La reiterazione del vincolo decaduto

Dopo la scadenza del vincolo può accedere che la Pubblica Amministrazione constati il perdurare dell’esigenza di pubblica utilità che in origine aveva portato all’apposizione del vincolo stesso e decida quindi di reiterarlo [1]. Ciò può avvenire mediante l’approvazione di una variante al piano o di un nuovo piano urbanistico generale, ai sensi del quarto comma dell’art. 9 del Testo Unico.

L’esperibilità di questa opzione è però subordinata all’onere di motivazione [2]. Sia Corte Costituzionale che Consiglio di Stato si sono espressi sulla necessità che la motivazione sia congrua; tuttavia, sull’individuazione in concreto del significato del concetto di congruità la giurisprudenza era divisa tra due posizioni [3].

Secondo una parte della giurisdizione la Pubblica Amministrazione aveva l’obbligo di fornire una motivazione adeguata circa la sussistenza del pubblico interesse alla reiterazione del... _OMISSIS_ ...to e di procedere ad una valutazione approfondita delle ipotesi alternative di conciliazione tra i diversi interessi in gioco.

La motivazione dell’Amministrazione doveva quindi essere circostanziata al punto di dare conto sia della sussistenza effettiva delle ragioni a giustificazione della reiterazione, sia dell’avvenuta ponderazione di tutti gli interessi coinvolti, oltre che dell’assenza di aree alternative con le stesse caratteristiche delle aree da sottoporre nuovamente a vincolo.

I giudici di Palazzo Spada sostenevano che «la reiterazione del vincolo espropriativo di un’area comporta l’obbligo di motivazione specifico e puntuale, che non può esaurirsi sono nella rappresentazione di generale finalità di pubblico interesse da soddisfare, ma necessita di puntuale valutazione sulla persistenza della specifica esigenza pubblica cui l’area è destinata con il vincolo, comparandola con l’intere... _OMISSIS_ ... già gravato da un vincolo rimasto inattuato; pertanto, la motivazione deve evidenziare le ragioni del ritardo e le iniziative in base alle quali l’ablazione sostanziale del diritto di proprietà non si protrarrà a tempo indefinito, perché appaia chiaro che la reiterazione del vincolo si pone come attività volta all’effettiva cura di un pubblico interesse» [4].

L’orientamento giurisprudenziale opposto riteneva invece che l’obbligo di motivazione fosse soddisfatto quando il Comune era in grado di fornire una giustificazione congrua circa la perdurante attualità degli interessi pubblici che avevano determinato l’apposizione del vincolo la prima volta, rimasto inattuato.

Le discordanze sono state appianate dal Consiglio di Stato, che ha affermato che la reiterazione dei vincoli urbanistici preordinati all’esproprio o comportanti l’inedificabilità non richiedono una motivazione specifica relativa a... _OMISSIS_ ...e di zona delle singole aree, ma solamente una motivazione circa le esigenze urbanistiche che sono a fondamento della variante.

Dunque, l’oggetto della motivazione è costituito dall’attualità e dalla persistenza delle esigenze urbanistiche, con la precisazione che la nuova comparazione degli interessi pubblici e privati coinvolti, che è connessa alla valutazione delle esigenze urbanistiche, non deve essere confusa con la motivazione circa la scelta delle specifiche aree [5]. Secondo i giudici di Palazzo Spada, il criterio della mancanza di soluzioni alternative costituirebbe la giuridicizzazione di valutazioni che rientrano nella sfera di discrezionalità dell’autorità competente per la pianificazione.

Nel frattempo è stato emanato il Testo Unico, il cui art. 9, comma 4, non ha specificato circa la profondità della motivazione richiesta affinché sia legittima la reiterazione del vincolo scaduto; questa circostanza ha portat... _OMISSIS_ ...giudici amministrativi ad assestarsi su due posizioni discordanti [6].

Da un lato, in alcune pronunce si è sostenuto che l’obbligo di motivazione può considerarsi assolto nei limiti di quanto richiesto per tutte le altre scelte di piano che, incidendo su aspettative non qualificate, devono essere coerenti con i criteri ispiratori del piano, così come enunciati negli atti a corredo dello stesso [7]. Altre sentenze, invece, hanno stabilito che fosse necessaria una motivazione relativa alle singole posizioni proprietarie incise, una motivazione c.d. polverizzata, dato che con la scadenza del vincolo torna alla luce la potestà edificatoria connessa al diritto di proprietà [8].

L’Adunanza Plenaria è tornata ancora una volta a comporre la divergenza, chiarendo che l’adeguatezza della motivazione va valutata tenendo conto una serie di fattori [9]. Innanzitutto, devono essere distinti i casi in cui la reiterazione del vinco... _OMISSIS_ ...rsquo;area specifica da quelli in cui la reiterazione riguarda una pluralità di aree per una parte consistente del territorio comunale; infatti, quando si assiste alla reiterazione in blocco di una serie di vincoli, scaduti in conseguenza della decadenza di uno strumento urbanistico generale che disponeva una molteplicità di vincoli preordinati all’esproprio, l’attualità dell’interesse pubblico risulta dal perdurare della constatazione dell’insufficienza della aree destinate a standard, mentre l’assenza di intento vessatorio si desume dalla parità di trattamento che ricevono tutti i soggetti colpiti dai precedenti vincoli decaduti.

Se la reiterazione riguarda invece solamente una parte delle aree precedentemente incise dai vincoli decaduti, mentre per la parte residua la reiterazione non viene disposta perché sono stati individuati terreni ulteriori rispetto agli standard, la scelta deve essere corredata da una motivazione da... _OMISSIS_ ...e relative ragioni di interesse pubblico, poiché si è in presenza di una situazione che avvantaggia chi non si vede più coinvolto nel reperimento degli standard e va a scapito di chi si trova coinvolto per la prima volta nel reperimento degli standard, non essendo stato destinatario dell’originaria apposizione di vincolo. Infine, va considerato se il vincolo è decaduto una volta ovvero più volte.

Nel primo caso, sembra sufficiente per la motivazione il richiamo alle valutazioni originali, bastando quindi un rinvio per relationem al provvedimento di pianificazione precedente; nel secondo caso, l’autorità amministrativa deve procedere ad una valutazione ponderata degli interessi coinvolti, esplicitando le ragioni che portino a riconoscere la sussistenza ancora attuale dell’interesse pubblico [10].

Abbiamo già visto che la Corte Costituzionale, con sentenza 20 maggio 1999, n. 179, ha confermato la legittimità della reiterazio... _OMISSIS_ ...espropriativi, a patto che venga riconosciuto un indennizzo a fronte della permanenza dei vincoli urbanistici una volta superato il primo periodo di ordinaria durata stabilito dal legislatore entro limiti non irragionevoli. Sembra sufficiente che nell’atto di reiterazione sia presente la previsione dell’indennizzo e dei criteri generali da utilizzare per la sua quantificazione, senza che sia necessaria una precisa quantificazione delle spese necessarie, né i mezzi di copertura finanziaria [11].

Nella sentenza i giudici hanno chiarito anche che non è il giudice a poter stabilire l’entità dell’indennizzo da corrispondere a fronte della riapposizione del vincolo, perché esso non è commisurabile alla perdita del diritto di proprietà (come accade per l’indennità di espropriazione), quanto piuttosto alla diminuzione dell’utilizzabilità del bene e, quindi, del suo valore di scambio.

Per queste ragioni, è necess... _OMISSIS_ ...o;entità di tale indennizzo venga determinata dal legislatore, che deve prima individuare quali siano le utilità economiche alle quali l’Amministrazione deve rimediare e verificare che venga rispettato il criterio del serio ristoro, e poi deve prevedere le modalità di liquidazione dell’indennizzo. Tale forma di indennizzo consegue ad un danno lecito, pertanto non deve essere confusa con la tipologia di risarcimento per danno ingiusto, che viene riconosciuto al privato solamente in conseguenza di una illegittima rinnovazione del vincolo preordinato all’esproprio.

Oltre a ciò, possono essere disposte in favore del singolo misure ripristinatorie o misure riparatorie in forma specifica. Le prime sono costituite da provvedimenti adottati in autotutela dall’Amministrazione, ai fini di eliminare il vincolo reiterato, eventualmente corrispondendo un indennizzo commisurato al periodo durante il quale il vincolo ha avuto efficacia. Le second... _OMISSIS_ ...ortano la possibilità per il proprietario del fondo vincolato la possibilità di recuperare le utilità connesse alla posizione proprietaria in aree differenti da quelle gravate dal vincolo, mediante la stipulazione di accordi ai sensi della legge n. 241/1990.

L’art. 39 del Testo Unico ha raccolto la “richiesta” della sentenza n. 179/1999, prevedendo che l’indennità vada commisurata all’entità del danno effettivamente causato. Qualora l’atto che dispone la reiterazione del vincolo urbanistico non rechi la previsione dell’indennità, l’Amministrazione è tenuta a determinarne l’entità entro due mesi dalla ricezione della domanda di pagamento avanzata dal privato interessato e a corrisponderla entro i trenta giorni successivi, dopo i quali sono dovuti anche gli interessi legali.

Contro la stima effettuata dall’Amministrazione il privato può proporre impugnazione alla Corte d’appell... _OMISSIS_ ...ntro trenta giorni dalla notifica dell’atto di stima a pena di decadenza [12]. Se l’Amministrazione non provvede alla quantificazione dell’indennità entro i due mesi assegnati, il privato può chiederne la determinazione alla Corte d’Appello competente.

L’indennizzo riconosciuto al proprietario a fronte della reiterazione del vincolo va commisurato all’entità del danno subito. Ai sensi dell’art. 39, comma 5, del Testo Unico, poi, l’indennizzo si cumula con l’indennità di esproprio che gli spetta, qualora l’ente competente all’espropriazione provveda a dare attuazione al vincolo con l’emanazione del decreto di esproprio o con la stipulazione dell’atto di cessione volontaria.

La possibilità di cumulo tra le due somme trova il suo fondamento nella considerazione che il titolo in base al quale viene erogato l’indennizzo per il protrarsi del vincolo è diverso dal ... _OMISSIS_ ...i fonda il riconoscimento dell’indennità di espropriazione. Infatti, l’indennizzo è dovuto in ragione della compressione imposta al proprietario del bene della facoltà di utilizzo e godimento del bene, che però rimane di sua proprietà. L’indennità, invece, è il giusto ristoro riconosciuto a fronte della sottrazione del diritto di proprietà al privato.

Mentre il vincolo espropriativo richiede un indennizzo per il proprietario, poiché costituisce uno svuotamento incisivo della proprietà mediante l’apposizione su un determinato bene di un vincolo di inedificabilità assoluta che viene poi reiterato dadall’Amministrazione oltre la soglia temporale di tollerabilità fissata dal legislatore, il vincolo di natura paesistica o archeologica, pu incidendo sul diritto di edificare, rimane estraneo allo schema espropriativo dell’art. 42, comma 3, Cost. e giustifica quindi l’imposizione di limiti alla fruizione del bene, in virtù... _OMISSIS_ ...azione dello stesso [13].

Il vincolo paesaggistico e il vincolo archeologico possono essere inseriti nel novero delle misure limitative dell’uso del bene; i beni sottoposti a tali vincoli costituiscono una categoria di interesse pubblico in virtù delle loro stesse caratteristiche, determinando così il loro assoggettamento ai limiti all’esercizio del diritto di proprietà senza previsione di termini né di indennizzo, nel perseguimento della funzione sociale riconosciuta dalla Costituzione alla proprietà [14].