La reiterazione del vincolo preordinato all'esproprio

In alternativa alla ripianificazione dell’area una volta sottoposta al vincolo, la legge individua anche la possibilità, previa adeguata motivazione, che il vincolo preordinato all’esproprio possa essere reiterato dopo la sua decadenza [37].

La reiterazione non può essere disposta senza svolgere una specifica e concreta indagine relativa alle singole aree, un’indagine finalizzata a misurare e controbilanciare le esigenze pubbliche e private [38].

In coerenza con questa disposizione si prevede che, in sede di reiterazione del vincolo, l’autorità pubblica sia tenuta ad accertare la sussistenza attuale e concreta dell’interesse pubblico tutelabile mediante l’apposizione (rectius la reiterazione) del vincolo, nonché a verificare se, in ossequio al principio di proporzionalità, non sussistano soluzioni meno pregiudizievoli per l’interesse privato sacrificabile [39].

Al di là di quest... _OMISSIS_ ...i carattere generale attinenti al corretto esercizio del potere reiterativo, la disposizione che regola la possibilità di reiterazione si presenta poco chiara e brillante [40], specie sotto il profilo motivazionale e indennitario [41].

Partendo da quest’ultimo, è bene ricordare che la disciplina di riferimento è quella prevista dall’art. 39 del d.p.r. n. 327/2001, il quale afferma che «nel caso di reiterazione di un vincolo preordinato all’esproprio o di un vincolo sostanzialmente espropriativo è dovuta al proprietario una indennità, commisurata all’entità del danno effettivamente prodotto».

Le controversie inerenti alla stima dell’indennità sono avviate con atto di citazione innanzi alla Corte d’appello nel cui distretto si trova l’area entro il termine di trenta giorni, decorrente dalla notifica dell’atto di stima [42].

La norma non stabilisce espressamente se la pr... _OMISSIS_ ...squo;indennizzo debba essere contemporanea o successiva al provvedimento che dispone la reiterazione del vincolo, sicché appare logico domandarsi se detta previsione espressa nell’atto di reiterazione sia o meno una condizione di legittimità del provvedimento reiterativo, ovvero se, in caso di risposta affermativa, la sua assenza comporti la caducazione dell’atto stesso.

Mentre il tenore letterale dell’art. 39 sembrerebbe orientato a fornire una risposta negativa al quesito, in giurisprudenza non vi sono risposte univoche.

In particolare, il testo di legge sembra orientato ad ammettere una sorta di sanatoria qualora l’indennità non fosse prevista nel provvedimento reiterativo. Si riconosce, cioè, la possibilità di procedere direttamente alla liquidazione dell’indennità purché questa avvenga entro il termine di due mesi dalla data di ricezione della domanda di pagamento corredata dall’opportuna documentazio... _OMISSIS_ ...o;indennità deve essere, poi, corrisposta entro i successivi trenta giorni, decorsi i quali sono dovuti anche gli interessi legali [44]. A tutela del privato si prevede, inoltre, che decorso il suddetto termine, questi può chiedere alla Corte d’appello di determinare l’indennità» [45].

In giurisprudenza, invece, lo scenario si palesa articolato.

Da un lato, si registrano posizioni che ritengono che la presenza dell’indennizzo nell’atto che dispone la reiterazione del vincolo sia una condizione di legittimità dell’atto stesso, sicché la sua assenza comporta la caducazione dell’intero provvedimento [46].

Sul versante opposto, invece, si hanno sentenze secondo cui l’omessa previsione del vincolo non si traduce in un vizio di legittimità dell’atto [47]. Si ascrive a questo orientamento la importante Adunanza Plenaria n. 7 del 24/5/2007 secondo la quale a seguito della reiterazi... _OMISSIS_ ...ario può attivare un procedimento amministrativo nel corso del quale egli ha l’onere di provare l’entità del danno effettivamente prodotto [48].

Esperito detto presupposto processuale il proprietario gravato dal vincolo reiterato può agire innanzi alla Corte d’appello.

Dal tenore letterale delle disposizioni che regolano la reiterazione del vincolo sarebbe preferibile il secondo orientamento dal momento che «l’art. 9, comma 4 del testo unico sugli espropri non vi fa in effetti alcun cenno, prescrivendo esclusivamente [… ] l’obbligo di specifica motivazione», mentre «l’art. 39, dal canto suo, è articolato in termini tali da presupporre una piena autonomia tra il momento autoritativo di apposizione del vincolo e quello riparatorio per equivalente» [49].

Detto questo non si deve dimenticare che in materia è sempre necessario «tener distinto il piano (sostanz... _OMISSIS_ ...sistenza del diritto dell’indennizzo […] da quello (formale-processuale) della modalità con cui il diritto può essere fatto valere» [50].

A tal fine appare persuasiva la posizione assunta dal giudice amministrativo secondo cui «il raccordo fra la pianificazione urbanistica e le previsioni di bilancio impedisce all’amministrazione di impegnare in sede di variante di reiterazione del vincolo “somme di denaro in cui è incerta la spettanza in ordine all’an e alquantum”, e ciò perché potrebbe non seguire l’approvazione regionale della variante sia perché la quantificazione richiede valutazioni di fatto rappresentabili dal solo proprietario a conclusione del procedimento di pianificazione» [51].

In definitiva, alla luce di quanto appena esposto, in giurisprudenza si ricava «la tesi che i profili riguardanti il pagamento dell’indennizzo attengono non alla legittimità della rei... _OMISSIS_ ...incolo, ma concernano questioni di carattere patrimoniale successive a tale atto» [52].

Per quanto riguarda, invece, il profilo motivazionale dell’atto di reiterazione, i punti salienti della disciplina sono dettati dal giudice amministrativo, sicché l’intera disciplina può definirsi di origine pretoria [53].

In materia si è provveduto ad enunciare «un doppio criterio ermeneutico» per verificare il grado di approfondimento della motivazione del provvedimento che dispone la reiterazione del vincolo [54].

In primis si deve distinguere a seconda del numero di volte in cui avviene la reiterazione. A tal fine il giudice amministrativo ha previsto che «laddove la reiterazione dei vincoli intervenga per la prima volta, sia possibile un rinvio per relationem, al precedente provvedimento di pianificazione; laddove, invece, ove possibile, la reiterazione dei vincoli intervenga per più di una volt... _OMISSIS_ ...è necessaria una motivazione più approfondita delle scelte della p.a.» [55].

A ciò si aggiunge un ulteriore criterio per verificare se sia sufficiente o meno una motivazione per relationem [56].

In questo caso si guarda la dimensione dell’area interessata dall’apposizione del vincolo, per cui se si ha di fronte «una pluralità di aree, nell’ambito dell’adozione di una variante generale o comunque riguardante una consistente parte del territorio» è sufficiente una motivazione per relationem [57]. Diversamente, per singole porzioni di area già incise dai vincoli decaduti è necessario una motivazione più approfondita [58].

Ebbene nel 2012 il Consiglio di Stato introduce un ulteriore elemento per valutare la legittimità della motivazione del provvedimento reiterativo stabilendo una sorta di schema logico minimo che le pubbliche amministrazioni sono tenute a seguire e composto da tre element... _OMISSIS_ ...one della necessità di realizzare un assetto urbanistico a tutela degli interessi dell’intera collettività; l’accertamento che la realizzazione del suddetto assetto possa coinvolgere aree già oggetto di vincolo e, infine, l’impraticabilità di soluzione alternative [59]

A questo punto, con la descrizione del suddetto schema logico, l’analisi può definirsi conclusa, perché sono state fornite tutte le coordinate per comprendere la delicatezza di una eventuale reiterazione del vincolo, la quale non può essere disposta senza svolgere una specifica e concreta indagine relativa alle singole aree, un’indagine finalizzata a misurare e controbilanciare le esigenze pubbliche e private [60].