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Limitazioni legali della proprietà: i vincoli senza diritto di indennizzo

La Corte costituzionale ha enucleato a monte dei piani urbanistici, due categorie di imposizioni generali, poste direttamente da leggi statali e regionali con l’effetto immediato di comprimere il diritto dominicale e di precludere la libera attività edilizia senza disporre indennizzi: i vincoli ambientali, paesistici e archeologici e quelli che istituiscono "fasce di rispetto” nel cui ambito vige il divieto assoluto di costruzione, in prossimità ad opere o a luoghi soggetti ad uso pubblico.

Vincoli urbanistici di inedificabilità: il potere comunale di zonizzazione del territorio

I vincoli legali al potere edificatorio dei privati nel sistema della L. urbanistica non vanno distinti a seconda dell’incidenza che essi producono sul “contenuto del diritto”, in ragione della sottrazione o meno a tempo indeterminato dello ius aedificandi, e quindi nella contrapposizione tra vincoli di inedificabilità assoluta o relativa, ma considerando i requisiti oggettivi, di natura e struttura che essi presentano nell’ambito del potere di zonizzazione sovracomunale-comunale-subcomunale.

I vincoli preordinati all’espropriazione per p.u. nella nozione elaborata dalla giurisprudenza amministrativa

La giurisprudenza amministrativa ha delineato la nozione dei vincoli preordinati all’esproprio nel senso che debbano localizzare un intervento edilizio di funzione collettiva, la cui realizzazione deve risultare incompatibile con la proprietà privata e che comportino lo svuotamento del diritto di proprietà rendendo il bene inutilizzabile rispetto alla sua destinazione naturale, ovvero diminuendone in modo significativo il valore di scambio.

La protrazione di fatto del vincolo urbanistico di indedificabilità

Ove l’amministrazione non si avvalga dei poteri che le competono alla decadenza dei vincoli urbanistici di indedificabilità, il suo ritardo nell’adozione di una nuova disciplina urbanistica attribuisce al proprietario l’interesse a conseguire non la destinazione edificatoria del fondo (che tuttavia resta una sua aspettativa), ma la sua riqualificazione urbanistica. Non è pertanto ammissibile una sorta di protrazione di fatto del vincolo o una sua perdurante incidenza sull’area che ne era gravata

Vincoli legali ed urbanistici ed indennità di esproprio per p.u.

In linea generale va esclusa la commistione e trasposizione nelle controversie riguardanti le espropriazioni per p.u. anche solo in via analogica, di principi e soluzioni peculiari della disciplina dei vincoli urbanistici, di cui mancano entrambi i presupposti richiesti dall’art.12 delle preleggi, della assenza di norme specifiche sulla fattispecie concreta e della presenza di elementi di identità tra di essa e quella legislativamente regolata fin dall'art. 1 della legge fondamentale del 1865.

Ammissibilità di poteri legislativi regionali in materia di espropriazione per pubblica utilità

La disciplina espropriativa non è una materia autonoma, bensì un istituto “servente”, strumentale ad ogni interesse pubblico a cui risulti funzionale l’acquisizione di un bene; costituendo quindi un istituto “trasversale” che si concreta in una funzione strumentale, essa non può che costituire oggetto di disciplina rispettivamente dello Stato e delle Regioni nelle materie in cui tali enti hanno potestà legislativa esclusiva e di disciplina concorrente nelle materie di competenza ripartita.

L’indennità di asservimento conseguente ad esproprio per p.u. nella legge n. 2359 del 1865

La prima condizione, forse quella più forte, per il riconoscimento dell’indennità di asservimento ex art. 46 L. 2359/1865, ossia quando dall’esecuzione dell’opera ne deriva la costituzione di una servitù prediale, è quella dell’avveramento di un’espropriazione per causa di pubblica utilità.

Presupposti.dell'indennità di asservimento per opera pubblica o di pubblica utilità nell'attuale art. 44 del t.u. espropri

Se dall’esecuzione dell’opera per cui si è delineata una procedura espropriativa ne deriva con apposito provvedimento un diritto di servitù gravante su un fondo, il quale risulta così asservito, deve essere corrisposta al titolare del diritto dominicale, così compromesso, una somma qualificata come indennitaria.

Criteri di calcolo dell'indennità di asservimento di cui all'art. 44 dell’odierno T.U.Espropri

L’indennità di asservimento ex art. 44 T.U.Es. dovrà tener conto del valore pieno del terreno secondo quanto già indicavano gli artt. 39 e 40 della legge 2359/1865 e dovrà essere ridotta in percentuale a seconda del “peso” che la servitù impone sull’esercizio del diritto soggettivo assoluto, nonché sulla porzione di terreno interessato, che potrà essere parziale o finanche totale.

Il danno permanente per riduzione di valore del fondo causata da esproprio per opera pubblica su terreno limitrofo

Il “danno permanente” di cui all’art. 44, comma 1 del d.P.R. 327/2001 richiede un’attività ablativa, ma non rientra in essa, ossia il fondo che patisce la riduzione di valore non subisce l’esproprio, ma è condizionato dall’esecuzione dell’opera pubblica realizzata grazie all’attività di spoliazione coattiva su un terreno limitrofo.

La sentenza n. 348/2007 della Corte cost. sul valore agricolo come misura di calcolo dell’indennità di esproprio

La Consulta con la sentenza n. 348/2007 non ritiene giustificabile che una valutazione del bene espropriato per p.u. possa essere fatta secondo criteri astratti e non direttamente riconducibili alle caratteristiche intrinseche ed estrinseche del bene.

La sentenza Corte cost. 181/2011 sull'adozione del valore di mercato per quantificare l'indennità di esproprio per p.u.

Se la pronuncia n. 348/2007 della Consulta riguarda soltanto il bene che ha natura edificabile, ancorando i criteri ed i metodi di calcolo della giusta stima con le caratteristiche strutturali effettive ed attuali del terreno, la pedissequa “riparametrazione” del valore dei terreni agricoli avverrà soltanto con la decisione n. 181/2011, mediante la quale la Corte abbandona definitivamente il V.A.M. come applicativo della quantificazione economica in favore di quello di mercato.

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