Clausole e quietanze rinunziative contenute negli atti di cessione

Gli atti di cessione contengono generalmente clausole e quietanze satisfattive e rinunziative, di cui è opportuno approfondire la portata.

Il Consiglio di Stato (6239/2004) ha avuto modo di affermare che qualora i termini per il completamento della procedura siano scaduti senza il trasferimento della proprietà, e vi sia stata l’irreversibile trasformazione del bene, la dichiarazione di “non avere null’altro a pretendere a qualsiasi titolo”, e simili, contenuta nell’accordo sull’indennità, impedisce ai proprietari di far valere future pretese risarcitorie qualora sia effettuata nel contesto di un accordo di natura transattiva (in presenza cioè di res controversa e res dubia), o contestualmente al pagamento dell’indennità.

Il ragionamento del Consiglio di Stato trae le mosse dall’orientamento costante della Suprema Corte (CASS 19673/2006, 6968/2002, 12704/2001) secondo cui non è configurabile in... _OMISSIS_ ...o che abbia concluso l’accordo di cessione un diritto ad essere espropriato, né un interesse alla forma in cui si attua il trasferimento (decreto di esproprio o atto di cessione), ma solo un diritto a ricevere un’indennità nella misura concordata quando l’esproprio abbia luogo, con le dovute maggiorazioni previste per l’accettazione; mentre, se il procedimento non si conclude con l’espropriazione, viene meno l’efficacia dell’accordo tra il proprietario e l’espropriante sull’ammontare dell’indennità; l’accordo cioè « viene a caducarsi e a perdere di efficacia ove il procedimento non si concluda con il negozio di cessione o con il decreto di esproprio, poiché la pretesa del privato viene allora a trovare titolo risarcitorio nel danno ingiusto, conseguente alla sopraggiunta perdita della proprietà del bene per effetto della occupazione di esso divenuta illegittima e della sua radicale ed irreversibile t... _OMISSIS_ ...er la costruzione dell’opera pubblica (Cass. 22 marzo 1994, n.2738).

Questo subprocedimento porta alla percezione della indennità solo a seguito del compimento del procedimento espropriativo, tanto che si dice che l’espropriante che lo abbia iniziato non è obbligato per legge a completarlo, e, per converso, non è configurabile in capo al privato che abbia concluso tale accordo un diritto ad essere espropriato, ma soltanto un diritto a ricevere una indennità nella misura concordata se e quando l’esproprio abbia luogo, mentre, al contrario, se il procedimento non si conclude con la espropriazione, viene meno la efficacia del suddetto accordo (Cass. 18 ottobre 2001, n.12704). » (6239 cit.).

In altre parole, l’accordo di cessione è vincolante per l’espropriando purché entro il termine per il completamento delle espropriazioni sia conseguito il trasferimento del diritto, indipendentemente se ciò avvenga median... _OMISSIS_ ... di cessione volontaria o il decreto di esproprio (TAR NA 14186/2004).

Le ragioni di questo orientamento sono facilmente comprensibili.

La scadenza del termine di pubblica utilità farebbe infatti venir meno l’effetto vincolante dell’accordo di cessione perché un atto di cessione stipulato successivamente alla sua scadenza sarebbe privo di causa. Inoltre, un atto di cessione stipulato successivamente alla scadenza dell’occupazione legittima, ad irreversibile trasformazione del bene avvenuta, sarebbe illecito per mancanza di oggetto per essersi già automaticamente trasferito il diritto in capo all’ente occupante (aderendo alla tesi dell’occupazione appropriativa, tesi tuttavia in corso di superamento).

La ratio è evidente anche limitandosi a considerare la questione dal punto di vista soggettivo del processo di formazione del volere dell’espropriando: la decisione di addivenire al trasferiment... _OMISSIS_ ... condizioni economiche viene infatti a maturarsi in un contesto di fatto e di diritto ben preciso, poggiante sulla consapevolezza della sussistenza di una regolare procedura espropriativa che è causa della necessità del trasferimento medesimo e delle modalità di quantificazione del corrispettivo; se essa procedura non può più essere condotta a termine perché è cessato il potere ablatorio in capo all’ente, vengono meno le condizioni che hanno contribuito a determinare la volontà negoziale della parte.

E’ infatti del tutto evidente che il proprietario non si acconcerebbe al medesimo accordo se sapesse che all’amministrazione manca la possibilità di espropriarlo coattivamente, o che non è tenuta a sottostare ai limiti dei criteri indennitari nel quantificare il corrispettivo, ed è logico che nel momento in cui vengano meno le condizioni che hanno determinato la volontà a cedere il bene, rimangano travolti anche gli impegni assunti nel presu... _OMISSIS_ ...ro esistenza.

Pertanto, « l’intervenuta accettazione dell’indennità provvisoria di espropriazione, avvenuta in costanza di occupazione legittima, non impedisce la valida proposizione dell’azione risarcitoria, una volta che il periodo di occupazione legittima sia scaduto senza che la P.A. abbia emesso il decreto di esproprio, considerato che l’accordo sull’indennità di espropriazione non ha alcun effetto traslativo della proprietà del bene, inserendosi quale atto integrativo nel procedimento, ma condizionato alla sua conclusione mediante cessione volontaria ovvero emanazione del decreto di esproprio, di guisa che, qualora tali condizioni vengano a mancare, l’accordo rimane caducato e privo di alcun effetto giuridico, pertanto l’obbligo della P.A. trova il suo momento genetico in una fattispecie risarcitoria » (TAR CT 51/2004).

Il Consiglio di Stato, tuttavia, aggiunge che i principi anzi ... _OMISSIS_ ...gono se l’accordo sul corrispettivo dell’esproprio si inquadra in un contesto transattivo o rinunziativo: « deve pertanto, nella suddetta materia, distinguersi tra l’accordo tra proprietario del bene e la p.a. sull’ammontare dell’indennità, che perde di efficacia ove il procedimento non si concluda con il negozio di cessione o con il decreto di esproprio (che nella specie, secondo il tenore dell’atto di appello, sarebbe inutiliter datum, per scadenza dei termini della dichiarazione di pubblica utilità), dalla ipotesi di un vero e proprio accordo, di natura transattiva (in effetti il richiamo alla valenza transattiva va limitato alle ipotesi nelle quali sussistano la res controversa e la res dubia, come nel caso della sentenza Cassazione n.6968/2002, nel quale si pone fine ad una lite, come non è nel caso in esame) o, preferibilmente, rinunziativa, con il quale il privato, nel ricevere ulteriori somme di danaro, dichiari di non a... _OMISSIS_ ...;altro a pretendere nei confronti dell’espropriante; tale ultimo accordo non perde efficacia ove il procedimento espropriativo non si concluda nei termini, e, in caso di irreversibile e radicale trasformazione del bene per intervenuta realizzazione dell’opera pubblica, deve escludersi che il suddetto privato possa agire per ottenere il risarcimento del danno conseguente alla perdita della proprietà a seguito della intervenuta accessione invertita.

Si ribadisce, pertanto, che il mero accordo sulla indennità di esproprio, subordinato alla fine legittima della procedura, se resta tale, non contiene né obblighi a disporre, né con esso si dispone (anche con rinunzia) immediatamente di diritti. Tale accordo non è pertanto in alcun modo assimilabile ad un preliminare contenente l’obbligo di prestare il consenso.

Quando, tuttavia, il concordamento della espropriazione contenga un quid pluris, perché si accompagna al pagamento e... _OMISSIS_ ...anza, e alla dichiarazione di non avere null’altro a pretendere per quel titolo, l’interprete si deve porre il problema dell’effettivo valore da attribuire a tale accordo e in che limiti si possa richiamare la giurisprudenza che riguarda i casi in cui si è realizzata una mera amichevole determinazione della indennità, che esplica i suoi effetti solo quando il procedimento espropriativo segue il suo corso, mentre non esplica alcun effetto quando il procedimento non venga concluso e la pretesa risarcitoria del privato tragga origine dalla vicenda ablativa dell’accessione invertita.

Ad opinione del Collegio, deve tenersi certamente conto del fatto dell’avvenuto pagamento della indennità di espropriazione, in un quadro normativo che non prevede alcun procedimento o subprocedimento che consenta la concreta percezione di tale indennità senza alcun riverbero sulla vicenda ablativa, così come deve tenersi conto della dichiara... _OMISSIS_ ...e liberatoria resa dai proprietari nei confronti della controparte, in relazione alle future situazioni soggettive, nella quale non può non rilevarsi una dichiarazione di rinunzia a pretese future, comprese quelle risarcitorie.

Né può ritenersi che i proprietari non possano rinunciare preventivamente al diritto al risarcimento non ancora sorto (in tal senso Cassazione civile, sezione I, 14 maggio 2002, n.6968), ben essendo ammissibile la disponibilità di situazioni soggettive di tipo economico non ancora sorte nel patrimonio dei soggetti, con le sole limitazioni previste dal sistema (come si argomenta dal complesso degli artt. 458, 692, 771, 1348, 1472, 2331, 2823 c.c.). Nella specie, si è in presenza di un accordo, nel quale si è dichiarato di non avere null’altro a pretendere, e al quale è seguito l’effettivo pagamento, seppure non possa dirsi che a tale accordo vada fatta risalire la efficacia traslativa ex art. 1376 c.c.; deve osservarsi c... _OMISSIS_ ...nto si è comunque concluso con il decreto di esproprio, che non è stato impugnato ».

L’argomentazione sostenuta dal Consiglio di Stato appare senz’altro condivisibile con riferimento alle transazioni che chiudono una controversia in cui sia messa in discussione la legittimità della procedura espropriativa: l’eventualità o la convinzione stessa dell’illegittimità della procedura fa parte della rappresentazione della realtà che ha contribuito a determinare la volontà negoziale del proprietario, e non vi è dunque alcun motivo per non attribuire a tale transazione un carattere definitivo ed irrevocabile, rimanendo la parte successivamente inibita ad introdurre giudizi radicati sull’illegittimità dalla quale ha tratto origine la transazione.

Peraltro l’accettazione dell’indennità in sé e per sé considerata, senza ulteriori clausole specifiche ed espresse, non ha, in via generale, carattere transatti... _OMISSIS_ ...vo: l’accettazione dell’indennità di esproprio non vale infatti a formare acquiescenza agli atti già impugnati, né a precludere l’azionabilità di future pretese volte ad accertare l’illegittimità degli atti della procedura espropriativa e relativi atti presupposti, giacché dal suo accertamento l’interessato potrebbe conseguire l’ulteriore utilità, rispetto all’indennità di esproprio, del diritto al risarcimento dei danni o anche, nel caso della cd. occupazione usurpativa, alla restituzione dei beni occupati (CDS 1476/2004, TAR BS 65/2004).

Ciò detto, in ordine alle transazioni potrebbe, invece, seriamente dubitarsi che esse vadano a precludere la possibilità per il proprietario di far valere illegittimità diverse e nuove rispetto a quelle che hanno originato il contenzioso chiuso con la transazione.

E soprattutto i dubbi sorgono quando la clausola rinunziativa che si pretende inibitoria e preclusiva ... _OMISSIS_ ... futura azione si fonda su un mero fisiologico contraddittorio avente ad oggetto l’ordinaria indennità di esproprio nel presupposto di una normale procedura espropriativa, degenerata se del caso in occupazione illegittima successivamente alla sottoscrizione della clausola stessa, conclusa tuttavia in un momento in cui la procedura era regolare e le uniche pretese avanzabili erano quelle relative alle indennità per l’espropriazione e l’occupazione stessa.

In una situazione del genere non si può certo parlare di “transazione”, ma di normale accordo di cessione, il quale implica per sua stessa natura un effetto rinunziativo, da parte del proprietario, ad ulteriori pretese economiche.

La Cassazione si è mostrata prudente ad attribuire a dichiarazioni del tipo “di non avere altro a pretendere” con rinuncia ad ogni eventuale e successiva azione giudiziaria, una portata ulteriore rispetto alle pretese inde... _OMISSIS_ ...o esse siano effettuate prima della scadenza della dichiarazione di pubblica utilità (CASS 13217/2005).

Si consideri inoltre che quando vengono fatte firmare ai proprietari le quietanze, all’atto dell’erogazione dell’indennità, la prassi generale è quella di far sottoscrivere agli espropriandi clausole liberatorie, satisfattive e rinunziative di ogn...