La fascia di rispetto stradale, autostradale e ferroviaria

1. Le fonti normative.

La prima legge che cercò di mettere un freno all’edificazione intorno alle strade è stata la c.d. Legge ponte, che introdusse l’art. 41 septies alla legge n. 1150/1942, che – al di fuori dei centri abitati – prevedeva l’osservanza di «distanze minime a protezione del nastro stradale, misurate a partire dal ciglio della strada», da stabilirsi con decreto interministeriale.

In effetti il D.M. n. 1404/1968 ha attuato la predetta previsione, stabilendo le relative distanze e definendo, all’art. 2, il ciglio della strada, quale «linea di limite della sede o piattaforma stradale comprendente tutte le sedi viabili, sia veicolari che pedonali, ivi incluse le banchine od altre strutture laterali alle predette sedi quando queste siano transitabili, nonché le strutture di delimitazione non transitabili (parapetti, arginelle e simili)».

A cercare di mettere... _OMISSIS_ ...ealtà il Codice della Strada, che all’art. 16 prevede le «fasce di rispetto in rettilineo ed aree di visibilità nelle intersezioni fuori dai centri abitati», mentre all’art. 18 prevede le «fasce di rispetto ed aree di visibilità nei centri abitati», unitamente al Regolamento di esecuzione, e segnatamente gli artt. 26 e 28.

Meritano ancora un cenno le disposizioni di cui all’art. 879 c.c., il quale, al comma 2 prevede testualmente che «alle costruzioni che si fanno in confine con le piazze e le vie pubbliche non si applicano le norme relative alle distanze, ma devono osservarsi le leggi e i regolamenti che le riguardano» e all’art. 905, ultimo comma c.c., il quale afferma che «il divieto di apertura di vedute e costruzioni di balconi, cessa allorquando tra i due fondi vicini vi è una via pubblica». Vedremo infra come la giurisprudenza abbia interpretato queste disposizioni normative.
... _OMISSIS_ ...n riguardo alla fascia di rispetto ferroviario, si segnala il d.P.R. n. 753/1980, in particolare l’art. 49 che prevede come «lungo i tracciati delle linee ferroviarie è vietato costruire, ricostruire o ampliare edifici o manufatti di qualsiasi specie ad una distanza, da misurarsi in proiezione orizzontale, minore di metri trenta dal limite della zona di occupazione della più vicina rotaia».


2. La natura della fascia di rispetto stradale e autostradale.

Anche le fasce di rispetto di cui stiamo trattando nella presente sezione sono foriere di un vincolo di inedificabilità di tipo assoluto.

In giurisprudenza, si è puntualizzato in prima battuta che «il vincolo legale della fascia di rispetto presuppone l’esistenza del nastro stradale dal quale mantenere la distanza: esso non può sorgere prima della strada (almeno non in forza della sola legge), poiché in questo modo si imporrebbe un distacco... _OMISSIS_ ...che ancora non esiste e che, una volta che sia realizzata l’infrastruttura, può ben accadere sia diverso da quello già tracciato eventualmente in progetto».

Inoltre, si ritiene da sempre che «il vincolo imposto sulle aree site nella fascia di rispetto stradale o autostradale è di inedificabilità assoluta traducendosi in un divieto assoluto di costruire che rende inedificabili le aree site nella fascia di rispetto, indipendentemente dalle caratteristiche dell’opera realizzata e dalla necessità di accertamento in concreto dei connessi rischi per la circolazione stradale». Al pari della fascia di rispetto cimiteriale, si afferma che «le fasce di rispetto stradali non costituiscono vincoli urbanistici, bensì misure imposte a tutela della sicurezza stradale, le quali, anche nell’ipotesi della loro mancata recezione nella strumentazione urbanistica primaria di competenza comunale, comunque prevalgono sulle previsi... _OMISSIS_ ...quo;ultima eventualmente difformi», trattandosi di un vincolo non espropriativo, bensì conformativo, in quanto «ha il solo effetto di imporre alla proprietà l’obbligo di conformarsi alla destinazione impressa a tutela della sicurezza stradale».

Nessun margine di discrezionalità (né financo di azione) è lasciato agli enti pubblici territoriali: «in tema di fasce di rispetto stradale, l’unica normativa applicabile è quella statale, dato che si tratta di materia inerente alla sicurezza della circolazione su tutto il territorio nazionale».

Recentemente, il T.A.R. Toscana ha invero – condivisibilmente – affermato che «il vincolo di inedificabilità derivante dalla fascia di rispetto stradale non va inteso restrittivamente, e cioè al solo scopo di prevenire ostacoli materiali suscettibili di pregiudicare la sicurezza del traffico, ma deve essere correlato alla più ampia esigenza di... _OMISSIS_ ... fascia di rispetto utilizzabile per finalità di interesse generale, ossia, ad esempio, per rendere possibili l’esecuzione dei lavori, l’impianto dei cantieri, il deposito di materiali e la realizzazione di opere accessorie senza le limitazioni causate dalla presenza di costruzioni. Pertanto il suddetto vincolo è incompatibile con ogni manufatto che alteri lo stato dei luoghi e che sia destinato a soddisfare esigenze costanti nel tempo a prescindere dai materiali utilizzati e dalle tecniche costruttive impiegate», derivandone, come conseguenza, che «la distanza minima entro cui opera il divieto di edificabilità assoluto e inderogabile nell’ambito della fascia di rispetto autostradale è volta ad assicurare il prioritario interesse pubblico alla sicurezza del traffico e all’incolumità delle persone oltre ad assicurare l’esecuzione di lavori di manutenzione, la realizzazione di opere accessorie e di ampliamento della sede stradale c... _OMISSIS_ ...pediti dalla presenza di edificazioni e/o manufatti prossimi alla sede stradale».

In altre parole, la fascia di rispetto stradale ed autostradale ha lo scopo precipuo non solo di salvaguardare i beni demaniali in oggetto, ma anche (e, a parere di chi scrive, corroborate dalla giurisprudenza in materia, soprattutto) di salvaguardare l’interesse pubblico alla circolazione stradale (si pensi ai cantieri che flagellano le nostre autostrade da tempo immemore) e alla pubblica sicurezza: ne deriva che «la ratio sottesa al divieto di costruire che connota in linea generale le fasce di rispetto ai sensi degli artt. 3, punto 22, 16 e 17 del Codice della Strada e degli artt. 26 e 28 del relativo regolamento di attuazione consiste nell’evitare pregiudizi alla sicurezza del traffico e all’incolumità delle persone; di prevenire la realizzazione di ostacoli materiali suscettibili di impedire future modifiche del tracciato o il diverso utiliz... _OMISSIS_ ...; di assicurare all’occorrenza una superficie utilizzabile dal concessionario per l’esecuzione di lavori, per l’impianto dei cantieri, per il deposito di materiali e per la realizzazione di opere accessorie: il tutto, dunque, senza i limiti connessi alla presenza di costruzioni», che andrebbero senz’altro a rendere difficoltose le eventuali migliorie da apporre alla sede stradale in sé considerata.

Peraltro, la necessità di un’imposizione ex lege della fascia di rispetto stradale ed autostradale è strettamente connessa alla ratio della disciplina che abbiamo appena individuato: secondo la giurisprudenza amministrativa di merito, infatti, «la distanza minima di mt. 30 all’interno dei centri abitati oppure nelle aree fabbricabili fuori, entro cui opera il divieto di edificabilità assoluto e inderogabile nell’ambito della fascia di rispetto autostradale, è volta ad assicurare il prioritario interesse pubbl... _OMISSIS_ ...zza del traffico e all’incolumità delle persone oltre ad assicurare l’esecuzione di lavori di manutenzione, la realizzazione di opere accessorie e di ampliamento della sede stradale che sarebbero impediti dalla presenza di edificazioni e/o manufatti prossimi alla sede stradale; ed al riguardo va fatto riferimento ad un ampio concetto di capacità manutentiva, attinente alla sicurezza e fluidità della circolazione, che non si presta ad essere valutata caso per caso per l’impossibilità di prevedere future evenienze».

Ne deriva per vero che, se da un lato – come abbiamo visto – la fascia di rispetto risponde a finalità di interesse generale, dall’altro «non impedisce edificazioni strumentali alla viabilità come gli impianti di distribuzione dei carburanti»; ciò in quanto «l’esegesi combinata degli artt. 16, 17 e 18, del Codice della Strada e degli artt. 26, 27 e 28, del d.P.R. n. 495/1992, insie... _OMISSIS_ ...t. 2, comma 3 del D.lgs. n. 32/1998, in materia di distanze stradali e autostradali, porta a consentire nelle fasce di rispetto quell’attività edificatoria di complemento o necessaria alla più agevole circolazione degli autoveicoli».


3. La fascia di rispetto e il codice civile.

Abbiamo accennato nel paragrafo introduttivo della presente sezione all’esistenza della disposizione di cui all’art. 879, comma 2 c.c., che prevede come «alle costruzioni che si fanno in confine con le piazze e le vie pubbliche non si applicano le norme relative alle distanze, ma devono osservarsi le leggi e i regolamenti che le riguardano».

Per vero, tale disposizione costituisce una chiara deroga al regime delle distanze minime fra le costruzioni come stabilite dagli artt. 873 e segg. c.c.

La giurisprudenza ha interpretato questa deroga nel senso che «in presenza di una strada pubblica n... _OMISSIS_ ...quo;esigenza di tutelare un diritto soggettivo privato, quanto quella di perseguire il preminente interesse pubblico ad un ordinato sviluppo urbanistico, che trova la sua disciplina esclusivamente nelle leggi e nei regolamenti urbanistico-edilizi»; inoltre e nello stesso senso, «le disposizioni di legge e regolamentari, tra le quali il codice della strada ed il relativo regolamento di esecuzione, cui rinvia l’art. 879 c.c., comma 2, per il caso delle costruzioni in confine con le piazze e le vie pubbliche, non sono dirette alla regolamentazione dei rapporti di vicinato ed alla tutela della proprietà, ma alla protezione di interessi pubblici, con particolare riferimento alla sicurezza della circolazione stradale; per cui è insussistente un diritto soggettivo di dar luogo a tutela ripristinatoria». Ne discende che «per l’accoglimento della domanda di riduzione in pristino proposta dal proprietario danneggiato dalla violazione delle ... _OMISSIS_ ...tanze fra costruzioni contenute in leggi speciali e regolamenti edilizi locali è necessario che le norme violate abbiano carattere integrativo delle disposizioni del codice civile sui rapporti di vicinato, siccome disciplinanti la stessa materia e da esse (artt. 872 e 873 c.c.) richiamate, e che si tratti di costruzioni soggette all’obbligo delle distanze e quindi non confinanti con vie o piazze pubbliche (art. 879 c.c., comma 2); resta pertanto esclusa la riduzione in pristino se tra i fabbricati siano interposte strade pubbliche, ancorché la norma edilizia locale applicabile (integrativa di quelle del codice civile) prescriva che la distanza minima prevista debba essere osservata anche nel caso che tra i fabbricati siano interposte aree pubbliche».

Ed ancora, «il comma 2 dell’art. 879 c.c. ha portata generale ed esclude (in assenza di normative locali) che il fabbricato confinante con sole strade e piazze possa violare le distanze... _OMISSIS_ ...quo;.

Peraltro, secondo il Consiglio di Stato, «i distacchi tra edifici e degli edifici dalla viabilità sono posti a tutela di esigenze igienico – sanitarie ed a tutela della vivibilità degli alloggi, sicché non rileva di chi sia la proprietà della strada liberamente accessibile a tutti i cittadini», di talché «l’art. 879, comma 2, c.c. in materia di distanze, esplicitamente riferito al caso di due fondi privati separati da via pubblica, è a fortiori applicabile quando la costruzione (quale un’edicola realizzata sul marciapiede) è edificata su suolo pubblico».

Con riguardo alla disposizione di cui all’art. 905 c.c., si segnala – anche in questo caso – che la deroga può (rectius, deve) riguardare una strada considerata come pubblica. E così, la Corte di Cassazione ha sostenuto che «la qualificazione di una strada come pubblica, ai fini dell’esonero dal rispetto del... _OMISSIS_ ...l’apertura di vedute dirette e balconi, esige che la sua destinazione all’uso pubblico risulti da un titolo legale, che può essere costituito non solo da un provvedimento dell’autorità o da una convenzione con il privato, ma anche dall’usucapione, ove risulti dimostrato l’uso protratto del bene privato da parte della collettività per il tempo necessario all’acquisto del relativo diritto, restando peraltro escluso che, a tal fine, rilevi un uso limitato ad un gruppo ristretto di persone che utilizzino il bene uti singuli, essendo ne...