Le conseguenze penali agli inadempimenti del concessionario di acque pubbliche

1. Le conseguenze penali dei comportamenti del concessionario.

Si sottolinea come un eventuale inadempimento del concessionario agli obblighi sottesi e derivanti dalla concessione, «per poter dare luogo alla decadenza della concessione demaniale, deve essere di una certa consistenza e deve essere provato, rispetto agli obblighi nascenti dal titolo, sulla scorta di elementi inequivoci, precisi e concordanti, atteso che, in tale fattispecie, l’Amministrazione concedente deve osservare i principi di gradualità e di proporzionalità nell’applicazione del provvedimento lato sensu sanzionatorio».

In uno con una recente pronuncia del T.A.R. Lazio, dobbiamo invero sottolineare come «i poteri esercitati dalla Pubblica Amministrazione concedente, per reagire all’inadempimento del privato concessionario, non sono riconducibili a quelli propri di un rapporto paritetico, il che però non determina una diminuzione di tut... _OMISSIS_ ...ionario; vi è casomai in un rafforzamento della sua posizione, secondo lo schema tipico del procedimento amministrativo, in primis per la necessità che gli atti adottati dall’autorità concedente di reazione all’inadempimento siano esercitati in coerenza con il pubblico interesse sotteso alla concessione, e che questo sia esternato in una motivazione adeguata, resa all’esito del contraddittorio con il concessionario». In altre parole, pur configurandosi il provvedimento concessorio quale concessione-contratto, non trovano applicazioni i principi comuni del diritto privato in caso di inadempimento di una delle parti. E ciò in quanto «la corretta esecuzione del rapporto concessorio, non indifferente rispetto alle ragioni di interesse pubblico che hanno a suo tempo indotto la Pubblica Amministrazione ad affidare in uso speciale il bene pubblico, comporta che i rimedi spettanti all’autorità concedente, per reagire all’inadempimento de... _OMISSIS_ ...ssionario, non possono ritenersi assimilabili a quelli spettanti alla parte di un contratto di diritto comune, e ciò anche quando tali rimedi siano espressamente contemplati nell’ambito del contratto accessivo alla concessione: e quindi la Pubblica Amministrazione concedente mantiene le prerogative di autorità pubblica tanto nella fase prodromica alla conclusione di contratti, quanto nel corso del rapporto con il privato una volta stipulato il contratto».

Ad ogni buon conto, pur esulando dalla disciplina tipica dei contratti di diritto comune, «un rapporto fiduciario deve comunque sussistere nello svolgimento del rapporto di concessione di beni pubblici, atteso che al privato viene appunto attribuita la disponibilità di un bene che è pubblico, conseguendone l’interesse dell’amministrazione a che lo stesso venga utilizzato in conformità del titolo rilasciato e dal soggetto che ne garantisca l’osservanza. La persistenza di... _OMISSIS_ ...si estrinseca nel corretto utilizzo del bene e, dunque, nel rispetto degli obblighi nascenti dal titolo concessorio, conseguendo la sanzione decadenziale all’inadempimento del privato».

Pertanto, le conseguenze – per così dire – «amministrative» di un inadempimento del concessionario – si ricorda, ove lo stesso sia di una certa consistenza – saranno senza dubbio relative all’adozione di un provvedimento di decadenza dalla concessione stessa da parte della Pubblica Amministrazione concedente (nel caso delle concessioni inerenti al demanio idrico, quindi, da parte dell’amministrazione regionale).


2. Il furto aggravato.

Recentemente, la Cassazione penale ha statuito – in materia di utilizzo dell’acqua del fiume in modo superiore rispetto a quanto stabilito nell’atto di concessione – che «risponde di furto aggravato ex art. 62... _OMISSIS_ ...on del mero illecito amministrativo previsto dal R.D. 11/12/1933, n. 1775, artt. 17 e 219, il legale rappresentante di un consorzio di acquedotti che utilizzi l’acqua di un fiume in misura superiore a quanto stabilito nell’atto di concessione, trattandosi di norme che tutelano beni giuridici diversi, ossia la proprietà, con la sanzione penale, e l’ambiente e la salubrità delle acque, con quella amministrativa».

In senso più specifico, i giudici della Cassazione continuano affermando che «chi sottrae acqua appartenente ad altri commette furto aggravato, potendosi ritenere legittimo ed autonomo possessore solo del quantitativo stabilito con il provvedimento di concessione e l’impossessamento di acqua in quantitativi maggiori rispetto a quelli consentiti implica una condotta cosciente e volontaria di sottrazione del bene altrui, nella quale non può ravvisarsi la buona fede»; ed ancora, «nel concetto di imposses... _OMISSIS_ ... di acque pubbliche, occorre distinguere tra l’attingimento di acqua e l’allacciamento abusivo a condutture, con acqua già convogliata: ove si tratti di acque sotterranee o superficiali (laghi, fiumi, ecc.) l’acqua è da qualificarsi pubblica, in quanto appartenente al demanio, sicché l’attingimento abusivo integra l’illecito amministrativo di cui all’art. 17 del R.D. n. 1775/1933; ove si tratti di acque convogliate in acquedotti, l’attingimento abusivo integra il delitto di furto»; ed ancora: «le acque pubbliche, a cui si riferisce l’art. 17 del R.D. 1775/1933, sono quelle messe a disposizione dalla natura, a cui gli enti pubblici abilitati non abbiano ancora conferito una destinazione particolare, e non riferibili, dal punto di vista proprietario, ad un soggetto particolare. Le acque delle condotte idriche comunali sono destinate, invece, a soddisfare i bisogni idrici della popolazione di un comune e non posson... _OMISSIS_ ...e con le acque pubbliche esistenti in natura, trattandosi di acque aventi valore economico, riferibili, dal punto di vista proprietario, ad un soggetto particolare». In altre parole, i giudici distinguono tra acque pubbliche e acque – per così dire – di proprietà specifica: l’utilizzo o la derivazione abusiva dell’acqua pubblica comporterà il compimento di un illecito amministrativo, sanzionato dal R.D. n. 1775/1933, in quanto viene violata la natura “pubblica” di queste acque. In caso invece di derivazione o utilizzo abusivi di un’acqua già convogliata (ad esempio, in condotte comunali, destinate a servire la popolazione di un comune), il soggetto agente sarà punibile per furto aggravato, posto che l’acqua abusivamente utilizzata o derivata è destinata al soddisfacimento di un bisogno sì collettivo (stante la natura pubblica delle acque), ma di una popolazione specifica, in quanto già precedentemente de... _OMISSIS_ ....


3. L’illecito previsto dal R.D. n. 523/1904.

Ai sensi dell’art. 93 del R.D. n. 523/1904, «nessuno può fare opere nell’alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatoi pubblici e canali di proprietà demaniale, cioè nello spazio compreso fra le sponde fisse dei medesimi, senza il permesso dell'autorità amministrativa. Formano parte degli alvei i rami o canali, o diversivi dei fiumi, torrenti, rivi e scolatoi pubblici, ancorché in alcuni tempi dell’anno rimangono asciutti».

Tale disposizione, peraltro, va letta unitamente all’art. 96 del medesimo Regio Decreto, in cui il legislatore elenca una serie di lavori ed opere assolutamente vietate ove effettuate sulle acque pubbliche, sui loro alvei e sulle loro sponde.

Secondo la giurisprudenza amministrativa di merito, «l’art. 93 del R.D. n. 523/1904 e l’art. 54 del cod. nav. perseguono il medesimo scopo, ch... _OMISSIS_ ...o;impedire a chiunque non sia autorizzato di alterare con le proprie opere o la propria attività lo stato dei luoghi, in ragione degli interessi pubblici tutelati attraverso il mantenimento della loro integrità»; si specifica ulteriormente che «la finalità dell’art. 93 del R.D. n. 523/1904, evocata dal divieto di “fare opere”, è esplicitata compiutamente dall’art. 54 cod. nav., che a tale scopo sanziona sia chi ha proceduto con la propria attività di costruzione a consumare l’arbitraria occupazione del suolo demaniale, sia colui che l’ha indebitamente protratta a proprio vantaggio mantenendo lo stato dei luoghi arbitrariamente modificato, dopo che è subentrato nell’occupazione in veste di successivo utilizzatore».

Dal canto suo, la giurisprudenza di legittimità ha affermato che «il divieto di eseguire opere nell’alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatori pubblici e canali di propr... _OMISSIS_ ...senza il permesso dell’autorità amministrativa, di cui all’art. 93 R.D. 523/1904 integra una contravvenzione, la cui permanenza cessa con l’ultimazione dei lavori e delle opere non autorizzate poste in essere, mentre gli ulteriori effetti dannosi o pericolosi derivanti dal mantenimento delle opere eseguite non integrano ipotesi di reato ma determinano l’eventuale intervento della Pubblica Amministrazione, tenuta, in attuazione dell’art. 378 allegato F legge n. 2248/1865, all’esecuzione degli indispensabili lavori di ripristino» dello status quo ante.

Peraltro, «l’obbligo di motivazione dei provvedimenti che ordinano il ripristino dello status quo ante in caso di violazione dell’art. 96 R.D. 523/1904 è da ritenersi assolto mediante il semplice richiamo alle norme di legge o regolamento ritenute violate, stante il carattere tendenzialmente vincolato e doveroso degli stessi».

Par... _OMISSIS_ ...erimento all’art. 96 del R.D. n. 523/1904, è stato ritenuto che la sua violazione «rileva essenzialmente sul piano penale ed a prescindere da quello edilizio, giacché la norma incriminatrice, a tutela delle acque pubbliche e pertanto dell’interesse collettivo, impone limiti e regole molto più cogenti di quelle dettate a presidio delle norme urbanistiche, per ciò solo insuscettibili di deroghe». Nella medesima pronuncia, i giudici di legittimità hanno preso in carico la fattispecie prevista dall’art. 96, lettera f, ritenendo che la previsione per cui sono vietati «le piantagioni di alberi e di siepi, le fabbriche, gli scavi e lo smovimento del terreno a distanza del piede degli argini e loro accessori come sopra, minore di quella stabilita dalle discipline vigenti nelle diverse località, ed in mancanza di tali discipline a distanza minore di metri quattro per le piantagioni e smovimento del terreno e di metri dieci per le fabbriche e gl... _OMISSIS_ ...ura un reato di pericolo sicché, per la sussistenza della fattispecie contravvenzionale, non occorre l’ulteriore verifica che l’azione illecita abbia recato nocumento all’alveo del corso d’acqua o alle sue sponde», essendo sufficiente la sola condotta criminosa.

In applicazione dei noti principi di legalità e di tassatività della fattispecie penale, è stato poi sostenuto che «non integra il reato di cui all’art. 96 R.D. 523/1904 l’intervento consistente nella sostituzione di elementi su un corpo edilizio esistente che sia inidoneo ad incidere autonomamente sulla sicurezza degli argini del fiume». Nella medesima pronuncia si legge inoltre che «il divieto di cui all’art. 96, lettera g), R.D. 523/1904 relativo a «qualunque opera o fatto che possa alterare lo stato, la forma, le dimensioni, la resistenza e la convenienza all’uso, a cui sono destinati gli argini e loro accessori come ... _OMISSIS_ ...tti attinenti», deve essere inteso, come ogni precetto penale, nell’ottica della cosiddetta «concezione realistica» del reato, la quale espunge dalla fattispecie punibile – ancorché astrattamente rispondente alla figura edittale – qualsiasi condotta che manchi di qualsiasi idoneità a recare pregiudizio o pericolo di pregiudizio all’interesse protetto per escludere la rilevanza delle opere eseguite rispetto al precetto penale».

In conclusione, possiamo pertanto affermare come le violazioni del combinato disposto di cui agli artt. 93 e 96 del R.D. n. 523/1904 danno luogo ad una contravvenzione che conduce necessariamente ad un provvedimento di ripristino dello status quo ante e ad un provvedimento sanzionatorio.