Indennizzo e risarcimento da illegittima occupazione

uo;art. 42-bis del d.P.R. n. 327/2001 ci indica quanto dovuto in termini monetari dall’amministrazione al fine di acquisire non retroattivamente al suo patrimonio indisponibile l’area illegittimamente occupata, sanando in tal modo l’illecito perpetrato.

Innanzitutto il comma 1 dell’art. 42-bis prevede che «al proprietario sia corrisposto un indennizzo per il pregiudizio patrimoniale e non patrimoniale, quest’ultimo forfetariamente liquidato nella misura del dieci per cento del valore venale del bene».

Sempre in tema di indennizzo dovuto per il pregiudizio non patrimoniale, il comma 5 dell’art. 42-bis prevede un’eccezione nel caso in cui il terreno illegittimamente occupato «sia stato utilizzato per finalità di edilizia residenziale pubblica, agevolata o convenzionata, ovvero quando si tratta di terreno destinato a essere attribuito per finalità di interesse pubblico in uso spe... _OMISSIS_ ...i privati».

In un evenienza di tal genere, dispone il suddetto comma 5, «la liquidazione forfettaria dell’indennizzo per il pregiudizio non patrimoniale è pari al venti per cento del valore venale del bene».

Quanto è invece dovuto a titolo di indennizzo per il danno patrimoniale, viene stabilito dal comma 3 del medesimo articolo, secondo il quale «salvo i casi in cui la legge disponga altrimenti, l’indennizzo per il pregiudizio patrimoniale di cui al comma 1 è determinato in misura corrispondente al valore venale del bene utilizzato per scopi di bubblica utilità».

Qualora, però, si tratti di un terreno edificabile, prosegue il comma 3 dell’art. 42-bis, l’indennizzo per il danno patrimoniale è determinato sulla base di quanto disposto dai commi 3, 4, 5, 6, e 7 dell’art. 37, dedicato, appunto, alla «determinazione dell’indennità nel caso di esproprio di un a... _OMISSIS_ ... o legittimamente edificata».

Infine, sempre il comma 3, prevede anche quanto dovuto al privato a titolo di risarcimento per il periodo di occupazione sine titulo.

In tal caso l’amministrazione è tenuta a corrispondere «a titolo risarcitorio, se dagli atti del procedimento non risulta la prova di una diversa entità del danno, l’interesse del cinque per cento annuo sul valore determinato ai sensi del presente comma».

L’art. 42-bis, quindi, parlando al contempo di indennizzo, termine associabile ad una condotta lecita, e di risarcimento, termine che invece è associabile ad una condotta contra ius, si presenta alla stregua di un Giano bifronte, la divinità dell’antica Roma custode delle porte e dei ponti, i quali venivano da lui vegliati, sia in ingresso che in uscita, grazie alle sue due facce.

In effetti, come è stato correttamente osservato, «da un lato […] ... _OMISSIS_ ...ione illegittima è senz’altro contra ius, cioè costituisce un illecito, che obbliga al risarcimento del danno. Dall’altro, però, la medesima occupazione rientra altresì tra i presupposti di una ben precisa fattispecie, disciplinata dall’ordinamento [...] e in quanto tale tutt’altro che illecita. A ben vedere, dunque, l’occupazione illegittima è una figura dal doppio volto, mostrandosi illecita da un lato e lecita dall’altro»[1].

Del resto, se si pensa che, a norma del comma 1, l’acquisizione ha effetto sanante solo per il futuro e non anche per il passato, sussite comunque un lasso di tempo durante il quale l’occupazione è sine titulo, ed è di conseguenza corretto parlare al riguardo di risarcimento.

Da quanto esposto discende ulteriormente che l’indennizzo dovuto al privato deve essere quantificato in riferimento al valore di mercato del bene al momento di adozione del provv... _OMISSIS_ ...uisizione, e non di quello in cui ha inizio l’occupazione illegittima.

Infatti, se è vero che «l’indennizzo, diversamente dal risarcimento, non ha come presupposto un danno da atto illecito, bensì un pregiudizio sofferto in corrispondenza di un atto lecito», allora risulta evidente che «il pregiudizio da indennizzare non può precedere l’adozione del provvedimento, per la semplice ragione che è il provvedimento stesso a cagionare il pregiudizio al privato, cioè la perdita della proprietà del bene con effetto ex nunc. Se è così, sembrerebbe oggi indubitabile che il bene debba essere stimato al momento dell’adozione del provvedimento acquisitivo, o meglio ancora nel corso dell’istruttoria propedeutica a tale provvedimento, come la giurisprudenza più attenta rilevava già nel contesto normativo previgente»[2].

Si è accennato nel primo capitolo, trattando degli aspetti inerenti l... _OMISSIS_ ...e processuale, a quanto disposto dall’art. 42 bis del testo unico delle espropriazioni per pubblica utilità.

Come è noto l’articolo in parola è stato introdotto dal d.l. n. 98/2011 col fine di sostituire l’art. 43 dichiarato incostituzionale[3].

Il comma 7 dell’art. 42 bis prevede, tramite una disposizione innovativa non presente nell’art. 43, che l’autorità che ha emanato il provvedimento di acquisizione contemplato dall’art. 42 bis medesimo debba darne comunicazione, entro trenta giorni, alla Corte dei Conti trasmettendole copia integrale.

Spetterà, poi, alla Procura competente vagliare se tutto si è svolto nel rispetto della legge, o se sussistono, invece, ipresupposti per intraprendere l’azione di responsabilità erariale nei confronti dei soggetti ritenuti responsabili.

Risulta evidente come il legislatore abbia voluto, tramite l’adempimento previsto dal ... _OMISSIS_ ...la, richiamare la pubblica amministrazione alla legittimità del suo agire e limitare l’utilizzo abusivo del provvedimento di acquisizione.

Cimentandosi così nell’arduo compito di rendere meno amara la beffa perpetrata nei confronti dei “fessi”, di prezzoliniana memoria, ad opera di quelle vicende, quali le c.d. acquisizioni coattive sananti, tanto amate invece dai “furbi”, i quali, grazie ad esse, «si trovano servito su un vassoio d’argento il più perfetto e sublime dei condoni all’italiana, grazie al quale è il peccatore stesso, dopo essersi confessato in un coccodrillesco mea culpa, consistente nell’esternazione delle circostanze nelle quali la procedura è diventata illegittima, e dopo aver recitato la preghierina di circostanza, e dall’esito scontato, della tardiva comparazione degli interessi ad opera realizzata – grottesco simulacro di rispetto della proprietà privata, dest... _OMISSIS_ ...aso a soccombere – ad autoassolversi, confermando e consacrando i risultati del suo peccato»[4].