L'art. 42-bis davanti alla Corte dei conti

Tra gli adempimenti successivi all'adozione del provvedimento acquisitivo spicca, per portata innovativa, l'obbligo di trasmetterne copia integrale alla Corte dei conti, nel termine di trenta giorni [898].

Il significato della previsione è chiarissimo, perché la Corte dei conti è l'organo preposto - tra l'altro - all'accertamento della responsabilità dei dipendenti pubblici che abbiano cagionato un danno all'erario nell'esercizio delle pubbliche funzioni [899].

Con l'introduzione del comma 7 dell'art. 42-bis - che non aveva eguali nell'art. 43 - il legislatore del 2011 ha dunque fatto carico all'autorità procedente di rimettere il provvedimento acquisitivo alla magistratura contabile, affinché quest'ultima possa valutare se intraprendere un'azione per responsabilità erariale.

In astratto, per vero, l'acquisizione coattiva di un immobile illegittimamente occupato può sempre configurare un danno all'erario. Sul punto occorre f... _OMISSIS_ ...a non farsi ingannare dalla formulazione testuale dell'art. 42-bis, che parla di «danno» e di «risarcimento» soltanto al secondo periodo del comma 3, qualificando le altre somme erogate al privato in termini di «indennizzo».

Il legislatore, infatti, adotta questa distinzione ponendosi nell'ottica dei rapporti tra proprietario e p.a. e lasciando intendere che, da questo punto di vista, l'occupazione sine titulo è illecita e quindi cagiona un danno risarcibile, mentre la sanatoria è lecita e per questa non cagiona alcun danno risarcibile, bensì un pregiudizio indennizzabile.

Dal punto di vista dei rapporti tra la p.a. ed i suoi dipendenti, invece, la distinzione tra indennizzo e risarcimento non rileva, essendo pacifico che l'erario può essere danneggiato anche dall'adozione di un provvedimento di per sé legittimo [900] se adottato con colpa grave.

Nel dettaglio, è chiaro che l'ammin... _OMISSIS_ ...quale avrebbe potuto ricorrere all'espropriazione per pubblica utilità e si trova invece a dover acquisire coattivamente il bene già occupato, subisce un danno pari alla somma dell'indennizzo per il pregiudizio non patrimoniale e del risarcimento del danno da occupazione illegittima, dal momento che né l'uno né l'altro sarebbero stati erogati se la procedura fosse rimasta nell'alveo della legalità. Il danno erariale, dunque, non si esaurisce nel danno risarcito al privato ed i due concetti non devono essere confusi.

Ciò detto, è chiaro che l'esistenza di un danno all'erario non è di per sé sufficiente a determinare la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nella fattispecie illecita, i quali possono essere chiamati a risponderne soltanto nella misura in cui tale danno sia imputabile ad essi sul piano oggettivo e soggettivo.

Dal primo punto di vista, per vero, la consolidata giurisprudenza della Corte dei conti è incline a non escludere... _OMISSIS_ ...nte la responsabilità dei singoli amministratori e funzionari appartenenti alla c.d. “filiera dei responsabili”.

Di conseguenza, nessun soggetto che abbia partecipato alla procedura degenerata in occupazione illegittima può pretendere di andare assolto solo per la brevità dell'incarico [901], per averlo ricoperto in un momento in cui l'illegittimità era ancora lontana [902] o perché nell'ente riveste la posizione di tecnico piuttosto che di politico [903]: tutte queste circostanze, infatti, non sembrano idonee di per sé ad escludere un collegamento materiale tra la condotta del pubblico dipendente ed il danno sofferto dall'amministrazione al termine dell'occupazione sine titulo.

D'altra parte, è noto che l'art. 1 della l. 20/1994 limita espressamente la responsabilità erariale ai danni commessi con dolo o colpa grave [904] ed è su questo piano che la posizione dei singoli può essere opportunamente differenziata. In effetti, la f... _OMISSIS_ ...culmina nell'acquisizione sanante attraversa di norma tre fasi distinte: essa prende le mosse dall'occupazione legittima, degenera in occupazione sine titulo e viene sanata per mezzo dell'art. 42-bis.

Orbene, ad avviso di chi scrive sembra che la responsabilità per il danno sofferto a causa dell'adozione del provvedimento acquisitivo possa essere attribuita in linea di massima a chi ha partecipato alla prima ed alla seconda fase, mentre non è sufficiente essersi attivati, avviando la terza fase della fattispecie, per incorrere in responsabilità erariale.

Ed invero, una specifica negligenza può senz'altro essere riconosciuta nell'operatore che non abbia impedito la degenerazione dell'occupazione legittima, ad esempio non adottando il decreto di esproprio nel termine di efficacia della dichiarazione di pubblica utilità, o adottandone uno invalido.

Allo stesso tempo, può essere astrattamente ritenuto responsabile il soggetto ch... _OMISSIS_ ...tivato per risolvere la patologia espropriativa, ad esempio non sanando ex art. 42-bis l'occupazione illegittima o non sostituendo per mezzo del comma 2 del medesimo art. 42-bis il titolo possessorio impugnato davanti al giudice amministrativo.

Al contrario, non sembrano suscettibili di rimprovero i pubblici dipendenti che, prendendo atto del perdurante illecito della p.a., si adoperano per sanarlo anche a costo di costringere l'ente a versare l'elevato indennizzo-risarcimento di cui all'art. 42-bis. L'occupazione illegittima, infatti, prima o poi dovrà pur essere sanata ed anzi il fatto di procedervi senza indugio consente all'amministrazione un risparmio di spesa, segnatamente pari al danno che si sarebbe dovuto risarcire in aggiunta se l'illecito non fosse stato interrotto in quel preciso momento [905].

In definitiva, dunque, si ritiene che la responsabilità erariale sottesa al comma 7 dell'art. 42-bis non gravi tanto su coloro che hanno... _OMISSIS_ ...l'adozione del provvedimento acquisitivo, quanto piuttosto su coloro che hanno determinato la formazione dell'illecito, che naturalmente possono essere le stesse persone, ma non è certo detto che sia così. Il messaggio lanciato ai pubblici dipendenti dal legislatore del 2011 non è dunque un'esortazione a non adottare provvedimenti acquisitivi per timore della responsabilità erariale, bensì, al contrario, un invito ad adottarli quanto prima, dal momento che procedere all'acquisizione non sembra di per sé dannoso, mentre lo è senz'altro rimanere inerti nell'attesa che altri si facciano carico di interrompere l'occupazione illegittima [906].

È peraltro ovvio che la responsabilità erariale non è automatica neppure per quei soggetti che non si ritengono esenti da responsabilità a priori, tant'è che parte della dottrina ha in passato ritenuto «velleitario pensare che questo istituto, sinora rivelatosi inadeguato a fronteggiare il fenomeno, po... _OMISSIS_ ...e concreto deterrente» [907].

A prescindere dall'esistenza di un termine prescrizionale abbreviato [908] e dall'esiguo ammontare a cui normalmente vengono condannati i dipendenti pubblici [909], infatti, la più recente giurisprudenza contabile ha avuto modo di confermare - con riferimento a fattispecie addirittura antecedenti all'entrata in vigore dell'art. 43 e sanate per mezzo dell'espropriazione sostanziale - che nessun addebito a titolo di colpa grave si può muovere a chi si sia diligentemente attivato per prevenire o per sanare la fattispecie di illegittimità, a prescindere dal fatto che tale risultato non sia stato concretamente raggiunto [910].

Se è così, la trasmissione alla Corte dei conti prevista dal comma 7 dell'art. 42-bis potrebbe anche non portare ad alcun accertamento di responsabilità erariale: per tutti coloro che non si possono ritenere assolti a priori, infatti, tutto dipende dalla concreta situazione di fa... _OMISSIS_ ... circostanze che hanno portato all'occupazione sine titulo ed all'acquisizione coattiva sanante che ha prodotto il danno erariale.