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Cave: indennità d'esproprio

Lo schema dicotomico basato sull’alternatività tra aree edificabili e non edificabili aveva portato all'esclusione dalla categoria dei suoli edificabili quelli destinati a verde o ad attrezzature. Più di recente, anche a seguito della Sentenza della Corte Costituzionale 179/99, l'indirizzo generale volge all’attribuzione sostanziale del connotato d'edificabilità a tutte quelle zone urbane in cui le trasformazioni previste dallo strumento pianificatorio possono essere realizzate anche dal privato

Indennità d'esproprio di una cava destinata a discarica

L’indennità di esproprio di una cava in attività va commisurata alla somma dei redditi ritraibili dall’attività estrattiva nel periodo di ulteriore possibile utilizzabilità della cava rispetto alla data di effettiva occupazione. L’entità dell’accumulazione è ovviamente correlata alla misura dei singoli redditi e alla durata del periodo di produzione dei redditi. Il reddito è dato dalla differenza tra ricavi e costi e perdura finché vi sono condizioni interne ed esterne favorevoli ai ricavi

Indennità di espropriazione per le zone agricole

Il principio che caratterizza il sistema indennitario è fondato sulla suddivisione tra suoli edificabili e non. L’indennità deve corrispondere al valore agricolo del fondo, determinato sulla base dei parametri costituiti non solo dal valore medio, cioè ottenuto sulla media dei valori concretamente individuati nell’anno solare precedente al provvedimento ablativo dei terreni, ubicati nell’ambito della medesima regione agraria, nei quali erano praticate le medesime colture del fondo espropriato

L'epropriazione parziale di terreni agricoli: il pregiudizio subito dall'azienda e l'indennità

L’espropriazione parziale di un’area agricola comporta particolari effetti nella determinazione dell’indennità. Qualora il giudice accerti, anche d’ufficio, che la parte residua del fondo sia intimamente collegata con quella espropriata da un vincolo strumentale ed obiettivo, e che il distacco di parte di esso influisca in modo negativo sulla parte residua, deve riconoscere al proprietario il diritto ad una indennità calcolata in maniera diversa dal normale modo di quantificare l’indennizzo

I gasdotti di interesse locale in Veneto

È stata pubblicata la legge regionale del Veneto n.5/2009 per il conferimento di funzioni e compiti amministrativi agli enti locali in materia di autorizzazione dei gasdotti di interesse non nazionale disciplinando a livello regionale l’applicazione delle integrazioni introdotte al TU sugli espropri dal decreto legislativo n.330/2004 per la realizzazione di infrastrutture lineari energetiche. Il Veneto si allinea così alla totalità delle altre Regioni italiane nell'applicazione di tale normativa

Gli istituti dell'occupazione acquisitiva ed usurpativa

Una delle finalità assegnate al provvedimento acquisitivo regolato dall'art.43 è quello di eliminare le note figure di creazione giurisprudenziale dell’occupazione acquisitiva ed usurpativa. L’eventuale decreto di esproprio emanato dovrà ritenersi inutiliter datum, avendo già la P.A. acquisito la proprietà del suolo per effetto dell’esecuzione dell’opera pubblica, che ha modificato in maniera irreversibile il bene, con conseguente estinzione dello stesso diritto di proprietà in capo al titolare.

La comunicazione dei motivi ostativi nel giusto procedimento: l'ambito applicativo

L’esigenza di delimitare in modo rigoroso l’ambito applicativo dell’art.10 bis sembra sia stata avvertita in modo significativo dal legislatore del 2005. Da un lato la disposizione si apre chiarendo che l’obbligo comunicativo è limitato ai procedimenti ad istanza di parte, dall'altro l’ultimo periodo è interamente dedicato ad escludere le procedure concorsuali nonché procedimenti in materia previdenziale e assistenziale sorti a seguito di istanza di parte dal campo di applicazione dell'articolo

Giusto procedimento: la comunicazione dei motivi ostativi

La comunicazione dei motivi ostativi è il perno dell’art.10-bis. Dopo aver limitato la propria applicazione ai procedimenti a istanza di parte, il primo periodo dispone che in essi la PA, prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunichi tempestivamente i motivi che ostano all’accoglimento della domanda. Il secondo periodo si occupa del diritto degli astanti di presentare osservazioni e documenti. Il terzo degli effetti della comunicazione sulla conclusione del procedimento

La comunicazione dei motivi ostativi nel giusto procedimento: il provvedimento

L’art. 10-bis offre due indicazioni relative al provvedimento conclusivo del procedimento in cui si inserisce il preavviso di rigetto. Nel primo periodo la norma pone come termine ad quem dell’obbligo comunicazionale l’adozione del provvedimento negativo. Inoltre, il quarto periodo dispone che dell’eventuale mancato accoglimento [delle] osservazioni è data ragione nella motivazione del provvedimento finale. L'obbligo di motivazione sembrerebbe peraltro confinato al solo mancato accoglimento

La comunicazione dei motivi ostativi nel giusto procedimento: osservazioni degli astanti e conclusioni

Le osservazioni degli astanti sono regolamentate principalmente dal secondo periodo dell’art.10 bis, per il quale entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli astanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti. Diversamente dalla comunicazione, la forma scritta delle osservazioni è prevista espressamente: il mancato rispetto di questo requisito può condurre a una mancata considerazione da parte dell'Autorità

La nuova disciplina del danno da occupazione appropriativa

L'occupazione appropriativa si verifica con riguardo alle opere qualificabili come pubbliche, in forza della loro realizzazione da parte di un soggetto pubblico. Nel settore dell'edilizia residenziale pubblica dunque essa non era ravvisabile nei casi di costruzioni realizzate da privati. L'esigenza di garantire l'applicazione della regola giurisprudenziale all'intero settore, in ragione dell'identità del risultato perseguito, è stata soddisfatta dalla sentenza 486/1991della Corte Costituzionale

La nuova disciplina del danno da occupazione appropriativa: l'intervento della Corte Costituzionale

La Corte esamina la censura con cui si prospetta che la norma denunciata violerebbe l'art.117 Cost., in quanto in contrasto con le norme internazionali convenzionali e, anzitutto, con l'art. 1 del Protocollo addizionale della CEDU, nell'interpretazione offertane dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Al riguardo, la Consulta premette che entrambe le ordinanze di rimessione non sollevano il problema della compatibilità dell'istituto dell'occupazione acquisitiva ma le sue ricadute patrimoniali

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