La concessione di suolo pubblico in generale e di sedime stradale in particolare

Tutti i beni demaniali devono essere gestiti secondo i principi della massima economicità e della massima produttività e la competenza in ordine a tale gestione spetta alla Pubblica Amministrazione.

Occorre ancora un breve cenno sulla natura giuridica dell’uso delle cose pubbliche da parte dei cittadini.
Generalmente, si distingue tra «uso ordinario» e «uso eccezionale»: il primo si suddivide a sua volta in «uso generale» e «uso speciale».

L’uso generale ordinario è – come si intuisce dalla stessa definizione – consentito a tutti i cittadini in modo conforme alla destinazione del bene medesimo, che corrisponde allo scopo che, a sua volta, ne giustifica l’assegnazione al demanio pubblico, per favorirne il godimento a qualsiasi cittadino (si pensi ad esempio all’uso delle strade o degli aeroporti). Tale uso può essere – in alcuni casi... _OMISSIS_ ...to ad obbligazioni pecuniarie (il pedaggio autostradale).

L’uso ordinario speciale comporta pur sempre un uso conforme alla primaria destinazione del bene pubblico, ma a tale uso sono ammessi soltanto quei soggetti che sono in possesso di determinati permessi (come ad esempio la circolazione di veicoli sulle strade pubbliche, il cui peso ecceda quello normale).

L’uso eccezionale, invece, comporta un uso del bene pubblico diverso rispetto alla sua ordinaria destinazione. Attraverso questo uso, infatti, si sottrae una parte del bene pubblico all’uso ordinario della collettività per attribuirlo in godimento esclusivo a determinati soggetti in virtù dei c.d. provvedimenti di concessione.

Le concessioni, a loro volta, si dividono in due categorie, a seconda della loro natura: esistono infatti concessioni costitutive e concessioni traslative. Le prime fanno sorgere in capo al soggetto privato una situazione giuridi... _OMISSIS_ ...e seconde, invece, si trasferisce al privato un diritto o una potestà spettante originariamente alla pubblica amministrazione. Per la giurisprudenza amministrativa, «laddove venga consentito a soggetti privati l’uso di beni del demanio o del patrimonio indisponibile pubblico, il provvedimento integra una concessione c.d. costitutiva, con la permanenza di poteri autoritativi in capo alla Pubblica Amministrazione, con la conseguenza che, in questi casi, l’amministrazione ben può perseguire l’interesse pubblico al recupero dell’immobile mediante attivazione dei poteri di autotutela esecutiva, anziché tramite il ricorso agli ordinari strumenti di tutela civilistici».

In altre parole, le concessioni di beni demaniali (che – come visto – integrano un uso eccezionale del medesimo bene pubblico) possono essere definite quali provvedimenti amministrativi costitutivi di una situazione giuridica ex novo in capo al priv... _OMISSIS_ ...e fa sorgere un rapporto bilaterale denominato, appunto, rapporto concessorio.



La concessione può essere definita come un provvedimento volto a consentire a che il bene demaniale venga sottratto all’uso pubblico ordinario al fine di essere utilizzato esclusivamente dal soggetto privato che ne abbia fatto istanza.
In altre parole, con la concessione si crea un vero e proprio diritto di utilizzare un bene pubblico demaniale, accordato dalla Pubblica Amministrazione competente (proprietaria del bene), dietro il versamento di un canone periodico e con il rischio di impresa gravante sul concessionario.

Si tratta peraltro di un atto amministrativo puro, con cui la Pubblica Amministrazione consente al concessionario l’uso del bene pubblico, che per sua natura non può rientrare nella titolarità della sfera giuridica del privato cittadino.
Una definizione specifica di concessione demaniale perviene dal T.A.R... _OMISSIS_ ...a Giulia, il quale ha sostenuto che «la concessione – contratto si può definire agevolmente come un contratto di diritto pubblico, avente ad oggetto un bene demaniale e come soggetto concedente un ente pubblico e implicando una natura sostanzialmente negoziale anche se ineguale tra le parti». Ed ancora: «la concessione demaniale ha perso la connotazione di atto unilaterale, espressione di un potere autoritativo, per assumere le connotazioni di un modulo convenzionale, nel quadro di una progressiva assimilazione della concessione al contratto, con conseguente applicabilità dell’art. 1418 c.c. e ripercussione immediata sulla concessione che è causa della convenzione». Con ciò pertanto si assimila la concessione ad un contratto di diritto privato, naturalmente in condizioni di diseguaglianza formale tra le parti.

Invece, secondo il T.A.R. Umbria, «l’attribuzione al privato di un diritto di godimento su beni dema... _OMISSIS_ ...za attraverso provvedimenti unilaterali di concessione e non mediante l’impiego di contratti di diritto comune, a pena di nullità dei contratti stessi». Questa impostazione è stata recentemente confermata dal T.A.R. Lazio, il quale sostiene che «nelle concessioni amministrative il potere pubblico sussiste nel momento genetico e permane nello svolgersi del rapporto, atteso che, nel momento funzionale, costituisce la finalità cui tendono, per il tramite degli atti assunti, sia l’amministrazione che il privato».
Il punto di vista è differente, ma il T.A.R. Umbria sottolinea come non si possa qualificare un provvedimento amministrativo quale è la concessione in altro modo, tantomeno prendendo in prestito definizioni dagli istituti tipici del diritto privato, corroborato dal T.A.R. Lazio il quale afferma la sussistenza e la permanenza del potere pubblico nell’ambito dell’intero rapporto concessorio.

In realtà, vi... _OMISSIS_ ...i punti in comune tra la concessione ed il contratto di diritto comune, pur restando i due istituti completamente differenti ed afferenti a sfere giuridiche diverse (la prima attiene infatti al diritto amministrativo, il secondo al diritto civile). Possiamo comunque sostenere che la concessione è il risultato di un procedimento amministrativo, che si attiva a richiesta dell’interessato e può concludersi sia in senso positivo sia in senso negativo per l’aspirante concessionario. Nello stesso senso, si è recentemente pronunciato il T.A.R. Puglia, secondo il quale «la concessione demaniale è un atto amministrativo che acquista giuridica esistenza ed efficacia solo se emesso nella forma che documentalmente la individua; essa non ammette equipollenti e non può essere surrogata da manifestazioni di consenso od omissione di dissenso, se non nei casi espressamente e tassativamente previsti dalla legge».

Il procedimento per il rilascio di un... _OMISSIS_ ...vviene «ad impulso»: tale procedimento amministrativo inizia il suo corso solo con la presentazione di una specifica istanza fatta da un privato cittadino, a cui segue la fase dell’istruttoria. Come detto poc’anzi, il procedimento può avere esito positivo, con l’emissione del provvedimento di concessione, ovvero negativo, con il diniego della concessione medesima.

La giurisprudenza ha affermato in tal senso che «la scelta dell’amministrazione di mantenere l’uso pubblico di un determinato bene demaniale, pur in presenza di una domanda di concessione, non deve essere fondata su particolari motivazioni, motivazioni che invece sono necessarie e doverose allorquando l’amministrazione concede a privati il bene demaniale, sottraendolo per ciò stesso all’uso generale, dovendosi esternare le ragioni che inducono a ritenere la destinazione ad un uso singolare ed eccezionale, diverso da quello istituzionale... _OMISSIS_ ... non pregiudizievole per l’interesse generale»: in altre parole, mentre il diniego di concessione non deve contenere alcuna specifica motivazione, essendo semplicemente sufficiente l’esigenza di salvaguardia dell’interesse pubblico, il rilascio della concessione deve invece essere caratterizzato da una puntuale motivazione.

Infine, posto che il diniego di concessione è una legittima espressione del potere ampiamente discrezionale spettante all’amministrazione, in tutte le ipotesi in cui quest’ultima ravvisi la sussistenza di un interesse pubblico contrario al rilascio, si ritiene che l’esercizio di tale potere sia sindacabile da parte del giudice amministrativo solamente sotto il profilo della logicità e congruenza.



L’occupazione della sede stradale nel codice della strada.


È il codice della strada a fornire un’ampia disamina dell’occupazione... _OMISSIS_ ...lico.
L’art. 14, comma 2 del suddetto codice, tra i poteri degli enti proprietari delle strade elenca anche quello relativo «a) al rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni di cui al presente titolo; b) all’accertamento delle violazioni alle disposizioni di cui al presente titolo e alle altre norme ad esso attinenti, nonché alle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni e nelle concessioni. Per le strade in concessione i poteri e i compiti dell’ente proprietario della strada previsti dal presente codice sono esercitati dal concessionario, salvo che sia diversamente stabilito». In altre parole, i concedenti sono gli enti proprietari delle strade, che hanno altresì il compito di vigilare circa il rispetto delle prescrizioni contenute nell’atto di concessione da parte del concessionario, che, come stabilito dalla legge, si sostituisce all’ente proprietario della strada nell’esercizio dei poteri e dei co... _OMISSIS_ ...oggetto di concessione.

Per quanto concerne la sede stradale, è l’art. 20 del codice della strada a fornire un buon punto di partenza. Tale articolo, al primo comma, infatti, afferma che «Sulle strade di tipo A), B), C) e D) è vietata ogni tipo di occupazione della sede stradale, ivi compresi fiere e mercati, con veicoli, baracche, tende e simili; sulle strade di tipo E) ed F) l’occupazione della carreggiata può essere autorizzata a condizione che venga predisposto un itinerario alternativo per il traffico ovvero, nelle zone di rilevanza storico-ambientale, a condizione che essa non determini intralcio alla circolazione». In altre parole, le autostrade, le strade extraurbane principali, le strade extraurbane secondarie e le strade urbane di scorrimento non possono essere oggetto di alcuna limitazione all’uso pubblico derivante da un provvedimento di concessione, mentre le strade urbane di quartiere e le strade locali possono e... _OMISSIS_ ...a condizione che non si intralci la circolazione e venga fornito un itinerario alternativo.
Quanto all’ubicazione di chioschi, edicole od altre installazioni, anche a carattere provvisorio, il secondo comma dell’articolo in commento prosegue affermando che questa «non è consentita, fuori dei centri abitati, sulle fasce di rispetto previste per le recinzioni dal regolamento».

Quanto invece ai centri abitati, fermo restando quanto affermato sopra in ordine alle limitazioni e ai divieti di occupazione della sede stradale, «l’occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole od altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purché in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 metri. Le occupazioni non possono comunque ricadere all’interno dei triangoli di visibilità delle intersezioni &helli... _OMISSIS_ ...di rilevanza storico-ambientale, ovvero quando sussistano particolari caratteristiche geometriche della strada, è ammessa l’occupazione dei marciapiedi a condizione che sia garantita una zona adeguata alla circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria».