EDILIZIA URBANISTICA CASA

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Il contenuto tipico dell’ordinanza di demolizione

Per integrare il contenuto tipico dell’ordinanza di demolizione basta che il Comune indichi quale sia l’illecito edilizio oggetto di contestazione e disponga che si provveda alla sua eliminazione: esso non ha alcun onere di individuare quali siano le attività da porre in essere per ottemperare all’ordine dato, spettando al responsabile scegliere le modalità attraverso cui conformarsi all’intimazione ricevuta.

Motivazione dell'ordine di demolizione emanato dopo lungo tempo dalla commissione dell'abuso edilizio

Il potere sanzionatorio dell’ente comunale non si esaurisce con il decorso del tempo, imponendo al più un onere motivazionale rafforzato.

L'ordine di demolizione dell'immobile abusivo contenuto nella sentenza penale di condanna

L'ordine di demolizione contenuto nella sentenza penale di condanna ha natura autonoma rispetto a quello impartito dall'autorità amministrativa, rilevando l'assenza di norme specifiche che riconducano alla suddetta autorità l'esecuzione dell'ordine di demolizione emesso dal giudice penale e, dunque, l'assoggettamento della demolizione alla disciplina dell'esecuzione prevista dal Codice di procedura penale.

Il potere generale di vigilanza e controllo su tutta l’attività urbanistica ed edilizia attribuito agli enti locali

L’art. 27, comma 2, del d.P.R. n. 380/2001 attribuisce agli enti locali un generale potere di vigilanza e controllo su tutta l’attività urbanistica ed edilizia, imponendo l’adozione di provvedimenti rimessione in pristino in caso di opere realizzate in assenza dei relativi titoli abilitativi, al fine di ripristinare la legalità violata dall'intervento edilizio non autorizzato.

Rapporto tra l'esito del giudizio penale per interventi edilizi abusivi e la loro sanabilità

L’esito del giudizio penale non può sanare sul piano amministrativo gli abusi edilizi, rispetto non sia stata offerta prova alcuna della loro sanabilità o effettiva sanatoria.

L'elemento soggettivo nei reati di cui all'art. 44 DPR n. 380/2001

Ai fini dell'integrazione dei reati di cui all'art. 44 DPR n. 380/2001, la macroscopica illegittimità del permesso di costruire non è condizione essenziale per la oggettiva configurabilità del reato, ma l'accertata esistenza di profili assolutamente eclatanti di illegalità costituisce un significativo indice di riscontro dell'elemento soggettivo anche riguardo all'apprezzamento della colpa.

Il momento consumativo dei reati urbanistici ed edilizi

La permanenza del reato urbanistico cessa con l'ultimazione dei lavori del manufatto, in essa essendo comprese le rifiniture, ovvero al momento della desistenza definitiva dagli stessi, da dimostrare in base a dati obiettivi ed univoci.

Sequestro penale preventivo di una costruzione abusiva

È legittimo il sequestro preventivo di un manufatto abusivo già ultimato allorquando, pur cessata la permanenza, le conseguenze lesive della condotta sul bene protetto possano perdurare nel tempo, sempre che il pericolo degli effetti pregiudizievoli del reato presenti il requisito della concretezza, della cui sussistenza in punto di fatto il giudice di merito deve fornire adeguata giustificazione.

Il condono di abusi edilizi su aree vincolate è subordinato al parere dell’autorità competente alla tutela del vincolo

Sono sanabili, previo parere dell’autorità competente alla tutela del vincolo, gli abusi su aree vincolate purché ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni: le opere devono essere state realizzate prima dell’imposizione del vincolo, devono essere conformi alle prescrizioni urbanistiche seppur realizzate in assenza o difformità del titolo edilizio e devono essere consistenti in opere minori quali il restauro, risanamento conservativo o manutenzione straordinaria.

Diverse tipologie di variante urbanistica

L’adozione di una variante che interessi aree determinate del piano regolatore generale richiede una motivazione specifica che non è necessaria, invece, allorché la destinazione di un’area muti per effetto della adozione di un nuovo strumento urbanistico generale, che provveda ad una nuova e complessiva definizione del territorio comunale.

Presupposti del procedimento semplificato di variante per insediamenti produttivi ex art. 8 del D.P.R. n. 160/2010

Il procedimento semplificato di variante ex art. 8 del D.P.R. n. 160/2010 non può essere surrettiziamente trasformato in una modalità ordinaria di variazione dello strumento urbanistico generale. Pertanto, perché a tale procedura possa legittimamente farsi luogo, occorre che siano preventivamente accertati in modo oggettivo e rigoroso i presupposti di fatto richiesti dalla norma, e quindi anche l'assenza o insufficienza nello strumento urbanistico di aree destinate ad insediamenti produttivi.

Il procedimento di variante urbanistica per insediamenti produttivi ex art. 5 D.P.R. 447/1998

Il ricorso alla procedura semplificata ex art. 5, D.P.R. 20 ottobre 1998 n. 447 – pur ispirata nel disegno legislativo a facilitare ed accelerare la realizzazione di iniziative produttive – non comporta l'abdicazione da parte del consiglio comunale alla sua fisiologica capacità pianificatoria; ciò in quanto le finalità produttive, ancorché intrinsecamente rilevanti, non possono prevalere in assoluto ed automaticamente sulle esigenze di complessivo e ordinato governo del territorio.

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