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La partecipazione di più soggetti alla causazione del danno

Nell’ambito della responsabilità extracontrattuale l’art. 2055 c.c. fissa il principio della responsabilità solidale di tutti i soggetti compartecipi nel caso in cui il fatto dannoso sia imputabile a più persone .

Il nesso di causalità

La condotta dell’agente, ai fini dell’affermazione della responsabilità erariale del medesimo, deve essere legata al danno sofferto dall’Amministrazione da un nesso di causalità.

Il nesso causale e la filiera dei responsabili

Le procedure espropriative si svolgono in un arco di tempo pluriennale che vede a volte più soggetti, siano essi amministratori o dipendenti pubblici, avvicendarsi nel compimento dei vari atti amministrativi ad esse preordinate.

Le esimenti o cause di giustificazione

Le cause che legittimino l’esercizio del potere riduttivo del giudice contabile, esaminante nel capitolo relativo al danno erariale, agiscono alla stregua di “attenuanti”, consentendo di ridurre la parte di danno da porre a carico del convenuto riconosciuto responsabile.

L’elemento soggettivo nella responsabilità erariale

Ai fini del configurarsi della responsabilità erariale è necessaria la presenza, oltre agli altri elementi costitutivi della stessa, anche dell’elemento soggettivo, psichicamente inteso, rappresentato dal dolo o dalla colpa.

Gravità della colpa in materia espropriativa

Procedendo ad un’analisi della giurisprudenza della Corte dei conti esistente in materia espropriativa è possibile rinvenire l’esistenza di una sorta di automatismo che collega ogni omissione, superficialità e trascuratezza relativa al procedimento e il riconoscimento dell’elemento psicologico della colpa grave.

Dal rapporto di impiego al rapporto di servizio

L’ulteriore elemento soggettivo necessario ai fini della configurabilità della responsabilità erariale è rappresentato dal rapporto di servizio che deve necessariamente sussistere tra l’agente e la Pubblica Amministrazione.

La separazione tra politica e amministrazione in materia espropriativa

Sembrerebbe, in tal modo, scongiurata la paura “della firma” o “della delibera” la quale non dovrebbe più condurre ad un blocco dell’azione amministrativa .

La nullità degli atti compiuti in violazione del vincolo di indivisibilità

i terreni e le relative pertinenze, compresi i fabbricati, costituenti il compendio unico, sono considerati unità indivisibili per dieci anni dal momento della costituzione e durante tale periodo non possono essere frazionati per effetto di trasferimenti a causa di morte o per atti tra vivi

La natura del vincolo di indivisibilità

Il fondamento dell’efficacia reale deve rinvenirsi nella forza vincolante ed erga omnes del vincolo, ovvero nella sua opponibilità ai terzi. Ora, nel caso di specie, tale opponibilità pare prima facie ricavabile dalla stessa lettera dell’art. 5-bis, comma 4, del d.lgs. 228/2001 laddove stabilisce la nullità di tutti gli atti che realizzino il frazionamento del compendio unico, in violazione del vincolo di indivisibilità.

La trascrizione del vincolo: efficacia dichiarativa o efficacia costitutiva?

Va ritenuta l’efficacia costitutiva della trascrizione. E ciò, sia in considerazione della grave sanzione – quella della nullità – prevista in caso di violazione del predetto vincolo, sia in considerazione della lettera dell’art. 5-bis, comma 4 citato, la quale espressamente dispone la obbligatorietà della menzione del detto vincolo e della sua trascrizione nei pubblici registri immobiliari, stanti la preminenza del principio di affidabilità dei terzi e della certezza dei rapporti giuridici.

Gli effetti del mutamento di destinazione sul vincolo di indivisibilità

Pare doversi affermare come sia di assoluta rilevanza, ai fini del mantenimento del vincolo, la qualificazione dei terreni secondo la conformazione impressagli dallo strumento urbanistico. E ciò in quanto il venire meno della suddetta connotazione agricola determina, secondo la Cassazione, l’automatica dissoluzione del vincolo; giacché mutando la destinazione urbanistica, viene meno l’interesse pubblico all’utilizzazione agricola di quella porzione di territorio.

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