ESPROPRIAZIONE PER P U

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Incostituzionalità dell'art.5 bis DL 333/1992: risarcimento del danno da occupazione appropriativa

Della sopravvenuta incostituzionalità dell’art. 5 bis in tema di indennità, e della necessità di rideterminarne l’importo, nell’ambito di giudizi pendenti in cui sulla quantificazione non sia da ritenere intervenuto il giudicato, risentono anche le ipotesi di cessione volontaria. La pendenza concerne alcune ipotesi di cessione intervenute nella vigenza della l.n. 385/80, riguardo alle quali i proprietari agirono per il riconoscimento del conguaglio da commisurare al criterio del valore venale

Art. 5 bis DL 333/1992:criteri applicabili dopo le dichiarazioni d’incostituzionalità

I precedenti più recenti in tema di ius superveniens nella regolamentazione dell’indennità espropriativa e della misura del risarcimento da occupazione illegittima, hanno riguardato la positiva apposizione di una nuova disciplina, che anche in virtù della previsione di applicabilità, alle cause in corso, dei nuovi criteri, ha consentito di risolvere le questioni con riferimento al concetto di pendenza o esaurimento del rapporto, e, in ultima analisi, al giudicato e alla sua estensione oggettiva

L'incostituzionalità dell'art. 5-bis e la sentenza 348: regime transitorio

La Corte Costituzionale, con la sentenza n.348 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme dell’art.5 bis, commi 1 e 2, del DL 333/92 convertito con modificazioni in legge n. 359/92, nonché nell’art. 37 del DPR n.327/2001 e s.m.i.. In particolare, la pronuncia della Consulta va ad incidere sul criterio di calcolo dell'indennità di esproprio per le aree edificabili fino ad oggi attestatosi, come riconosce la stessa stessa Corte, tra il 50 e 30 per cento del valore di mercato del bene

Risarcimento del danno e indennità d'esproprio tra ordinamento interno e CEDU

Senza appello la condanna del sistema di risarcimento del danno, per cui, alla luce delle norme costituzionali, non si può fare a meno di concludere che il giusto equilibrio tra interesse pubblico ed interesse privato non può ritenersi soddisfatto da una disciplina che permette alla PA di acquisire un bene in difformità dallo schema legale e di conservare l’opera pubblica realizzata, senza che almeno il danno cagionato, corrispondente al valore di mercato del bene sia integralmente risarcito

Incostituzionalità dell'articolo 5 bis del DL 333/1992: tra funzione sociale della proprietà e risarcimento del danno

Il giudice costituzionale ha cercato di valorizzare i punti in comune tra l’orientamento sovranazionale e quello reso dal giudice costituzionale, sottolineando alcuni passaggi del giudice di Strasburgo, per consigliare il legislatore a una modifica dei criteri indennitari in materia di aree edificabili che, nell’emananda legge, dovranno tenere in considerazione la portata sociale delle finalità pubbliche da perseguire. La funzione sociale viene dunque piegata alla giurisprudenza di Strasburgo

Incostituzionalità dell'articolo 5 bis del DL 333/1992: le ricadute di sistema sul fenomeno dell’occupazione acquisitiva

La giurisprudenza della Corte europea sull'indennizzo espropriativo ha più volte sottolineato come accanto al canone del c.d. margine di apprezzamento spettante ai singoli Stati nell’individuazione del ragionevole indennizzo dovuto al proprietario occorre considerare, allo stesso tempo, il rispetto del principio di proporzionalità della misura riduttiva, allo scopo di valutare se nella situazione concreta l’applicazione del diritto interno abbia o meno vulnerato le prerogative proprietataria

L'incostituzionalità dell'art. 5 bis e della misura del risarcimento del danno nell'occupazione illegittima

La norma che fissa l’indennità di esproprio è stata dichiarata costituzionalmente illegittima nella parte in cui è usata come parametro per definire il risarcimento del danno da occupazione illegittima. La Corte ha considerato che la misura dell’indennizzo costituisce il punto di equilibrio tra interesse pubblico e interesse del privato. Nel determinare la misura del risarcimento si deve considerare che nell’occupazione appropriativa l’interesse pubblico è già stato essenzialmente soddisfatto

L'articolo 5 bis del DL 333/1992 e l'illegittimità del calcolo del risarcimento del danno

La Corte europea ha affermato che, quando si tratta di esproprio isolato che non si situa in un contesto di riforma economica, sociale o politica e non è legato ad alcun altra circostanza particolare, non sussiste alcun obiettivo legittimo di pubblica utilità che possa giustificare un rimborso inferiore al valore commerciale. L’indennizzo deve avere un rapporto ragionevole con il valore del bene espropriato. La CEDU trova poi ulteriore conferma della sua decisione nell'art.42 della Costituzione

La sentenza n.348 della Corte Costituzionale e gli effetti dello ius superveniens

I risarcimenti assegnati ai proprietari di aree edificabili sono troppo bassi. Gli effetti della sentenza si manifestano sotto due profili. Il primo impone di considerare gli effetti che la sentenza comporta sulla determinazione delle future indennità. Il secondo profilo rileva nell’esame della normativa che devono osservare i procedimenti in corso. La dichiarazione di illegittimità costituzionale della norma censurata rileva, infatti, sull’applicabilità della stessa ai giudizi in corso

La sentenza della Corte Costituzionale sull'art.5 bis DL 359/1992: quale indennità?

La sentenza della Corte Costituzionale n. 348 sulla quantificazione dell’indennità di espropriazione interviene dopo la sistematica condanna dello Stato italiano per violazione dell'art. 1 del primo Protocollo addizionale alla CEDU. Sia il ragionevole legame richiesto dalla Corte Europea che il serio ristoro richiesto dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale, escludono che una indennità possa essere svincolata dal necessario parametro di riferimento costituito dal valore venale del bene

Indennità espropriativa e valore venale: un rapporto nuovo tra pubblica amministrazione ed espropriati

La scelta del valore venale integrale quale criterio di stima dell'indennità espropriativa appare un'ottima scelta. Innanzitutto il valore venale è la strada maestra per dare piena attuazione alla convenzione europea dei diritti dell’uomo nella interpretazione del giudice di Strasburgo, evitando l’inaccettabile rinfocolarsi di un conflitto di sistema tra il nostro ordinamento e la giurisprudenza della CEDU. In secondo luogo, sul piano pratico, non ci sarà alcun sfracello delle finanze pubbliche

Il nuovo art.37 del DPR 327/2001: maggiorazioni e regime transitorio

La maggiorazione del 10% del valore venale in caso di accettazione si inserisce nell'orientamento giurisprudenziale dell'art.44 TU, che apre la strada al ristoro di “ogni perdita di utilità economica”, dunque al di là del mero valore di mercato del bene. Tale maggiorazione non è altro che un meccanismo premiante e un mero incentivo che non c’entra nulla con il valore del bene introdotto nella convinzione che una conclusione anticipata della procedura conduca a ingenti risparmi di denaro pubblico

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