I vincoli di culturalità diretti ed indiretti

IL C.D. VINCOLO DI CULTURALITÀ DIRETTO

Abbiamo visto come – quale diretta conseguenza della dichiarazione di interesse culturale di cui all’art. 13 del D.lgs. n. 42/2004 – sorga il c.d. vincolo culturale in capo al bene interessato, e come ciò comporti una tutela più pregnante del bene medesimo, in termini sia di conservazione che di circolazione.

Orbene, nell’impianto del codice dei beni culturali esistono due tipi di vincolo: uno diretto e l’altro indiretto, ai sensi dell’art. 45.

Il c.d. vincolo diretto – come abbiamo visto – qualifica i beni culturali in senso stretto, mentre il c.d. vincolo indiretto tutela il contesto ambientale e d urbanistico in cui si colloca il bene culturale.

Il vincolo diretto, si ricorda, è accertato con la procedura di cui agli artt. 13 e ss. cod. b. c. e tutela tutti quei beni che presentano interesse artistico, storico, archeologico... _OMISSIS_ ...ogico particolarmente importante.

Peraltro, facendo ancora una puntualizzazione sul vincolo c.d. diretto, occorre qui ricordare come l’intero procedimento sia caratterizzato dalla discrezionalità tecnica della Pubblica Amministrazione. Si ritiene che «lo stato di parziale distruzione o di cattiva manutenzione o conservazione di un bene non osta alla dichiarazione di interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico essendo rimesso all’apprezzamento discrezionale dell’amministrazione preposta all’imposizione e gestione del vincolo la valutazione dell’idoneità delle rimanenze ad esprimere il valore che si intende tutelare». Nello stesso senso e recentemente, si è ritenuto che «lo stato di degrado di un bene non è incompatibile con una valutazione di interesse storico-artistico-architettonico: invero, un manufatto in condizioni di degrado ben può costituire oggetto di tutela storico-artistica, sia ... _OMISSIS_ ...e ancora presenta, sia per evitarne l’ulteriore degrado».

Da ciò discende che «in assenza di vincoli specifici di natura storico-artistica su un immobile, non sussiste il potere della Soprintendenza di esprimere il suo parere nell’ambito del procedimento finalizzato all’accertamento di conformità degli abusi edilizi posti in essere sull’immobile».

Inoltre, come abbiamo già accennato poco sopra, occorre tener presente che il c.d. vincolo di culturalità non può essere parcellizzato: condivisibilmente, la giurisprudenza ritiene che «non si può ragionevolmente affermare che un compendio monumentale possa essere oggetto di vincolo “per singole parti”, atteso che per definizione ricadono sotto il vincolo tutte le strutture e gli spazi, murati o meno, che concorrono ad integrare – in continuità tra loro – la fisionomia complessiva del bene costituente rilevante testimonianza st... _OMISSIS_ .... Oggetto del vincolo non sono dunque “singoli immobili”, strutturalmente frazionabili dal resto, ma, inevitabilmente, l’intero complesso unitariamente considerato, il quale proprio in quanto unicum – non frazionabile sotto questo profilo – assume interesse storico-artistico». Nello stesso senso e con riguardo specificamente al vincolo archeologico, si ritiene che sia «del tutto ovvia l’imposizione del vincolo archeologico sull’intera area complessivamente abitata nell’antichità, essendo nozione di comune esperienza che il ritrovamento di resti di insediamenti antichi in una data area rende probabile la presenza di altri resti nelle immediate vicinanze, sicché le esigenze di salvaguardia riguardano non i reperti in sé e solo in quanto addossati gli uni agli altri, ma tutta la complessiva superficie destinata in illo tempore all’insediamento umano».

Infine, in tema di notifica del provv... _OMISSIS_ ...colo, come stabilito dall’art. 15 del D.lgs. n. 42/2004, la giurisprudenza ritiene che «il provvedimento di imposizione del vincolo non ha natura recettizia, in quanto la notifica in forma amministrativa ai privati proprietari, possessori o detentori delle cose che presentano interesse culturale ha natura meramente informativa e non svolge una funzione costitutiva del vincolo stesso, che è perfetto indipendentemente da esso, essendo preordinata esclusivamente a creare nel destinatario di essa la conoscenza degli obblighi su di lui incombenti». Trattasi pertanto di un incombente avente natura meramente dichiarativa, dal momento che il provvedimento di imposizione del vincolo risulta essere perfetto alla conclusione dell’iter stabilito dal legislatore nell’art. 14 del medesimo Codice dei beni culturali.


IL C.D. VINCOLO INDIRETTO.

L’art. 45 del D.lgs. n. 42/2004 prevede le c.d. prescrizioni di tutela ... _OMISSIS_ ...rmando testualmente che «il Ministero ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro. Le prescrizioni di cui al comma 1, adottate e notificate ai sensi degli articoli 46 e 47, sono immediatamente precettive. Gli enti pubblici territoriali interessati recepiscono le prescrizioni medesime nei regolamenti edilizi e negli strumenti urbanistici».

Il procedimento per l’apposizione del c.d. vincolo indiretto è previsto dai successivi artt. 46 e 47 del Codice, con alcune evidenti analogie rispetto al procedimento per la dichiarazione di interesse culturale.

Possiamo però immediatamente notare una grande differenza tra il vincolo diretto e quello indiretto in esame: soltanto il secondo, infatti, ai sensi dell’art. 45... _OMISSIS_ ...e recepito nei piani urbanistici del Comune. Ed invero, mentre entrambi i vincoli, laddove riguardino beni immobili, devono essere trascritti e quindi diventano opponibili erga omnes, soltanto il c.d. vincolo indiretto viene recepito dagli strumenti urbanistici. Ne discende che risulta difficoltosa la consultazione dei registri immobiliari, soprattutto se si tratta di provvedimenti di apposizione del vincolo diretto che siano risalenti nel tempo: e ciò in quanto si è costretti ad effettuare le ricerche sui registri cartacei con le note difficoltà operative, sia perché spesso i provvedimenti sono stati trascritti in modo impreciso, risentendo della situazione giuridica dell’epoca.

Con specifico riferimento alle finalità del vincolo indiretto, si ritiene in giurisprudenza che lo stesso, «previsto dalla Parte seconda (Beni culturali) del D.lgs. n. 42/2004, è funzionale ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immob... _OMISSIS_ ...neggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro; esso, dunque, non implica l’accertamento di un pregio culturale o paesaggistico intrinseco al territorio che riguarda, ma che è servente alla protezione della cornice di un distinto immobile, a sua volta dichiarato, quello sì per le sue intrinseche caratteristiche, bene culturale». Nello stesso senso si è recentemente ritenuto che «la ratio legis in tema di vincolo c.d. indiretto è di scongiurare un eventuale rischio per l’integrità del bene tutelato e di assicurarne l’aspetto esterno. Esula dai contenuti della disposizione, in altri termini, l’interesse alla conservazione delle bellezze panoramiche che si godono dai beni vincolati».

In senso ulteriormente specifico, la giurisprudenza ordinaria di legittimità ha ritenuto recentemente che «il vincolo apposto dal Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, con sp... _OMISSIS_ ...à di rispetto, salvaguardia e conservazione dei reperti archeologici, non è preordinato alla successiva ablazione. La natura conformativa, quindi, discende dal fatto che il vincolo, pur se indiretto, è in ogni caso a tutela di un interesse pubblico, ha fonte sovraordinata rispetto alla pianificazione urbanistica e si iscrive tra le limitazioni legali della proprietà, non costituendo ablazione e quindi determinando solo una compressione del diritto di proprietà non indennizzabile».

Da queste pronunce si intuisce lo stretto legame che corre tra il vincolo diretto e quello indiretto: possiamo invero sostenere come il primo sia il necessario «prologo» del secondo, rivolto a tutelare un’area ove esiste un bene già dichiarato di interesse culturale. Una ulteriore conseguenza di questo rapporto risiede nel fatto che «la motivazione del provvedimento di vincolo indiretto è autonoma rispetto a quella che sorregge l’imposizione de... _OMISSIS_ ...to, dato che con la prima l’Amministrazione deve dimostrare non già il valore culturale del bene tutelato, ma la necessità del vincolo dei beni circostanti». Peraltro, «l’imposizione di un vincolo indiretto ai sensi dell’art. 45 del D.lgs. n. 42/2004 (con le modalità procedimentali di cui ai successivi articoli 46 e 47), pur essendo rimesso alla discrezionalità dell’Amministrazione, soggiace ai limiti rappresentati dalla razionalità e dalla logicità dell’azione amministrativa». Peraltro, «il vincolo indiretto, al pari di quello diretto, anche laddove comporti l’inedificabilità assoluta, da ritenersi ammissibile nelle ipotesi in cui sia necessario assicurare la semplice conservazione dei luoghi per la valorizzazione e la tutela del bene vincolato in via diretta, costituisce un intervento di conformazione ricognitiva del bene in relazione a sue connotazioni oggettive, e ciò esclude la possibilità di ricondurre tal... _OMISSIS_ ...rsquo;alveo degli interventi di carattere espropriativo senza che possa fondatamente prospettarsi una questione di illegittimità costituzionale delle norme che prevedono tale categoria di vincoli»