Responsabilità erariale e principio di proporzionalità in materia espropriativa

Numerose, come si vedrà, sono le situazioni dalle quali nell’ambito dell’espropriazione per pubblica utilità, così come accade anche in altri settori in cui la Pubblica Amministrazione esercita le proprie funzioni, può scaturire un danno per il pubblico erario.

Sullo sfondo, posto a monte, sta il principio di proporzionalità, elaborato dalla giurisprudenza della Corte di giustizia, una delle «basi direttrici» del diritto amministrativo secondo G.D. Romagnosi, il quale deve essere tenuto ben presente da tutti coloro che sono chiamati ad adempiere i propri obblighi di servizio nel procedimento espropriativo[1].

Trascurarlo significa esporsi al rischio di essere soggetti ad un’azione di responsabilità da parte della Corte dei conti, questo perché «gli espropri e i danni si pagano, ed espropriare inutilmente o arrecare danni che si potevano evitare espone il funzionario a responsabil... _OMISSIS_ ...quo;[2].

Il principio in parola applicato nell’ambito del procedimento espropriativo comporta che il sacrificio del diritto di proprietà,garantito a livello costituzionale dall’art. 42 Cost., debba avvenire con il minore danno possibile per l’espropriato.

È evidente, però, come sia facile che la semplicità disarmante della formula enunciativa del principio in parola corra il rischio, al momento della sua concreta attuazione, di compiere una metamorfosi nel senso della complessità.

Sul tema la giurisprudenza amministrativa, come è stato osservato, ha posto due principi ben chiari: «1) il principio per cui se la Pubblica Amministrazione può raggiungere il medesimo risultato in vari modi, tutti parimenti idonei a soddisfare l’interesse pubblico, ha il dovere di optare per la soluzione progettuale che comporta il minor sacrificio degli interessi privati; 2) il principio della proporzionalità, inteso ... _OMISSIS_ ...capo all’amministrazione di non comprimere le situazioni giuridiche soggettive dei privati oltre lo stretto indispensabile e cercando di arrecare il minor danno possibile agli interessi dei privati coinvolti, occupando le proprietà private solo ove ciò sia tecnicamente inevitabile per consentire la realizzazione dell’opera, ed evitando gli espropri “ad abundantiam”»[3].