Il momento e i criteri di accertamento della non scarsa importanza

Circa la questione relativa alla determinazione del momento relativamente al quale la gravità dell’inadempimento debba essere presa in considerazione, la giurisprudenza ha ripetutamente sostenuto che la sussistenza del suddetto requisito va valutata con riferimento alla data di scadenza del termine assegnato con la diffida.

In tal modo la giurisprudenza si mostra in continuità con quell’indirizzo dottrinale per il quale, nel caso di ritardo, la valutazione della non scarsa importanza dell’inadempimento veniva effettuata in quella data, poiché le conseguenze derivanti dal mancato adempimento nel termine pattuito si sarebbero potute aggravare in seguito, integrando il carattere della gravità e legittimandone la risoluzione [1].

Se l’inadempimento deve sussistere al momento della diffida, la valutazione circa la sua “gravità” va invece operata nel momento della scadenza del termine di diffida, poiché codesta... _OMISSIS_ ...accompagnata dall’adempimento da parte del debitore, aggiunge un nuovo inadempimento all’inadempimento pregresso, esigendone una valutazione complessiva [2]. Tale tesi deve essere condivisa, per il fatto che in ipotesi di diffida ad adempiere, all’atto dell’intimazione, il debitore può ancora eseguire la prestazione, fino a quando il termine non scadrà: solo allo scadere del termine intimato si verifica l’effetto risolutorio e vanno riscontrati tutti i requisiti necessari, tra cui l’inadempimento di cui all’art. 1455 c.c. [3].

L’altra questione più ampia che occorre trattare è quella relativa all’individuazione dei criteri utilizzabili per verificare e valutare la sussistenza del requisito della non scarsa importanza dell’inadempimento di cui all’art. 1455 c.c., che, come ho già puntualizzato, è applicabile anche al meccanismo della diffida.

Si è scritto a proposito della nozi... _OMISSIS_ ...za dell’inadempimento che essa costituisce una clausola aperta, che «ammette sensi diversi»; connotazione che se da un lato può generare insicurezza, dall’altro esprime una flessibilità, che si adegua al caso concreto.

Nella pratica applicazione, verificare se l’inadempimento sia di non scarsa importanza significa constatare se è stata prodotta un’alterazione dell’equilibrio contrattuale [4].

Teorici e giudici compiono lo sforzo di riempire di contenuto la formula della “non scarsa importanza” con criteri che talora la fanno apparire «prolissa e fumosa, quando non parolaia e tautologica» [5].

La ricerca di un ordine all’interno del dibattito muove dalla constatazione secondo la quale nel principio espresso dall’art. 1455 c.c. sono implicati due elementi: uno relativo alla misura dell’inadempimento (l’importanza non scarsa), l’altro ... _OMISSIS_ ...ametro di riferimento (l’interesse della parte adempiente).

A proposito del primo requisito, la dottrina sottolinea che l’uso linguistico tende a considerare le locuzioni ‘gravità’ e ‘non scarsa importanza’ come sinonimi, quando invece il legislatore voleva riferirsi solo ad un inadempimento di modesto rilievo.

In ordine al secondo elemento, il parametro di valutazione, si è giunti a delineare due criteri di riferimento: uno oggettivo, l’altro soggettivo [6].

La Suprema Corte ha esaminato la tematica in oggetto e ha tracciato il percorso logico che l’interprete può seguire per riconoscere le modalità e per valutare concretamente, ovvero accertando in fatto, le caratteristiche che qualificano un inadempimento come idoneo a determinare lo scioglimento del vincolo contrattuale, ma pur sempre nel rispetto dell’autonomia delle parti.

Sul giudice grava inoltre... _OMISSIS_ ...fornire un’adeguata motivazione in fatto [7], che renda conto degli indici utilizzati, a tal fine previsti negli art. 1362 e seguenti c.c., essendo il suo un compito di ermeneutica, e che quindi giustifichi in che modo sia giunto a determinare l’interesse rilevante nel caso concreto e perché l’inadempimento risulti o meno impeditivo della soddisfazione creditoria: tutto questo gli viene ovviamente richiesto per evitare una sua discrezionalità illimitata. Infatti, per tutti i casi in cui difetti un indice valutativo legale, conviene applicare l’art. 1455 c.c. per giudicare quelle situazioni di inadempimento che non siano inquadrabili in tali ipotesi; altrimenti, si dovrebbe ritenere che la risoluzione possa pronunciarsi solo nei casi espressamente disciplinati dalla legge [8].

L’indagine sulla gravità ex art. 1455 c.c. deve coinvolgere dal punto di vista oggettivo il profilo della mancata attuazione della prestazione nel quadro... _OMISSIS_ ...nomia generale del contratto ovvero il valore che la prestazione inadempiuta ha rispetto al risultato esecutivo corrispondente: è una valutazione complessiva applicata a ciascuno dei due termini di confronto, il regolamento contrattuale e la sua violazione [9], e che considera l’incisione che l’inadempimento operò sul rapporto, in astratto, per la sua entità, e, in concreto, in relazione al pregiudizio arrecato al diffidante.

Nell’appalto di lavori pubblici, il mancato conferimento, da parte della stazione appaltante, delle aree su cui realizzare l’opera pubblica, costituisce, avuto riguardo all’interesse dell’appaltatore, grave inadempimento ed è un interesse oggettivo, consistente nella possibilità di iniziare i lavori.

Dal punto di vista soggettivo, invece, viene tenuto in considerazione il comportamento e l’interesse concreto del diffidante ad un esatto e tempestivo adempimento nel termine pattui... _OMISSIS_ ...che tale interesse vada riferito non al danno che viene causato con l’inadempimento, ma «alla rilevanza delle violazioni contrattuali commesse»: il danno è la conseguenza dell’inadempimento sul patrimonio del contraente deluso, che prescinde dall’interesse all’adempimento del contratto [10].

A tal fine, non si potrà dare rilievo a quale sia l’interesse che normalmente un tipo contrattuale è diretto a realizzare, essendo questa una mera valutazione astratta; ma si dovrà al contrario dar conto degli elementi che caratterizzano il caso di specie, per indicare la diversa rilevanza che l’accordo in concreto concluso ha rispetto a quello che normalmente è posto in essere con quel tipo contrattuale, e, conseguentemente per individuare l’incidenza dell’inadempimento. Si consideri ad esempio il caso del mancato uso del bene locato: mentre il mutamento di destinazione è causa automatica di risoluzione, vice... _OMISSIS_ ...o dell’immobile è causa di risoluzione solo se è leso l’interesse concreto del locatore a che l’immobile non resti abbandonato (specialmente se il contratto riguardi una cosa produttiva o un bene per il quale l’uso serve per la sua conservazione).

Se l’interprete si sforzerà di soppesare circostanze soggettive e concrete della vicenda [11], la valutazione del’inadempimento del diffidato si allontanerà da un piano esclusivamente teorico per calarsi nel concreto, e potrebbe così spingersi anche a valutare la possibile menomazione delle utilità che al diffidante si prospettavano nel momento in cui si determinò a concludere il contratto.

Ad esempio un giudice di merito stabilì che «il proprietario acquirente, non responsabile degli abusi edilizi perpetrati nei confronti dell’immobile acquistato, può agire ex art. 1454 c.c., al fine di ottenere la risoluzione di diritto del contratto ... _OMISSIS_ ...cedente) proprietario responsabile non adempia, nel termine previsto dalla diffida, alla regolarizzazione del cespite. Ciò discende dalla considerazione che, in materia edilizia, la mancanza del certificato di abitabilità preclude l’occupazione del cespite, e la non conformità dello stesso alle vigenti norme in materia urbanistica espone il proprietario a delle sanzioni amministrative» [12].

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