Espropriazione dei beni attigui e delle frazioni residue

Si è detto che in sede di formulazione delle osservazioni il privato può chiedere all’amministrazione di estendere l’espropriazione alle frazioni residue per le quali risulti disagevole l’utilizzazione ovvero siano necessari considerevoli lavori per disporne una agevole utilizzazione.

La ratio della disposizione è ravvisabile nel generale obiettivo di proporzionalità dell’azione amministrativa che impone ai decisori pubblici di far prevalere «la cosa pubblica alla privata entro i limiti della vera necessità. Lo che è sinonimo di far prevalere la cosa pubblica col minimo sacrificio della privata proprietà» [144]. A tal fine occorre «attenuare […] quanto più possibile il pregiudizio dell’espropriando attraverso l’es... _OMISSIS_ ...le cd. frazioni residue.

È stato peraltro osservato che «solo in questa fase è possibile per il proprietario chiedere l’inclusione nell’esproprio dei relitti; d’altro canto solo in questa fase il promotore dell’espropriazione è in grado di rielaborare il progetto in modo da trarre giovamento dalla ulteriore disponibilità di aree, e soprattutto di attivarsi per reperire le conseguenti ulteriori risorse finanziarie necessarie per coprire gli oneri di acquisizione dei relitti» [146] .

Ebbene è giunto il momento di fare un breve cenno all’espropriazione dei cd. beni attigui.

A tal fine rileva il comma 14 dell’art. 16 il quale sancisce che «qualora nel corso dei lavori si manifesti la necessità... _OMISSIS_ ...o il progetto ai fini della dichiarazione di pubblica utilità».

In questo modo si apre il capitolo tanto discusso in dottrina concernente la complessa problematica delle varianti nell’esecuzione di un’opera pubblica o di pubblica utilità [147]. Del resto la dottrina rileva che la disposizione sopra citata è destinata a trovare applicazione nel corso dell’esecuzione dei lavori, quando sorge «l’esigenza di apportare varianti al progetto approvato che comportano l’espropriazione di altre aree» [148].

Invero i casi in cui è possibile apportare varianti al progetto d’opera capaci di portare all’espropriazione dei beni attigui sono sostanzialmente cinque di cui solo i primi tre sono in grado di far discende... _OMISSIS_ ...quo;, «opportunità di introdurre varianti migliorative all’opera» [150]. Di queste tre mentre «nei primi due casi non esistono limiti quantitativi all’approvazione della variante, poiché se l’amministrazione vuole realizzare l’opera non ha altra alternativa se non quella di approvarla quale che sia il costo», nella terza ipotesi, invece, «trattandosi di varianti non necessarie ma soltanto utili, la legge stabilisce il limite di aumento del 5% dell’importo del contratto di appalto» [151].

Le rimanenti ipotesi appaiono poco significative ai fini espropriativi, perché possono avere ad oggetto modestissimi aggiustamenti progettuali che sovente non sono in grado di sfociare in una integrazione del provvedimento esp... _OMISSIS_ ...genza di estendere l’espropriazione ai beni attigui [153].

In questo modo si comprende che, mentre con le cd. frazioni residue si ha un’estensione dell’espropriazione richiesta dal privato per le ipotesi in cui la sottrazione del bene non sia totale, ma la parte rimasta al privato è di disagevole utilizzazione ovvero richieda necessari e considerevoli lavori per disporne una agevole utilizzazione, con l’espropriazione dei beni attigui si ha un’integrazione dell’espropriazione che si realizza quando, nel corso dei lavori, si manifesti la necessità o l’opportunità di espropriare altri terreni o altri edifici, attigui a quelli già espropriati.

A ben vedere si tratta di un’integrazione che richiede l’emanazione... _OMISSIS_ ...ei documenti alla comunicazione dell’avvio del procedimento ai nuovi espropriandi alla valutazione e conseguente decisione motivata delle osservazioni eventualmente prodotte [154].

Vien da chiedersi tuttavia se la variante debba anche comportare il rifacimento del contraddittorio preordinato all’apposizione del vincolo espropriativo, oltreché della dichiarazione di pubblica utilità. Occorre cioè coordinare il quattordicesimo comma dell’articolo 16 con il secondo comma dell’articolo 12.

«Dal combinato disposto delle due norme, art. 16.14 in ordine alla pubblica utilità, e art. 12.2 in ordine all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio, si ricava che:

- le varianti non in corso d’opera n... _OMISSIS_ ....2 TU, e per esse occorre ripercorrere l’intero iter, sia di apposizione del vincolo, sia di dichiarazione di pubblica utilità;

- le varianti non in corso d’opera a progetti derivanti dalle prescrizioni della conferenza di servizi, dell’accordo di programma o di altro atto di cui all’articolo 10 sono esentate dal ripercorrere la procedura di apposizione del vincolo urbanistico, e ciò a prescindere che le modifiche comportino o meno variazioni di tracciato al di fuori delle zone di rispetto ferroviarie e stradali;

- le varianti in corso d’opera a progetti derivanti dalle prescrizioni della conferenza di servizi, dell’accordo di programma o di altro atto di cui all’articolo 10 sono esentate dal ripercorrere la proc... _OMISSIS_ ...in corso d’opera diverse dalle precedenti richiedono nuova apposizione del vincolo espropriativo e, quanto alla rinnovazione della dichiarazione di pubblica utilità, sono soggette all’articolo 16.14» [155].