali sia determinato applicando una determinata aliquota sul fatturato annuo delle aziende termali, occorre escludere dalla base di calcolo il ricavato di quelle attività che nemmeno indirettamente risultano essere collegate alla gestione delle terme, mentre sono comprese tutte quelle prestazioni erogate, in termini di cure termali e prestazioni accessorie, nei confronti dei pazienti e degli accompagnatori degli stessi, che pur non essendo esenti rientrano comunque nel novero dell’attività propria delle “aziende termali” e che, quindi, dovranno essere puntualmente individuate per l’imposizione del canone de quo».

Le Regioni possono legittimamente prevedere che il canone per la concessione di acque minerali sia determinato n... _OMISSIS_ ...squo;estensione della superficie della concessione, ma in proporzione all’acqua imbottigliata o emunta.

Ulteriori elementi di variabilità del canone dipendono da specifiche condizioni di agevolazione, in termini di riduzione dei canoni, sulla base di criteri di premialità ambientali (imbottigliamento in vetro, imbottigliamento in vetro con raccolta dei vuoti, certificazioni ambientali, smaltimento rifiuti, contenimento dell’inquinamento ambientale), premialità sociali (salvaguardia dei livelli occupazionali, ubicazione delle attività in zone socialmente svantaggiate) e premialità di qualità (certificazione di qualità conseguite dalle aziende concessionarie).

Dall’analisi delle discipline regionali possiamo in ogni caso evincere come sia sempre previsto un c.d. diritto superficiario proporzionale annuo, ovvero un parametro legato all’estensione della superficie demaniale concessa al concessionario (come peraltro ... _OMISSIS_ ...l R.D. n. 1443/1927 citato infra) e, in alcuni casi, anche una esenzione dal pagamento del canone concessorio legata a profili di premialità ambientale.

In conclusione, non esiste pertanto una disciplina unitaria relativa al canone concessorio per le acque minerali e termali, essendo ampia la discrezionalità delle regioni in materia.