I tanti dubbi sull'art. 42 bis t.u.espropriazioni

o;Scopo di interesse pubblico» come succedaneo della «dichiarazione di pubblica utilità»? Leggendo l'art. 42 bis permane la volontà del legislatore di offrire un'autorizzazione in bianco ad acquisire aree private, senza il rispetto delle forme garantite dal procedimento di espropriazione e con la sola necessità di dare conto delle ragioni che ne richiedono l'acquisto e delle circostanze che hanno condotto all’indebita utilizzazione dell'area, con l’ulteriore prevista ponderazione fra l’interesse pubblico e quello privato e l’esame dell’assenza di valide alternative all’adozione del provvedimento.

Il riferimento agli scopi di interesse pubblico risulterebbe dunque generico ed indeterminato, come oggi del resto appare la nozione corrente di interesse pubblico se riferita a quel complesso di interessi che l' ordinamento giuridico intende perseguire per lo sviluppo della società [1] e non potrebbe ... _OMISSIS_ ...mente equipararsi alla precisa valutazione correlata all'atto amministrativo di dichiarazione di pubblica utilità che, accertando e valutando l'interesse pubblico perseguito con la procedura espropriativa, era l'unico a configurare il comportamento dell'ente espropriante come esplicazione di potestà amministrativa [2].

D'altra parte, la norma tralascia di considerare l'indirizzo assolutamente consolidato del giudice di legittimità che, fin da epoca risalente, [3] riconobbe che nell'ipotesi di compressione di fatto del diritto di proprietà privata da parte della p.a., in tanto può parlarsi di funzione amministrativa ablatoria meritevole della particolare tutela apprestata dall'art. 42 Cost. nonché dall'art. 4 della legge n. 2248/1865 All.

E in quanto vi siano provvedimenti espropriativi assistiti dalla dichiarazione di p.u. e non anche nel caso di mero impiego, sia pure per fini pubblici, dell'immobile altrui materialmente appreso o dell'uti... _OMISSIS_ ...terialmente ritratta con continuata o reiterata compressione di fatto dell'altrui diritto dominicale [4].



Valutazioni discrezionali ed atto di acquisizione Anche le valutazioni discrezionali, rese in apparenza più stringenti nell’art.42 bis rispetto al tenore testuale dell’art.43, a cui il legislatore vorrebbe attribuire il significato di “salvagente” dell'illecito perpetrato dalla p.a., potrebbero non risultare capaci di offrire al privato chance di tutela maggiori di quelle che l’art.43 t.u.e. aveva consentito stando al diritto vivente del Consiglio di Stato.

Al pari di quanto affermato commentando l’art.43, sembrerebbe arduo ipotizzare che a fronte di un'opera realizzata con fondi anch'essi pubblici ed utilizzata dalla stessa p.a. il giudice amministrativo riesca a trovare ragioni e giustificazioni idonee a scardinare l'atto di acquisizione nel quale la ponderazione degli interessi è ... _OMISSIS_ ...a di quelle valutazioni che andavano necessariamente correlate all'atto di dichiarazione di p.u., circa la serietà e concretezza delle finalità pubbliche, la progettazione e l'allocazione dell'opera, i mezzi finanziari necessari all'esecuzione, ma anche ontologicamente viziata, a monte, dal fatto che la p.a. aveva illecitamente utilizzato il bene del privato.

Non era infatti un caso che tanto la legge n. 2359/1865 (artt. 16-23) che la legge n. 865/1971 (art. 10) avessero previsto la compilazione di un piano contenente la descrizione accurata dell'opera e del progetto diretta ad acclarare il bene da espropriare [5], l'indicazione dei termini dell'espropriazione (art. 13 legge fond.), l'indicazione approssimativa di una previsione di spesa [6] e l'individuazione del mezzi finanziari [7].

Ed è ben chiaro che tale quadro normativo aveva il dichiarato fine di certificare la concretezza ed attualità dell'interesse pubblico in rapporto al contrapp... _OMISSIS_ ...del privato [8], garantendogli la possibilità di valutare la misura del sacrificio impostogli e di esprimere comunque la propria opinione [9].

Del resto, se l'atto di acquisizione va ad incidere sulle situazioni più comuni di occupazioni illecite realizzate per costruire strade, scuole, impianti adibiti a servizi pubblici, alloggi popolari, sarebbe quanto meno problematico che in una determinazione adottata dalla p.a. coinvolgente una pluralità di proprietari possano trovare, al di là della (terminologicamente appagante) formula utilizzata dall’art.42 bis, un effettivo bilanciamento le esigenze sottese alle opere pubbliche già modificate ed utilizzate rispetto alle istanze del privato proprietario.



La sanatoria ex post di una condotta illecita Non meno discutibile può poi apparire la scelta legislativa di operare una sorta di sanatoria ex post di un comportamento originariamente illecito della p.a. che, per effetto del... _OMISSIS_ ... che ripercorre sul punto il tracciato dell’art.43 - non diventa più ragione giustificatrice dell'acquisto a titolo originario al patrimonio della p.a. (per le ipotesi di c.d. occupazione acquisitiva), ora legittimamente operato dall'amministrazione utilizzatrice attraverso un atto amministrativo che accerta l'esistenza di un pubblico interesse all'acquisizione al patrimonio indisponibile del bene destinato a scopi di pubblico interesse liquidando un indennizzo - per il quale v.infra -.

Sul punto, certo, l'opzione legislativa sembrerebbe volere prestare particolare attenzione a quella preoccupazione, pure manifestata expressis verbis dalla Cassazione, che la prevalenza dell'interesse pubblico sul diritto dei privato “deve risultare comunque da atti formali del procedimento amministrativo” [10].

Ma è bene ricordare che la Corte di legittimità aveva più volte ritenuto che un'attività di sanatoria ex post realizzata dalla p.a.... _OMISSIS_ ...fissato i termini per la dichiarazione di p.u. non valeva in alcun modo a legittimare l'operato della p.a. né rendeva possibile il verificarsi delle ipotesi di occupazione appropriativa [11].

Né poteva riconoscersi all'ente pubblico il privilegio di emettere il decreto ablatorio tardivamente e quindi di mutare, successivamente all'evento dannoso prodotto nella sfera del privato, il titolo e l'ambito della responsabilità stabiliti in via generale dal precetto del neminem laedere contenuto nell'art. 2043 c.c. per qualunque soggetto dell'ordinamento, pubblico e privato.

Ma il vero punto sul quale possono appuntarsi le critiche all’art.42 bis sarebbe forse quello che ipotizza nella misura reintrodotta non tanto il fine di eliminare gli effetti distorti prodotti rispetto ad un fenomeno illecito attecchito in Italia a partire dagli anni ’70, quanto quello di subdolamente affermare forme di stabilizzazione degli effetti perversi corre... _OMISSIS_ ...utilizzazione sine titulo dei beni da parte dell’amministrazione, affiancando al modulo espropriativo un meccanismo alternativo di acquisizione di un bene alla mano pubblica al di fuori dalle garanzie previste dal procedimento ablatorio destinato ad operare senza limite temporale alcuno.

Circostanza che rafforzerebbe i dubbi sotto il profilo della compatibilità convenzionale con l’art.1 Prot. N.1 alla CEDU ma anche alla stregua dell’art.42 Cost. che, questa volta, potrebbe rappresentare un banco di prova più severo di quello svolto dalle istanze sovranazionali.