Tutela giurisdizionale in materia di retrocessione parziale

Oggi, nella vigenza del t.u. espropri, a distanza di quasi centocinquant’anni dalla l. n. 2359/1865, la natura della situazione giuridica soggettiva dell’espropriato nell’ipotesi della retrocessione parziale è rimasta immutata.

Ci si trova, infatti, in presenza di una situazione giuridica soggettiva di interesse legittimo, riconosciuta in capo all’ex proprietario (ora dietro sua richiesta formale), a che il soggetto beneficiario dell’espropriazione o, in mancanza, l’ente espropriante, si pronunci circa l’inservibilità dei beni ablati.

Una volta che tale dichiarazione di inservibilità è stata emessa, la situazione giuridica soggettiva dell’espropriato muta da interesse legittimo a diritto soggettivo, con tutte le conseguenze che ne derivano in tema di prescrizione del diritto e di tutela giurisdizionale.

Dopo la dichiarazione di inservibilità inizia, infatti, a decorrere il termin... _OMISSIS_ ...ne decennale del diritto di retrocessione (art. 2946 c.c.).

«Tuttavia, dal momento che l’ente espropriante non può realizzare l’opera quando vuole, ma solo entro il termine di fine lavori previsto dall’articolo 13 della legge 2359/1865 contenuto nell’approvazione dell’originario progetto dell’opera», oggi fissato in dieci anni dall’art. 46 del t.u. espropri, «si può ritenere che alla scadenza di tale termine sia implicitamente configurata la dichiarazione di inservibilità e dunque sia sorto il diritto alla retrocessione, ovvero l’interesse legittimo alla dichiarazione di inservibilità si sia trasformato in un diritto potestativo alla dichiarazione di inservibilità. Le conseguenze pratiche di queste due diverse interpretazioni differiscono sensibilmente.

Infatti se si ritiene che alla scadenza del termine di fine lavori sia configurata automaticamente la dichiarazione di inser... _OMISSIS_ ...el momento inizia a decorrere la prescrizione decennale per l’esercizio del diritto alla retrocessione; se invece si ritiene che alla scadenza del termine di fine lavori sia semplicemente sorto il diritto alla dichiarazione di inservibilità, l’espropriato ha dieci anni di tempo per chiederla e, una volta ottenuta, ha altri dieci anni di tempo per esercitare il diritto alla retrocessione» [1].

Nel caso in cui, verificatasi la causa fondante la retrocessione parziale, l’ex proprietario abbia presentato istanza al fine di ottenere la dichiarazione di inservibilità, «sussiste l’obbligo per l’amministrazione, azionabile con il ricorso avverso il silenzio-rifiuto, di pronunciarsi espressamente sulla domanda degli interessati diretta ad ottenere la retrocessione della porzione del terreno non utilizzata a seguito dell’esproprio» [2].

Ai sensi dell’art. 31, comma 2, del codice del processo ... _OMISSIS_ ...o;l’azione può essere proposta fintanto che dura l’inadempimento, e comunque non oltre un anno dalla scadenza del termine di conclusione del procedimento».

Inoltre, in tale tipologia di ricorsi, il successivo comma 3 dell’art. 31 prevede che «il giudice può pronunciare sulla fondatezza della pretesa dedotta in giudizio solo quando si tratta di attività vincolata o quando risulta che non residuano ulteriori margini di esercizio della discrezionalità e non sono necessari adempimenti istruttori che debbano essere compiuti dall’amministrazione».

Si è in presenza, invece, di un giudizio circa l’inservibilità del bene, espressione del potere discrezionale dell’amministrazione, come tale, insindacabile nel merito da parte del giudice amministrativo (discrezionalità amministrativa) [3].

Si tenga presente, però, che l’espropriato potrà impugnare innanzi al giudice amminis... _OMISSIS_ ...iarazione di inservibilità, ad esempio nel caso in cui sia ravvisabile il vizio di violazione di legge dovuto a mancanza di motivazione. Oppure potrà far valere il vizio di eccesso di potere causato da una scelta non compatibile con il principio di logicità-congruità.

L’amministrazione è, dunque, tenuta a un riscontro formale, pena l’illegittimità della sua inerzia, in quanto l’art. 2, comma 1, della l. n. 7 agosto 1990 n. 241 prevede che «ove il provvedimento consegua obbligatoriamente ad una istanza, ovvero debba essere iniziato d’ufficio, le pubbliche amministrazioni hanno il dovere di concluderlo mediante l’adozione di un provvedimento espresso» [4].

Una volta dichiarata l’illegittimità dell’inerzia dell’amministrazione conseguirà la declaratoria dell’obbligo di provvedere. Qualora, poi, tale obbligo non venga adempiuto dall’amministrazione nel termine prefissato, il... _OMISSIS_ ...nerà un commissario ad acta, ai fini della piena ottemperanza al giudicato [5].

Nel caso, poi, di risposta soprassessoria la giurisprudenza ha ritenuto che «è contra legem, per contrasto con l’art. 2 della legge 241 del 1990, e si concretizza in un atto di arresto illegittimo del procedimento, l’atto col quale l’autorità amministrativa decidente disattende la legittima richiesta di retrocessione di aree di proprietà della società istante, precedentemente espropriate per la realizzazione di un’opera pubblica, ma rimaste parzialmente inutilizzate, assumendo di non potersi determinare a causa della pendenza di un ricorso giurisdizionale amministrativo», nella specie si trattava di un ricorso al TAR avverso la delibera del CIPE di revoca del finanziamento dell’opera, «la cui definizione nel merito costituisce evento futuro e incerto» [6].

Dal momento, però, che il soggetto richiedente la retr... _OMISSIS_ ...a ancora riconosciuta nei suoi confronti una situazione giuridica di diritto soggettivo fino a quando non ottiene la dichiarazione di inservibilità, «il ricorso volto ad ottenere la retrocessione parziale, ai sensi dell’art. 47 del d.P.R. 327/01, di parte di un terreno oggetto di esproprio può essere convertito, ai sensi dell’art. 32 del codice del processo amministrativo, sussistendone i presupposti, in un ricorso sul silenzio dell’Amministrazione di cui agli articoli 31 e 117 del codice medesimo» [7].

Una volta ottenuta la dichiarazione di inservibilità, magari facendo ricorso al giudice amministrativo al fine di contrastare il silenzio dell’amministrazione, le vicende processuali del richiedente la retrocessione potrebbero non essere concluse.

Da un lato, infatti, si potrebbe aprire la parentesi dell’opposizione alla determinazione del corrispettivo di retrocessione (da proporre innanzi alla Corte... _OMISSIS_ ...o del luogo dove si trova l’immobile), dall’altro lato potrebbe accadere che l’amministrazione, malgrado abbia provveduto a notificare la propria dichiarazione di inservibilità e l’ex proprietario abbia pagato il prezzo, non provveda spontaneamente al ritrasferimento del diritto di proprietà.

In presenza di un’evenienza di tal genere è da ritenere che l’espropriato possa ricorrere al giudice ordinario affinché, tramite una sentenza di tipo costitutivo, disponga il ritrasferimento del bene espropriato [8].
In fine, non bisogna dimenticare che l’effettivo riacquisto del diritto di proprietà sui beni espropriati da parte dell’ex proprietario potrebbe essere impedito dall’esercizio, da parte del Comune nel cui territorio si trovano le aree «non utilizzate per realizzare le opere oggetto della dichiarazione di pubblica utilità», del diritto di prelazione previsto dall’art. 48, comma ... _OMISSIS_ ...ropri.