Il danno da mancata retrocessione

Rimane ancora da chiarire che cosa accade nell’ipotesi in cui risulti impossibile il ritrasferimento del bene espropriato.

Tale eventualità si verifica, innanzitutto, nell’ipotesi in cui il fondo espropriato sia stato irreversibilmente utilizzato per la realizzazione di un’opera pubblica differente da quella programmata.

Emblematico è, al riguardo, il caso sottoposto all’esame della Corte di Cassazione nel 2005, riguardante porzioni di immobili che non erano state utilizzate per la realizzazione dell’opera pubblica in vista della quale furono espropriate (un asilo con annesso parcheggio).

Tali beni, prima che fossero decorsi i termini previsti dalla dichiarazione di pubblica utilità, e senza alcuna dichiarazione di inservibilità ai sensi dell’allora vigente art. 61 della l. n. 2359/1865, erano stati assegnati, in forza di una delibera comunale, ad una diversa destinazione (un’area verd... _OMISSIS_ ...tale nuova destinazione e della conseguente irreversibile trasformazione la retrocessione (parziale) era divenuta impossibile.

A fronte di una tale situazione gli espropriati optarono, in luogo dell’esercizio del diritto di retrocessione dei ben non utilizzati, per il risarcimento del danno ingiusto, ai sensi dell’art. 2043 del codice civile.

Secondo i giudici della Corte di Cassazione al riconoscimento di un diritto potestativo in capo agli ex proprietari «non corrisponde, dal lato passivo, un obbligo di prestazione della controparte, bensì una situazione di mera soggezione alla iniziativa del titolare, consistente nella richiesta al giudice di una pronuncia costitutiva di un nuovo trasferimento del bene con efficacia ex nunc. Per tale ragione, la giurisprudenza non ha mai ravvisato ragioni di tutela della posizione del proprietario che non abbia avuto il riconoscimento giurisdizionale del diritto […].
... _OMISSIS_ ...adicale trasformazione del bene, sia pure per destinazione all’opera pubblica - situazione che, se matura nel contesto di un procedimento ablatorio, dà luogo al fenomeno dell’occupazione appropriativa, quale modo di acquisto della proprietà in assenza di decreto di esproprio – determina l’impossibilità di restituzione, perché il bene non è più lo stesso alla stregua di una valutazione giuridicoeconomica […]. Ma ove non si sia costituito il titolo al riacquisto della proprietà, non v’è luogo ad una tutela risarcitoria, non essendo configurabile a carico dell’amministrazione, tenuta ad un pati, né un inadempimento, né un illecito» [1].

Il principio del previo riconoscimento giudiziale del diritto alla retrocessione ai fini del risarcimento del danno è stato confermato, tra gli altri, anche dal Tribunale di Bari, il quale, chiamato a pronunciarsi in un caso di retrocessione parziale circa il risarcimento del d... _OMISSIS_ ...al mancato godimento dell’immobile e all’eliminazione delle colture arboree ivi presenti, ha affermato che «il diritto alla retrocessione sorge con la sentenza che pronuncia la retrocessione, che ha natura costitutiva e costituisce, con efficacia ex nunc, il titolo del nuovo trasferimento del diritto di proprietà dall’espropriante all’espropriato.

Prima di tale trasferimento, qualora la materiale restituzione sia divenuta impossibile per un fatto imputabile all’amministrazione espropriante, tale fatto non potrebbe qualificarsi come atto illecito, in quanto finché il bene resta di proprietà dell’amministrazione espropriante non sussiste un danno ingiusto, non essendovi lesione del diritto di proprietà dell’espropriato» [2].

Altra ipotesi in cui si verifica la materiale (e giuridica) impossibilità di procedere alla retrocessione è rappresentata dalla distruzione del bene espropriato.
... _OMISSIS_ ...l caso la Corte di Cassazione ha individuato il momento in cui sorge il diritto al risarcimento, rilevante anche per quanto riguarda gli interessi e l’eventuale maggior danno ai sensi dell’art. 1224 c.c., nella data della sentenza definitiva che accerta il prezzo della retrocessione e non della domanda, «così lasciando a carico dell’espropriato il danno collegato alla lunghezza dei tempi processuali», e chiudendo, altresì, «le aperture verso una più soddisfacente tutela del privato contro le chicanes della pubblica amministrazione che una recente ed intelligente sentenza aveva lasciato intravedere» [3].

Può anche accadere che la retrocessione sia impossibile perché l’opera pubblica è stata comunque realizzata, ma fuori dai termini previsti [4], oppure che il bene espropriato sia stato alienato a terzi in buona fede.

L’ipotesi dell’alienazione ad un soggetto terzo in bu... _OMISSIS_ ...oncretamente verificata in un caso sottoposto al TAR Veneto, nel quale è stato alienato dall’ente espropriante, successivamente alla scadenza del p.i.p. e a prezzo di mercato, il terreno ablato alla ricorrente per finalità connesse con il p.i.p. medesimo [5].

In tutti i suddetti casi, accomunati dall’impossibilità del ritrasferimento del bene espropriato, la giurisprudenza ritiene che l’ex proprietario avrà diritto, in luogo della retrocessione con riduzione in pristino stato, al risarcimento del danno extracontrattuale da mancata retrocessione [6].

Infatti, la sentenza che pronuncia il diritto alla retrocessione constaterà l’impossibilità della sua materiale attuazione e riconoscerà, di conseguenza, il diritto dell’ex proprietario al risarcimento del danno. Tale diritto al risarcimento, «distinto da quello alla retrocessione resta autonomamente soggetto a prescrizione quinquennale, ai sensi dell’art... _OMISSIS_ ...n decorso dalla data della pronuncia che accerta l’impossibilità della retrocessione» [7].

Per quanto concerne la quantificazione di tale risarcimento, esso va commisurato, secondo costante giurisprudenza, «alla differenza tra il valore venale del bene al momento della sentenza di accertamento del diritto alla retrocessione e il prezzo che l’espropriato avrebbe dovuto corrispondere se la restituzione dei beni fosse stata concretamente possibile, valutandosi il bene da retrocedere con gli stessi criteri con cui è stata determinata l’indennità di esproprio» [8].

Tuttavia, queste riflessioni avevano una portata tangibile e un chiaro significato quando l’indennità di esproprio, cui doveva commisurarsi il corrispettivo della retrocessione, era inferiore al valore venale del bene.

Il quadro è mutato a seguito delle note declaratorie di incostituzionalità dei criteri indennitari riduttivi ris... _OMISSIS_ ... di mercato dei beni [9], di talché la succitata differenza tra un risarcimento del danno, ragguagliato al valore venale, e il prezzo della retrocessione, parimenti ragguagliato al valore venale, è virtualmente nulla, mentre appare evidente l’esigenza di mantenere il suddetto differenziale, allo scopo di sanzionare e scoraggiare comportamenti negligenti od ostruzionistici del beneficiario dell’esproprio alla base dell’impossibilità alla restituzione.

Una non irragionevole soluzione potrebbe essere quella, nelle ipotesi di impossibilità alla restituzione del bene riconducibile ad una condotta colposa, di quantificare il risarcimento del danno da mancata restituzione utilizzando gli stessi criteri fissati dall’articolo 42-bis del t.u. espropri per la quantificazione dell’indennizzo dovuto in caso di emanazione del provvedimento di acquisizione coattiva sanante delle aree occupate illegittimamente.

Non avrà, invece... _OMISSIS_ ...sarcimento del danno per impossibilità della reintegrazione in forma specifica l’ex proprietario i cui beni relitti siano stati oggetto di una seconda espropriazione posta in essere, per una diversa opera pubblica, da parte di un ente espropriante diverso da quello autore della prima espropriazione.

In tal caso, essendo evidente che il primo espropriante non può restituire ciò che più non gli appartiene, la giurisprudenza più risalente ha ritenuto che il diritto alla retrocessione si converte nel diritto ad ottenere l’indennità percepita per la seconda espropriazione [10].

Più di recente si è, invece, affermato che l’ex proprietario può, in tal caso, pretendere dal primo espropriante «il pagamento dell’indennità di espropriazione da lui ricevuta, previo versamento del prezzo che sarebbe stato tenuto a corrispondere nel caso in cui la retrocessione fosse stata possibile» [11].

Occorre, infine... _OMISSIS_ ...la giurisprudenza, avendo ad inizio paragrafo menzionato l’ipotesi dell’irreversibile trasformazione del fondo, che «sussiste radicale incompatibilità tra l’istituto di matrice giurisprudenziale della “occupazione acquisitiva”, presupponente tra l’altro la irreversibile trasformazione del fondo, e l’istituto della retrocessione parziale, richiedente al contrario proprio la parziale mancata esecuzione dell’opera oggetto della dichiarazione di pubblica utilità ai sensi dell’art 47 d.p.r. 327/2001 (t.u. espropriazioni)» [12].

È vero che anche in ipotesi di impossibilità di retrocessione per irreversibile trasformazione del fondo la giurisprudenza nega la riduzione in pristino, «secondo uno schema analogo all’accessione invertita», ma mentre quest’ultima «comporta il passaggio della proprietà in capo all’ente che ha trasformato il bene privato», nel caso... _OMISSIS_ ...sione, invece, il bene è già di proprietà dell’ente, «discutendosi della necessità o meno del suo ritrasferimento agli originari proprietari» [13].

Oggi tuttavia lo schema dell’accessione invertita, od occupazione appropriativa, appare tramontato e sostituito dalla cosiddetta occupazione acquisitiva sanante, disciplinata prima dall’articolo 43 del testo unico e poi, dopo la sua dichiarazione di incostituzionalità avvenuta con sentenza n. 293 del 8/10/2010, dall’articolo 42-bis, introdotto dal d.l. n. 98 del 6 luglio 2011.

Ora, il Consiglio di Stato appare orientato a ritenere che l’unica alternativa all’acquisizione contrattuale o coattiva ex art. 42-bis dei beni illegittimamente occupati, sia la loro restitutio in integrum ai proprietari, indipendentemente dall’entità della loro trasformazione [14]. Applicando il medesimo rigore alla impossibilità alla retrocessione riconducibile al com... _OMISSIS_ ...oso dell’espropriante, potrebbero sussistere margini per un’evoluzione giurisprudenziale in ordine all’estensione delle preclusioni alla restituzione in forma specifica.

È stato ad esempio affermato gli effetti preclusivi della restituzione in forma specifica nel caso dell’occupazione illegittima richiedono, che l’amministrazione non solo abbia realizzato l’irreversibile trasformazione del bene, ma che abbia anche provveduto ad adottare un formale atto di acquisizione del bene medesimo secondo gli schemi consentiti (contratto, riedizione del procedimento o ricorso all’art. 42-bis t.u. espropri) [15].