DIR E PROCED AMMINISTRATIVO

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Demanio e patrimonio pubblico: i mezzi di tutela

’art. 823 c.c., con l’espressione «beni che fanno parte del demanio pubblico», sembrerebbe limitarsi nella sua operatività solo a tale ristretta categoria di beni: in realtà la giurisprudenza appare unanimemente indirizzata verso l’equiparazione, ai fini della norma in esame, tra beni demaniali e beni del patrimonio indisponibile, come a ritenere che ove il legislatore abbia usato l’espressione “beni demaniali” volesse intendere i beni pubblici in senso stretto globalmente intesi.

La partecipazione al procedimento di apposizione del vincolo

in vista dell’enorme importanza dell’istituto della partecipazione procedimentale, il legislatore del d.p.r. n. 327/2001 ha voluto garantire l’effettiva partecipazione dialettica dei privati nella procedura espropriativa in modo tale che la decisione finale della pubblica amministrazione sia presa in contraddittorio sin dalle prime fasi ovvero a partire dall’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio

La partecipazione nella procedura espropriativa

Grazie alla giurisprudenza formatasi nel corso degli anni e al lavoro del legislatore del Testo Unico, il riconoscimento del principio di partecipazione che si trova nella legislazione dell’espropriazione è più esteso e significativo rispetto a quanto l’art. 7 della legge n. 241 del 1990 prevede in generale in materia di procedimento amministrativo.

Procedure espropriative accelerate: il contraddittorio

Si tratta in primo luogo di stabilire se l’adozione dei provvedimenti di cui agli artt. 22 e 22 bis debba o no essere preceduto dall’avviso di avvio del procedimento, adempimento attraverso il quale si attua il “giusto procedimento”, ossia, secondo la elaborazione giurisprudenziale e dottrinale, il contraddittorio che deve essere attivato dalla P.A., prima dell’adozione di provvedimenti atti a produrre effetti nella sfera giuridica dei destinatari.

Possibili esclusioni non dettate dall’art. 10-bis legge 241/1990

Possibili esclusioni non dettate dall’art. 10-bis: materia edilizia, materie di competenza legislativa regionale, piani di lottizzazione, silenzio-diniego, diritto intertemporale e accesso ai documenti amministrativi

La comunicazione dei motivi ostativi

La comunicazione dei motivi ostativi costituisce il perno dell’art. 10-bis. Oltre a trarre da essa la propria rubrica, infatti, la disposizione dedica alla comunicazione quasi tutto il primo e parte del secondo e del terzo periodo.

Articolo 10 bis della legge 241/1990: la comunicazione dei motivi ostativi

Il contenuto della comunicazione consiste nei «motivi che ostano all’accoglimento della domanda» . L’analogia tra la formula adottata dall’art. 10-bis e il contenuto motivazionale del provvedimento non è sfuggita alla dottrina

Articolo 10-bis legge 241/1990: le osservazioni

Le osservazioni degli istanti sono regolamentate principalmente dal secondo periodo dell’art. 10-bis, per il quale «entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti» .

Articolo 10-bis legge 241/1990: negatività del provvedimento e obbligo motivazionale

La prima indicazione che l’art. 10-bis offre con riferimento al provvedimento si trova al primo periodo, laddove si fa espresso riferimento al solo «provvedi-mento negativo» .

Articolo 10-bis legge 241/1990: la mancanza del provvedimento. Silenzio-inadempimento, silenzio-assenso e silenzio-diniego

Simmetrica, per certi versi, all’ipotesi in cui il provvedimento non sia preceduto dal preavviso è l’ipotesi in cui il preavviso non sia seguito dal provvedimento. Analizzando alcune pronunce giurisprudenziali che si sono occupate di questo profilo, la dottrina ha riscontrato non poche interferenze tra l’art. 10-bis e le varie figure di silenzio conosciute dal nostro ordinamento.

Articolo 10-bis legge 241/1990: Il vero limite della comunicazione dei motivi ostativi

Nei suoi primi anni di vigenza, l’art. 10-bis è stato bersaglio di una fittissima schiera di critiche . A ben guardare, tuttavia, nessuna di esse coglie nel segno, perché non ve n’è una che non possa ritenersi astrattamente superabile in via ermeneutica. Il vero limite dell’art. 10-bis va dunque cercato altrove, e segnatamente nella cogenza che gli risulta attribuita dal dettato legislativo come interpretato dalla giurisprudenza già formatasi su questo tema.

Prima lettura dell’art. 10-bis L. 241/1990

Tra le numerose modifiche apportate alla legge sul procedimento amministrativo nel febbraio 2005 ha presto destato un certo stupore l’art. 10-bis, introdotto dall’art. 6 della legge di riforma e rubricato «comunicazione dei motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza» .

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