Applicabilità della sentenza 181 ai rapporti in corso

In base ai principi generali la sentenza della Corte si applica ai giudizi di determinazione dell’indennità di espropriazione ancora in corso.

Come affermato dalla Cassazione in occasione della declaratoria di incostituzionalità dell’art. 5-bis della L. 359 del 1992, pronunciata dalla sentenza n. 348 del 2007 della Corte Costituzionale, la sentenza dichiarativa dell’illegittimità costituzionale si traduce in un ordine rivolto, tra l’altro, ai giudici di non applicare più la norma illegittima: ciò significa che gli effetti della sentenza di accoglimento non riguardano soltanto i rapporti che sorgeranno in futuro, ma anche quelli che sono sorti in passato, purché non si tratti di rapporti esauriti.

Le sentenze di accoglimento di una questione di legittimità costituzionale pronunciate dalla Corte Costituzionale hanno, infatti, effetto retroattivo, in quanto connesse a una dichiarazione di illegittimità che inficia fin da... _OMISSIS_ ...e la dichiarazione colpita, con l’unico limite delle situazioni già consolidate, attraverso quegli eventi che l’ordinamento riconosce idonei a produrre tale effetto, tra i quali si collocano non solo la sentenza passata in giudicato (e l’atto amministrativo non più impugnabile), ma anche altri fatti rilevanti sul piano sostanziale o processuale, quali, ad esempio, la prescrizione e la decadenza[1].

La regola vale anche per i giudizi di rinvio a seguito di Cassazione e non trova deroga nemmeno qualora su alcuni punti della controversia relativa alla indennità di espropriazione si sia formato un giudicato.

Fin dal pronunciamento delle Sezioni unite del 1994 (Cass. 22-11-1994, n. 9872), infatti, la Corte Suprema ha ritenuto che, non potendosi formare giudicato interno sulla questione della normativa applicabile ad un rapporto, ed essendo la determinazione dell’indennità di espropriazione connessa a criteri a fattispecie ... _OMISSIS_ ...ui è impossibile la separazione tra profili di fatto e di diritto, la disciplina posta dall’art. 5-bis l. 8 agosto 1992 n. 359 è applicabile ex officio in cassazione, anche se i motivi di impugnazione attenessero genericamente al quantum dell’indennità, senza investire l’individuazione della legge regolatrice del rapporto espropriativo.

Non è semplice stabilire quando l’operatività della sentenza possa essere invocata anche al di fuori dei giudizi pendenti.

Ci si deve chiedere se la dichiarazione di incostituzionalità dei criteri indennitari sulla base dei quali siano stati stipulati accordi bonari valga ad invalidare la pattuizione del corrispettivo ed a sostituirla con l’ammontare dell’indennizzo determinato ex lege sulla base dei parametri vigenti prima della entrata in vigore della norma dichiarata incostituzionale.

Una vicenda simile era accaduta dopo l’annullamento da parte della... _OMISSIS_ ...del 1980 della Consulta delle norme sul VAM. Qui la Cassazione aveva stabilito che il proprietario del fondo espropriato che, nell’ambito di una procedura ablativa abbia convenuto, a norma dell’art. 12 della L. 865 del 1971, la cessione volontaria del bene per un corrispettivo determinato, salvo conguaglio sulla base dei criteri indennitari provvisori di cui alla L. 385 del 1980, ha diritto a seguito della declaratoria di incostituzionalità di tali criteri ad ottenere l’equivalente del prezzo di mercato del bene ceduto, in applicazione dell’art. 39 della L. 2359 del 1865, considerato che il suddetto patto non integra una mera espressione di autonomia contrattuale, ma si inserisce in un contratto pubblicistico in cui il corrispettivo del trasferimento volontario si correla in modo vincolato ai parametri legali relativi alla determinazione della indennità espropriativa (Cass. 13/09/2006 n. 19656).

Tuttavia, tale giurisprudenza era leg... _OMISSIS_ ...arità delle vicende successive al venir meno del criterio del VAM per i suoli edificabili e, in particolare, al fatto che i patti stipulati in base alla L. 385 del 1980, emanata per far sì che detto criterio potesse avere ancora un’applicazione transitoria (e anche essa dichiarata incostituzionale), prevedeva che le cessioni bonarie effettuate prendendo a riferimento il valore agricolo medio dovessero contenere la clausola “salvo conguaglio”, consentendo, quindi, già per via negoziale, l’integrazione del contratto con la normativa successivamente applicabile (vuoi per intervento del legislatore vuoi in forza di interventi della Corte Costituzionale).

Diversamente da quanto accadde allora le cessioni bonarie di terreni non edificabili stipulate negli anni più recenti in base al VAM non contengono la clausola salvo conguaglio.

Appare, perciò, più agevolmente applicabile a queste cessioni l’orientamento seco... _OMISSIS_ ...;atto negoziale con il quale i ricorrenti hanno accettato l’indennità di espropriazione offerta conserva la sua validità, anche se è venuta meno la norma giuridica vigente nel momento in cui essi si erano determinati a compierlo[2].

La cessione bonaria, infatti, una volta stipulata ed eseguita da ambo le parti esaurisce i suoi effetti e non può più essere rimessa in discussione in caso di sopravvenuta dichiarazione di incostituzionalità di una norma che ne regolava il contenuto, rifiutando la dottrina prevalente la categoria della cd. nullità sopravvenuta[3].

Sulla base degli stessi criteri deve essere risolta la questione degli effetti della sopravvenuta declaratoria di incostituzionalità in ordine agli accordi relativi all’accettazione dell’indennità provvisoria offerta dall’amministrazione.

La rideterminazione dell’indennizzo dovrà essere, invece, effettuata nei casi in cui l’indennità no... _OMISSIS_ ...ettata con conseguente deposito presso la Cassa depositi e prestiti.

In caso di mancata accettazione, il credito indennitario potrà considerarsi insensibile alla sopravvenuta declaratoria di incostituzionalità solo nel caso in cui sia stata determinata l’indennità definitiva, per ipotesi, con il valore agricolo medio anziché con il valore agricolo effettivo, e siano trascorsi i termini per la sua impugnazione innanzi alla Corte d’Appello.