L'art. 42-bis davanti al giudice ordinario

Si è detto [895] che le ipotesi in cui le occupazioni illegittime possono essere dedotte davanti all'autorità giurisdizionale ordinaria sono essenzialmente due.

Da un lato, infatti, si è detto che il giudice civile è competente per la determinazione e la corresponsione dell'indennità da occupazione legittima e dell'indennizzo per il pregiudizio patrimoniale e non patrimoniale al quale si riferisce l'art. 42-bis [896].

La contestazione del quantum liquidato nel provvedimento acquisitivo deve dunque avvenire davanti al Tribunale, che naturalmente non può annullare il provvedimento, ma lo può disapplicare, condannando per l'effetto la pubblica amministrazione a corrispondere al proprietario il giusto indennizzo [897].

D'altro lato, il giudice ordinario può conoscere anche della domanda risarcitoria qualora si verta in ipotesi di occupazione usurpativa pura, cioè laddove non sia mai stata adottata alcuna dichiarazione di pubblica... _OMISSIS_ ...unto, la principale differenza rispetto al giudice amministrativo consiste nel fatto che il giudice ordinario non applica l'art. 34 c.p.a., bensì il codice civile, a cominciare dall'art. 2058 c.c..

Di conseguenza, in relazione alle ipotesi di occupazione usurpativa pura l'amministrazione non dovrebbe essere condannata a risarcire il danno secondo i criteri fissati dal giudice, bensì direttamente alla restituzione del bene, del quale il privato non ha mai perso la proprietà.

Qualche perplessità si può porre anche qui laddove il privato non si avvalga di ciò che l'art. 2058 c.c. qualifica in termini di facoltà e chieda pertanto la condanna dell'amministrazione al risarcimento per equivalente.

A sommesso avviso di chi scrive, una pronuncia di questo tipo si dovrebbe ritenere ammissibile, purché ovviamente proposta nel rispetto dell'art. 936 c.c. e con una precisazione. Infatti, il danno da risarcire non dovrebbe e... _OMISSIS_ ...to né all'intero valore del bene - che non è stato perduto - né al solo 5% annuo di cui al comma 3 dell'art. 42-bis - che è comunque dovuto - bensì al danno emergente, cioè alle spese che il privato dovrebbe sopportare per rimettere in pristino il bene illegittimamente trasformato dall'amministrazione.

Soltanto una simile ricostruzione, in effetti, sembra idonea a garantire l'alternatività delle tutele consentita dal codice civile senza perdere di vista il principio di integrale risarcimento del danno, che ispira tutta la teorica degli atti illeciti nel nostro ordinamento.

A fronte di una domanda di questo tipo, dunque, il giudice ordinario potrebbe rilevare incidenter tantum che il privato è ancora proprietario dell'area, accertare l'illecito commesso dalla p.a. e condannare quest'ultima a risarcire il proprietario di tutti i danni da lui subiti per non aver potuto utilizzare il bene durante l'occupazione illegittima e per le spese... _OMISSIS_ ...in pristino alle quali dovrà andare incontro.

A meno di non voler recuperare la teorica dell'abdicazione, invece, non sembra possibile che l'equivalente monetario sia commisurato al valore venale del bene e che per questo sia anche accertata la proprietà pubblica del bene occupato.