TRASFERIMENTO DEL DIRITTO

Stai vedendo 40-48 di 79 risultati

Acquisto beni culturali: prelazione del Ministero dei beni culturali

L’errore particolarmente esiguo nell’indicazione numerica del prezzo da pagare per esercitare il diritto potestativo di prelazione, in presenza di costante riferimento al prezzo di aggiudicazione e non a quello a base d’asta, è da qualificarsi come errore imputabile a svista e per ciò, usando terminologia civilistica, come errore ostativo facilmente riconoscibile e del tutto irrilevante (cioè non essenziale), come tale soggetto solo a correzione.

La privatizzazione dell'amministrazione ferroviaria e sua incidenza sulla natura giuridica della rete

Quando si parla di demanio ferroviario si fa riferimento a tutti quei beni necessari per lo svolgimento del servizio di trasporto ferroviario. Tali beni, all’esito di un acceso dibattito interpretativo e utilizzando come dato normativo di partenza l’art. 822 cc, sono stati inseriti nell’ambito categoriale del demanio eventuale e assoggettati alla relativa disciplina giuridica. Tra i beni ferroviari classificati come demaniali sono stati inseriti: sedi ferroviarie, fabbricati, magazzini, officine

Il fenomeno societario conseguente al processo di privatizzazione degli enti pubblici

Gli enti pubblici in virtù della previsione sul parastato sono costituiti per legge. Sebbene tale previsione normativa sembra assumere un contenuto inequivoco e, dunque, non dare adito a dubbi interpretativi, in realtà, molti sono stati i problemi che si sono verificati nella prassi. A tale riguardo, infatti, spesso la legge non ha provveduto a qualificare espressamente l’ente costituito come pubblico e ciò ha determinato di conseguenza l’insorgere di problematiche ermeneutiche di non poco conto

L'usucapione quale (im)possibile strumento di acquisizione delle aree occupate e mai espropriate

Da un recente nuovo orientamento assunto, per così dire in combinato disposto, da due pronunce del Tar Lazio si ricava da un lato, che una amministrazione espropriante può divenire proprietaria del bene solo nei modi classico-formali oppure, quale “legale via d’uscita” nei casi di espropriazione illegittima per mancanza degli atti predetti, mediante l’atto di acquisizione ex art. 43 TUE, O in un modo o nell’altro, in quanto tertium non datur, senza, dunque, possibilità di esperire l'usucapione

L'usucapione pubblica

Con l’espressione usucapione pubblica si intende far riferimento non ad un distinto istituto acquisitivo di matrice pubblicistica, ma all'ordinaria usucapione civilistica il cui beneficiario sia, però, un soggetto pubblico. Possono usucapire tutti i soggetti in grado di possedere, di essere titolari di diritti e capaci processualmente, e dunque anche le persone giuridiche pubbliche, titolari di tutti i poteri privatistici propri delle persone giuridiche ad eccezione di quelli esclusi dalla legge

Decreto di esproprio: contenuto e adempimenti successivi all'emanazione

L’emanazione del decreto di esproprio, provvedimento comportante effetto traslativo della proprietà, può conseguire sia al pagamento che al deposito dell’indennità di espropriazione. La prima ipotesi consegue alla notifica dell’indennità e alla sua accettazione con relativa produzione della documentazione prevista. In alternativa, l’Autorità espropriante può procedere all’esecuzione del decreto di esproprio, da cui non può naturalmente discendere alcun effetto pregiudizievole per il proprietario

Decreto di esproprio: tassazione e notifica

Il decreto di esproprio è assoggettato a imposta di bollo, di registro, ipotecaria e catastale, oltre alla tassa ipotecaria e al tributo speciale catastale, con esenzioni varie a seconda del soggetto attivo. Una volta emanato, dovrà essere notificato ed eseguito e avrà efficacia sotto la condizione sospensiva della sua notifica ed esecuzione. L’Autorità procede alla notifica, unitamente al decreto, con indicazione del luogo, del giorno e dell'ora in cui è prevista l'esecuzione stessa del decreto

Decreto di esproprio: esecuzione ed effetti

L’immissione in possesso avviene su iniziativa dell’Autorità espropriante o del beneficiario dell’esproprio entro 2 anni dalla data di emissione: se scade questo termine il decreto non può più essere eseguito e non è più idoneo a trasferire il diritto. In questo caso l’Amministrazione deve effettuare una nuova dichiarazione di P.U., purché entro i successivi 3 anni. L’espropriazione del diritto di proprietà comporta l’estinzione automatica di tutti gli altri diritti reali o personali sul bene

Usucapibilità del bene espropriato

Secondo la Cassazione, la destinazione del bene allo scopo per cui è stato espropriato può avvenire solamente entro il termine finale di P.U. decorso inutilmente il quale, l’opera non può più essere realizzata, e dunque non può più configurarsi la possibilità stessa di destinare il bene espropriato all’uso pubblico, ovvero nel termine di dieci anni dall’immissione in possesso. Pertanto dalla cessazione del regime di indisponibilità , sorge il diritto alla retrocessione (prescrizione decennale)

Natura dell'atto di cessione volontaria

Sia decreto di esproprio che atto di cessione trasferiscono il diritto a titolo originario, e sono equiparabili sotto questo aspetto. Nel sistema della legge generale sull’espropriazione di P.A., giurisprudenza e dottrina hanno attribuito alla cessione volontaria, poiché regolata da disposizioni di carattere inderogabile e tassativo, la natura di negozio di diritto pubblico, dotato della funzione propria del decreto di espropriazione di segnare l’acquisto a titolo originario in favore della P.A.

Clausole e quietanze rinunziative contenute negli atti di cessione

Gli atti di cessione contengono generalmente clausole e quietanze satisfattive e rinunziative. Il consiglio di Stato (6239/2004) ha affermato che qualora i termini per il completamento della procedura siano scaduti senza il trasferimento della proprietà, e vi sia stata l’irreversibile trasformazione del bene, la dichiarazione di non avere null’altro a pretendere a qualsiasi titolo, e simili, contenuta nell’accordo sull’indennità, impedisce ai proprietari di far valere future pretese risarcitorie

Le clausole rinunziative nella cessione volontaria: tipologie ed effetti

Le clausole rinunziative con effetti definitivi, espansivi, consolidatori ed irrevocabili trovano più opportuna collocazione nell’atto di cessione volontaria, anziché nell’accordo di cessione o nelle quietanze di pagamento, entro i limiti in cui esse possano avere un senso, venendosi a concludere nel tempestivo atto di cessione la vicenda traslativa del bene, con il risultato che dopo la sua stipula non sia più configurabile l'occupazione illegittima, da cui possono scaturire crediti risarcitori

Pagina 4 di 7 4