La normativa CEN (Comitato Europeo di Standardizzazione)

La normativa CEN



Dando seguito alle raccomandazioni espresse durante la conferenza del 2001, il Comitato Europeo di Standardizzazione (CEN)[1] avviò un gruppo di lavoro internazionale, per stabilire alcuni criteri di “Prevenzione della criminalità attraverso la pianificazione urbana e la progettazione degli edifici”, affinché si fornisse a tutti i paesi l’opportunità di confrontare le diverse esperienze ed i loro risultati, e infine di armonizzare le procedure.

Le Norme e Technical Reports (ossia i manuali di buone pratiche) che fissano le coordinate comuni erano in origine diretti solamente a prodotti e strumentazioni, ma per studiare il tema della prevenzione del crimine negli edifici e negli spazi pubblici, venne istituito uno specifico comitato internazionale. Il gruppo di lavoro che fu così creato prese il nome di Prevention of Crime by Urban Planning, e la sua attività si concluse nel 2006 con l... _OMISSIS_ ...ne del TR 14383-2, adottato dal CEN nel 2007. Essendo il suo status quello di Technical Report, deve intendersi come supporto per buone pratiche piuttosto che standard di portata vincolante[2].

«Il Technical Report si basa su due concetti fondamentali: (a) la progettazione urbana ha un impatto sulla criminalità e sulla paura della criminalità; (b) i criteri di prevenzione della criminalità si devono applicare ai diversi livelli e alle diverse scale della progettazione: la città nel suo insieme, le infrastrutture, il disegno urbano, gli spazi pubblici, la gestione. Il documento si rivolge ad architetti, progettisti, committenti e ai soggetti coinvolti in generale (portatori di interesse). Il Technical Report fornisce un’utile struttura di riferimento per affrontare il tema della prevenzione della criminalità nei progetti urbani e definisce un metodo di lavoro per introdurre criteri di sicurezza: nella riqualificazione delle aree esistenti; nella... _OMISSIS_ ...uovi progetti; nella valutazione dei progetti. Strutturato in diversi capitoli e quattro allegati, il Technical Report (1) raccomanda di tenere in considerazione: (i) le caratteristiche fisiche dell’area e il suo rapporto con la città (dove); (ii) i problemi di criminalità e le inciviltà (cosa); (iii) l’identificazione dei portatori di interesse da coinvolgere nel processo (chi). (2) Delinea possibili strategie per i diversi livelli e le diverse scale di intervento: in termini di pianificazione, progettazione e gestione. (3) Suggerisce come organizzare i momenti decisionali e come implementare il processo di coinvolgimento dei portatori di interesse. (4) Indica una lista di “principi fondamentali” e fornisce una serie di domande per la valutazione della sicurezza»[3].

Il TR 14383-2 include anche una “procedura tipo”, quale guida all’approccio integrato di tipo multi-agency, necessario per realizzare azioni o ... _OMISSIS_ ...i al miglioramento della sicurezza urbana. Il primo passo è l’identificazione dell’Autorità Locale responsabile, che assume ufficialmente l’impegno in materia di sicurezza urbana e formula gli obiettivi generali; nomina il responsabile del procedimento ed eventualmente istituisce una struttura tecnica di supporto all’intervento, oltre a creare un Gruppo di Lavoro. Quest’ultimo è l’organo che stabilisce il programma d’azione, risponde all’Autorità Locale, definisce i meccanismi di consultazione con gli altri portatori di interesse, conduce l’analisi sulla criminalità e definisce quali sono gli aspetti dell’ambiente urbano che incidono sulla sicurezza.

Sempre il Gruppo di Lavoro, redige il Documento di Pianificazione, che illustra il contesto, identifica le strategie, definisce le azioni, stima i costi e valuta effetti e rischi. In seguito, una Delibera dell’Autorità Locale afferma quali sono ... _OMISSIS_ ...le azioni da implementare, gli aspetti da approfondire, e il programma di realizzazione. Si stipula poi un Accordo con i portatori di interesse, che individua le responsabilità di tutte le parti coinvolte (ossia “chi fa cosa”) e programma in modo dettagliato la realizzazione degli interventi ed i controlli intermedi. Ogni parte si dedica quindi alle azioni di cui è responsabile, monitorata attraverso i controlli ad ogni fase dell’implementazione. L’ultimo passo è quello della valutazione dei risultati, con la definizione dei criteri e delle metodologie, insieme alla previsione di possibili azioni correttive[4].

Il rapporto presenta, inoltre, quattro allegati. Gli Allegati A e B offrono indicazioni utili all’analisi della sicurezza nelle aree esistenti (cosiddetta crime review) e nei nuovi progetti (crime assessment), mentre l’Allegato C tratta di allarme e paura della criminalità. L’Allegato D si dedica alla diagno... _OMISSIS_ ... dei progetti urbani (Safety audit framework of an urban project), e costituisce uno strumento particolarmente utile poiché rappresenta un supporto pratico per gli interventi. Al suo interno, si trova una lista di “principi generali” insieme ad una checklist di domande, che mirano a guidare progettisti e committenti nel loro intento di trasformare in azioni concrete le strategie di prevenzione della criminalità contenute nel TR.

I principi fondamentali dell’Allegato D sono i seguenti: «(i) Il senso di appartenenza e l’identificazione con il luogo aumentano sia la sicurezza che la percezione di sicurezza, perché le persone rispettano e proteggono i luoghi che sentono come propri; per questo è importante rafforzare identificazione e appartenenza. (ii) La vitalità delle strade e degli spazi pubblici è un importante fattore di prevenzione del crimine, perché l’uso degli spazi pubblici produce sorveglianza spontanea. Un buon ... _OMISSIS_ ...(commerciale, residenziale, ricreativo, ecc.) e attività diversificate producono una sorveglianza spontanea continua perché implicano utenti diversi in tempi diversi. (iii) Ogni proposta in materia di sicurezza deve tener conto delle fasce più vulnerabili della popolazione. (iv) Bisogna evitare modelli di sviluppo urbano basati sulla creazione di zone più sicure e protette rispetto al mondo esterno (percepito come fonte di insicurezza), in quanto generano esclusione e producono complessi residenziali chiusi o spazi introversi. (v) I luoghi frequentati principalmente da utenti temporanei (stazioni, centri di interscambio, ecc.) sono più vulnerabili di altri rispetto alla criminalità, perché gli utenti hanno uno scarso senso di appartenenza.

Questi luoghi devono essere considerati con particolare attenzione. (vi) Per migliorare la sicurezza, sia la pianificazione sia la progettazione urbana devono evitare di creare spazi senza vitalità, indefiniti o nascosti... _OMISSIS_ ...ismo e criminalità tendono a concentrarsi in questo tipo di luoghi. Se non è possibile evitarli, questi spazi devono essere gestiti in termini di sicurezza. (vii) Una maglia urbana e continua e un chiaro disegno degli spazi pubblici migliorano l’orientamento degli utenti e la loro percezione di sicurezza. Una buona visibilità degli spazi pubblici e dei percorsi da strade ed edifici circostanti favorisce la prevenzione del crimine e aumenta la percezione di sicurezza. (viii) Una chiara delimitazione tra spazi pubblici e spazi privati facilita gestione e sorveglianza. (ix) La progettazione dei percorsi che conducono a residenze e servizi deve tener conto di sicurezza e accessibilità per tutti i tipi di popolazioni. Se un percorso non può garantire sufficiente sicurezza o sensazione di sicurezza è necessario offrire un percorso alternativo. (x) Le aree e gli edifici degradati o abbandonati, così come i luoghi squallidi, suscitano paura e attirano comportamenti ... _OMISSIS_ ...riminali.

È necessario adottare adeguate misure di manutenzione e controllo per prevenire il degrado; qualora questo sia già presente, bisogna monitorare attentamente i luoghi compromessi e intraprendere azioni di recupero. (xi) In alcuni casi, per migliorare la sicurezza è necessario rinforzare la sorveglianza spontanea (mix funzionale, vitalità ecc.) con sorveglianza organizzata, che può assumere forme diverse. L’organizzazione degli spazi deve essere concepita in modo da facilitare questo tipo di sorveglianza e gli interventi di emergenza. (xii) La sorveglianza tecnologica (TVCC ecc.) non è una risposta ad una progettazione inadeguata. È utile solo quando è parte di un piano di sicurezza generale. (xiii) Le sistemazioni temporanee (cantieri, deviazioni, barriere temporanee e recinzioni) non solo producono disagi, ma creano anche luoghi potenzialmente pericolosi. Pertanto, le sistemazioni temporanee e le recinzioni di cantieri adiacenti a spazi fr... _OMISSIS_ ...o essere progettate anche in termini di sicurezza»[5].

Dalla lettura dei principi elencati, balza agli occhi lo stretto legame non solo con il concetto di “spazio difendibile” di Oscar Newman, soprattutto quando si parla di sorveglianza naturale e territorialità, ma anche con la teoria delle opportunità, la teoria della scelta razionale, quindi la prevenzione situazionale di Clarke, e persino con gli ideali di integrazione di Jane Jacobs ed Elizabeth Wood.

In seguito il CEN pubblicò, all’interno dello stesso filone, altri Technical Reports, il più recente dei quali risale al 2010 (dal TR 14383-3 al TR 14383-8), dedicati ad ulteriori aspetti della prevenzione della criminalità attraverso la pianificazione e progettazione urbanistica, in particolare in tema di stazioni di rifornimento carburante, strutture per il trasporto pubblico, protezione degli edifici contro attacchi criminali perpetrati con autoveicoli, infine ab... _OMISSIS_ ...i ed uffici[6].



§§§

[1] Cfr. www.cen.eu.

[2] Cfr. AA. VV., cit. alla nota 110, p. 8.

[3] Cfr. AA. VV., cit. alla nota 110, p. 8.

[4] Cfr. AA. VV., cit. alla nota 110, p. 10.

[5] Cfr. AA. VV., cit. alla nota 110, p. 9.

[6] Cfr. nota 128.

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