Natura e prescrizione del diritto di retrocessione

Si è visto nel paragrafo precedente che sussiste in capo all’ex proprietario richiedente la retrocessione una situazione giuridica soggettiva qualificabile come diritto soggettivo, il quale sorge automaticamente nel caso della retrocessione totale, a seguito della dichiarazione di inservibilità, invece, nel caso della retrocessione parziale.

Si tratta, a questo punto, di chiarire quale sia la natura da riconoscersi al diritto di retrocessione .

In materia esiste concordia nell’affermare che si tratta di un diritto soggettivo di natura potestativa a contenuto patrimoniale [1].

Se si considera che il diritto potestativo è definito come «il potere di determinare, mediante un proprio atto di volontà, una modificazione della sfera giuridica di un altro soggetto, il quale non può che subirla» [2], si comprende come di fronte a tale diritto riconosciuto in capo all’espropriato l’ente espropriante s... _OMISSIS_ ...situazione di soggezione nei confronti dell’iniziativa, volta ad ottenere la retrocessione, del titolare del diritto potestativo medesimo.

Qualora tale obbligo non venga adempiuto spontaneamente, a mezzo di accordo amichevole, «l’espropriato potrà ricorrere al giudice ordinario perché, con sentenza costitutiva, disponga la restituzione (rectius: il ritrasferimento del diritto di proprietà sui beni retrocedendi)» [3].

La Corte di Cassazione ha però precisato che trattandosi di un diritto potestativo la situazione di soggezione configurabile in capo all’espropriante non consiste in un vero e proprio obbligo di prestazione, bensì in una «situazione di mera soggezione alla iniziativa del titolare, consistente nella richiesta al giudice di una pronuncia costitutiva di un nuovo trasferimento del bene con efficacia ex nunc. Da tale premessa seguirebbe che, fino alla pronunzia della sentenza che accerta il ... _OMISSIS_ ...trocessione, l’occupazione del bene da parte della pubblica amministrazione sarebbe legittima ed il soggetto espropriato non avrebbe diritto di risarcimento» [4].

Di diversa opinione, invece, è N. Saitta, secondo il quale, ferma rimanendo la natura di diritto potestativo dell’espropriato, la posizione dell’espropriante è da qualificare come vero e proprio obbligo, e non solamente come mera soggezione all’iniziativa altrui [5].

Si tratta, inoltre, di un diritto che, secondo quanto affermato dalla giurisprudenza, è esercitato esclusivamente su iniziativa dell’espropriato volta ad ottenere il ritrasferimento dei beni ablati. Non è infatti ammessa la possibilità per l’ente espropriante di esercitare, dopo la conclusione del procedimento espropriativo, lo ius poenitendi, «né la revoca dell’atto ablativo per sopravvenuti motivi di interesse pubblico, con un atto che disponga d’ufficio la ... _OMISSIS_ ...l bene acquisito al patrimonio dell’ente per ragioni di merito, cioè di convenienza o opportunità» [6].

Come tutti gli altri diritti patrimoniali disponibili, poi, anche il diritto (potestativo) di retrocessione è soggetto a prescrizione ordinaria, secondo la regola dettata dall’art. 2946 del codice civile [7].

Il diritto di retrocessione si estingue per prescrizione nel caso in cui il titolare non lo eserciti entro il termine di dieci anni, decorrenti dal giorno in cui il diritto medesimo può essere fatto valere [8], salvo il verificarsi di eventi interruttivi (con conseguente inizio di un nuovo periodo di prescrizione) causati da un atto di esercizio del diritto da parte del suo titolare, quale la domanda giudiziale volta ad ottenere la retrocessione [9].

Un altro evento interruttivo della prescrizione è individuato nel riconoscimento del diritto di retrocessione ad opera del soggetto contro il quale viene ... _OMISSIS_ ...on viene, però, riconosciuto effetto interruttivo alla costituzione in mora del debitore, «tenuto conto che tale ultimo istituto non può trovare applicazione ove, in mancanza di un’obbligazione ad adempiere, non è configurabile una richiesta di adempimento». [10]

Al fine di correttamente individuare il momento in cui inizia a decorrere la prescrizione occorre tenere conto del fatto che l’art. 46 del t.u. espropri prescrive che l’opera pubblica o di pubblica utilità deve essere ultimata, o quanto meno iniziata, entro il temine di dieci anni dall’esecuzione del decreto di esproprio mediante immissione in possesso, a meno che risulti anche in epoca anteriore che l’opera stessa non può essere realizzata.

Il dies a quo, peraltro, può essere individuato nella data di emanazione del decreto di esproprio quando questo sia stato anticipatamente eseguito in virtù di una precedente immissione in possesso esecut... _OMISSIS_ ...to di occupazione ex articolo 22-bis t.u. espropri.

In ipotesi di retrocessione totale ciò significa che, se allo scadere del termine di dieci anni l’opera non risulta (almeno) iniziata, avrà inizio il decorso del termine decennale di prescrizione, salvo il caso in cui il decorso del suddetto termine venga anticipato al momento in cui «è diventata certa la mancata destinazione del bene all’opera per la quale è stato espropriato», come ad esempio nel caso in cui intervenga una nuova dichiarazione di pubblica utilità per la realizzazione di un’opera diversa [11].

Può anche accadere che risulti l’impossibilità giuridica della realizzazione dell’opera prevista dalla dichiarazione di pubblica utilità anteriormente all’emanazione del decreto di esproprio. In tal caso, secondo la Corte di Cassazione, il termine di prescrizione del diritto alla retrocessione totale inizierà a decorrere dal giorno ... _OMISSIS_ ...e del decreto di esproprio, riconoscendo così un diritto di retrocessione operante fin da subito in capo all’ex proprietario [12].

Nella vigenza della l. n. 2359/1865 il Consiglio di Stato ha censurato il modus operandi dell’ente espropriante consistente nella riapprovazione dei «progetti delle opere pubbliche per le quali erano scaduti i termini fissati per il compimento dei lavori e delle espropriazioni». Tale atto, proseguono i giudici di Palazzo Spada, «se non accompagnato da altre iniziative procedimentali non può valere come dichiarazione autonoma di pubblica utilità del tutto distinta dalla precedente, ma svolge la funzione di proroga dei termini scaduti, come tale illegittima ai sensi dell’art. 13 della l. 25 giugno 1865 n. 2359» [13].

Bisogna, infatti, ricordare che l’art. 13 della l. n. 2359/1865 prevedeva che la fissazione del termine per l’inizio e per il compimento del... _OMISSIS_ ...ni e dei lavori avvenisse con l’atto con cui si dichiarava un’opera di pubblica utilità.

Qualora invece si versi in un caso di retrocessione parziale, la situazione giuridica soggettiva dell’espropriato assume la forma di diritto soggettivo solamente quando è intervenuta una dichiarazione di inservibilità dei beni relitti, rimessa alla scelta discrezionale dell’ente espropriante. Sarà, allora, da tale momento che, salvi i termini di decadenza previsti dall’art. 47 del d.P.R. n. 327/2001, inizierà a decorrere il termine di prescrizione del diritto di retrocessione.

Fanno, a tal fine, eccezione quelli che si vedrà essere i casi in cui ci si trovi in presenza di circostanze che facciano ritenere la sussistenza implicita di tale dichiarazione, come ad esempio, l’inclusione dei beni nel Piano di Alienazione degli Immobili Comunali di cui all’art. 58 del d.l. 25 giugno 2008 n. 112 convertito nella l. 6 ago... _OMISSIS_ ... [14].

Un ulteriore caso di dichiarazione di inservibilità implicita è rappresentato dalla scadenza del termine previsto per la realizzazione dei lavori, in ragione del fatto che «l’ente espropriante non può realizzare l’opera quando vuole, ma solo entro il termine di fine lavori previsto dall’art. 13 della legge 2359/1865» e oggi dall’art. 46 del t.u. espropri [15].

Lo scadere del suddetto termine è stato individuato dalla giurisprudenza come il momento in cui si configura implicitamente la dichiarazione di inservibilità, con conseguente trasformazione della situazione giuridica soggettiva del richiedente la retrocessione da interesse legittimo a diritto soggettivo. Secondo il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, invece, allo scadere del termine di fine lavori si produce la trasformazione dell’interesse legittimo non in diritto potestativo alla retrocessione, bensì ... _OMISSIS_ ...stativo alla dichiarazione di inservibilità [16].

La seconda delle due differenti interpretazioni giurisprudenziali comporta, come conseguenza, il riconoscimento in capo all’ex proprietario di un duplice termine decennale. In tal caso egli dispone, infatti, di dieci anni per chiedere la dichiarazione di inservibilità e di ulteriori dieci anni per esercitare il diritto alla retrocessione [17].

Occorre ancora osservare come il tema della prescrizione del diritto alla retrocessione si intrecci con quello dell’usucapione dei beni espropriati.

Secondo una sentenza della Corte di Cassazione, infatti, qualora il bene coattivamente sottratto per fini di pubblica utilità sia rimasto nella disponibilità di colui che era il suo proprietario «dopo vent’anni di possesso ininterrotto con animus rem sibi habendi, non di per sé inibito dall’avvenuta pronuncia dell’esproprio, egli può riacquistare la proprie... _OMISSIS_ ...quo; [18].

Successivamente la Suprema Corte ha mutato opinione, sostenendo che con l’emanazione del decreto di esproprio, determinante in capo al beneficiario dell’espropriazione il possesso del bene espropriato (mentre la successiva immissione in possesso farebbe conseguire la detenzione), non sussiste più in capo all’ex proprietario l’animus rem sibi habendi necessario ai fini dell’usucapione, essendo egli consapevole dell’avvenuta perdita della proprietà. A seguito dell’emanazione del decreto di esproprio il bene confluisce nel patrimonio indisponibile dell’ente e, quindi, ai sensi dell’art. 828 comma secondo del codice civile, diventa inusucapibile, potendo essere sottratto alla sua destinazione solo nei modi stabiliti dalle leggi che lo riguardano.

Il suddetto vincolo di indisponibilità, precludente il possesso ad usucapionem, non è però definitivo: infatti la Corte di Cassazion... _OMISSIS_ ...sso non può durare oltre il termine, oggi fissato in dieci anni dall’art. 46 del t.u. espropri, per la realizzazione dell’opera, o quanto meno per il suo inizio, salvo che risulti anche anteriormente l’impossibilità della sua realizzazione [19].

Una volta cessato il regime di indisponibilità, «da un lato sorge il diritto alla retrocessione, a sua volta soggetto a prescrizione decennale, dall’altro il bene diventa teoricamente usucapibile, ferma restando la necessità del decorso del ventennio di possesso ad usucapionem inaugurato da un esplicito atto di interversio possessionis di cui il proprietario sia messo a conoscenza» [20].