La responsabilità delle persone giuridiche da reati ambientali

La responsabilità delle persone giuridiche per i reati in materia ambientale non è tema nuovo per il nostro ordinamento.

Di tale questione si trova traccia già nella legge 29/9/2000 n. 300; con essa, lo Stato italiano ha provveduto a ratificare e a dare esecuzione alla Convenzione sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (26/7/1995), alla Convenzione relativa alla lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri dell’Unione europea (26/5/1997) e alla Convenzione O.C.S.E. sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali (17/12/1997).

Nel corpo della stessa legge – all’art. 11– era prevista la delega al G... _OMISSIS_ ...della personalità giuridica che non svolgono funzioni di rilievo costituzionale.

Oltre agli altri reati specificamente indicati, il decreto delegato avrebbe dovuto, fra l’altro, prevedere «la responsabilità in relazione alla commissione dei reati in materia di tutela dell’ambiente e del territorio, che siano punibili con pena detentiva non inferiore nel massimo ad un anno anche se alternativa alla pena pecuniaria, previsti:
dalla legge 31 dicembre 1962, n. 1860 (Impiego pacifico dell’energia nucleare);
dalla legge 14 luglio 1965, n. 963 (Disciplina della pesca marittima);
dalla legge 31 dicembre 1982, n. 979 (Disposizioni per la difesa del mare);
dalla legge 28 febbraio 1985, n. 47, e suc... _OMISSIS_ ...n. 312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985, n. 431 (Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale);
dal decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203 (Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, numero 183);
dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette);
dal decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 95 (Attuazione delle direttive 75/439/CEE e 87/101/CEE relative alla eliminazione degli olii usati);
... _OMISSIS_ ...i di depurazione in agricoltura);
dal decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 (Attuazione delle direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti);
dal decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni (Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio);
dal decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati proven... _OMISSIS_ ...terminate sostanze pericolose);
dal decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 372 (Attuazione della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento);
dal decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell’articolo 1 della L. 8 ottobre 1997, n. 352).»
Siffatta parte della delega al Governo, tuttavia, non veniva attuata, sicché i reati in materia ambientale non venivano inclusi fra le fattispecie ascrittrici di responsabilità ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231.

Il decreto legislativo 121/2011 prevede l’estensione della disciplina del decreto legislativo 231/2001 anch... _OMISSIS_ ...rtt. 727 bis e 733 bis c.p. – nelle seguenti ipotesi di reato già contemplate nella legislazione speciale:
art. 29 quattuordecies d. lgs. 152/2006 (che elenca una serie di illeciti connessi alla autorizzazione integrata ambientale);
art. 137 d. lgs. 152/2006 ( relativo allo scarico di acque reflue senza autorizzazione);
art. 256 d. lgs. 152/2006 ( in materia di gestione di rifiuti non autorizzata);
art. 257 d. lgs. 152/2006 (bonifica dei siti);
art. 258 d. lgs. 152/2006 (violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari);
art. 259 d. lgs. 152/2006 (traffico di rifiuti);
art. 260 d. lgs. 152/2006 (attività organizzate per il ... _OMISSIS_ ...gs. 152/2006 (violazione di prescrizioni inerenti l’apertura e l’esercizio di impianti di distribuzione di carburanti)
legge 150/1992 (violazione delle disposizioni di cui alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington il 3 marzo1973, di cui alla legge 19 dicembre 1975, n. 874, e del regolamento (CEE) n. 3626/82, e successive modificazioni);
legge 549/1993 (misure a tutela dell’ozono stratosferico e dell’ambiente);
d.lgs. 202/2007 (Attuazione della direttiva 2005/35/CE relativa all’inquinamento provocato dalle navi e conseguenti sanzioni).
Tale scelta ha suscitato qualche perplessità, soprattutto nel mondo delle imprese [2].
... _OMISSIS_ ... legislatore comunitario (e richiamato al Considerando 16 della direttiva 2008/99/CE), con particolare riguardo al fatto che si finisce per sanzionare gli enti non per il danno, o il pericolo di danno, arrecato all’ambiente o alla persona.

Al di là di tali rilievi, non vi è dubbio che l’estensione della responsabilità degli enti agli illeciti ambientali è destinata a spiegare un impatto rilevante sui modelli di organizzazione, gestione e controllo adottati ai sensi del decreto nr. 231 del 2001, con riferimento a tutte quelle imprese la cui attività è in condizione di provocare danni o, comunque, sia pericolosa per l’ambiente.

Dal momento che nella legge delega –attuativa della direttiva 2008/99/CE– si dettano i criteri esclusivame... _OMISSIS_ ... costitutivi della responsabilità, debba farsi riferimento a quanto statuito dagli artt. 5 e 6 del decreto legislativo 231 del 2001 ed alla connessa evoluzione della giurisprudenza.

Il decreto legislativo 231/01, all’art. 5, delinea, in particolare, sotto il profilo dei criteri soggettivi di ascrizione della responsabilità, un sistema a due livelli; quello dei soggetti in posizione apicale (lett. a) e quello dei soggetti "sottoposti alla direzione o alla vigilanza" di uno dei soggetti apicali (lett. b).

Qualora il delitto presupposto sia commesso da soggetti in posizione apicale, nel disegno del legislatore, la sussistenza dell’interesse (considerato dal punto di vista soggettivo) o del vantaggio (considerato dal punto di vista oggettivo)... _OMISSIS_ ... commesso dal singolo "nell’interesse esclusivo proprio o di terzi" (art. 5.2), non riconducibile neppure parzialmente all’interesse dell’ente, ossia nel caso in cui non sia più possibile configurare la suddetta immedesimazione.

Ad eccezione dell’ipotesi ora menzionata (art. 5.2), per non rispondere per quanto ha commesso il suo rappresentante, l’ente deve provare di avere adottato le misure necessarie ad impedire la commissione di reati del tipo di quello realizzato. Originano da questi assunti le inversioni dell’onere della prova e le previsioni probatorie di cui all’art. 6 d. lgs. 231/01 e, specificamente, la necessità che l’ente fornisca innanzitutto "la prova che l’organo dirigente ha adottato ed effic... _OMISSIS_ ...nella ipotesi di reato commesso da soggetto in posizione apicale è l’ente che deve fornire la prova della sua assenza di coinvolgimento e, pertanto, la prova della adeguata organizzazione e vigilanza si atteggia a vera e propria causa di esonero rispetto ad una fattispecie di responsabilità già di per sé integrata [3].

La filosofia di fondo cui si ispira il decreto legislativo 231 del 2001 –pienamente collimante con i principi di precauzione e prevenzione in tema di tutela dell’ambiente– è nel senso di addivenire ad una “co-regolamentazione statale e privata” dei rischi derivanti dalla commissione di reati nell’attività degli enti.

Il legislatore, in altri termini, mira a delineare un sistema di corporate compliance in... _OMISSIS_ ...to notato in giurisprudenza, [4] ad una linea evolutiva dell’ordinamento, ove gli enti vengono progressivamente obbligati ad internalizzare le proprie inefficienze organizzative.

La previsione dei modelli organizzativi viene ad inserirsi, pertanto, in un quadro sistematico coerente, trovando in quelle norme del diritto societario (ed in particolare nel terzo e nel quinto comma dell’art. 2381 c.c..) che sanciscono il principio di adeguatezza nel governo societario, ragione e fondamento. Il contenuto del dovere di auto-organizzazione dell’ente (e dell’onere di adottare modelli organizzativi) è, inoltre, precisato da un ampio compendio di fonti normative primarie e sub primarie, da codici di autodisciplina e da guidelines emesse dalle associazioni di cat... _OMISSIS_ ...citano attività con ricadute sull’ambiente, da tempo il legislatore comunitario ha indicato una serie di standards e norme tecniche in grado di certificare la corretta realizzazione di un sistema di gestione ambientale; indicazioni che costituiscono un importante guida per le imprese ed un ausilio concreto nell’adozione dei modelli organizzativi. Il riferimento è al sistema di ecogestione e di audit ambientale, tracciato dalla normativa comunitaria – e di cui sono espressioni le certificazioni ISO 14001 ed EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) – [5], attraverso le quali un’impresa decide di sottoporsi alla valutazione di un soggetto certificatore esterno alla propria organizzazione, cui viene demandato il compito di verificare le prestazioni dell’impres... _OMISSIS_ ...ndo un indiscutibile parametro di valutazione quanto ai requisiti minimi di idoneità dei modelli organizzativi, non integra, di per sé, presunzione assoluta circa la idoneità dei modelli stessi a prevenire i rischi da reato e, soprattutto, quanto alla loro efficace attuazione.

Ed infatti, i modelli di cui all’art. 6 del decreto 231/2001 devono rispondere alle seguenti esigenze: a) individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati; b) prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire; c) individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati; d) prevedere obblighi di informazione nei confronti de... _OMISSIS_ ...RLF|
Il modello cautelare idoneo è, pertanto – come si desume, sul piano metodologico, anche dal contenuto precettivo dell’art. 30 del decreto legislativo 9.4.2008 n. 81, in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro –, quello forgiato dalle migliori conoscenze, consolidate e condivise nel momento storico in cui è commesso l’illecito, in ordine ai metodi di neutralizzazione o di minimizzazione del rischio tipico.

Quanto all’attuazione, i modelli – in quanto strumenti organizzativi della vita dell’ente – devono, poi, qualificarsi per la loro concreta e specifica efficacia e per la loro dinamicità; essi devono scaturire da una visione realistica ed economica dei fenomeni aziendali e non esclusivamente giuridico-fo... _OMISSIS_ ...i illeciti.

L’individuazione delle attività nel cui ambito possono essere commessi reati presuppone, quindi, un’analisi approfondita della realtà aziendale con l’obiettivo di individuare le aree che risultano interessate dalle potenziali casistiche di reato. Questa analisi deve sfociare in una rappresentazione esaustiva di come i reati possono essere attuati rispetto al contesto operativo interno ed esterno in cui opera l’azienda.

In tale disamina, dovrà necessariamente tenersi conto della storia dell’ente – cioè delle sue vicende, anche giudiziarie, passate – e delle caratteristiche degli altri soggetti operanti nel medesimo settore.

Deve, pertanto, concludersi che, pur in assenza di un esplicito richia... _OMISSIS_ ...olidato sul punto – deve ritenersi punto di riferimento ineludibile per ogni impresa che intenda agire nel rispetto dell’ambiente e della salute delle persone.