L'espropriazione di beni pubblici

I beni demaniali L’art. 4, d.p.r. 8 giugno 2001, n. 327, rett. Gazz. Uff., 14 settembre 2001, n. 214, disciplina le modalità per l’espropriazione dei beni pubblici.

Sono definiti beni pubblici i beni demaniali e i beni patrimoniali.

I beni demaniali sono quelli che appartengono allo Stato o ad altro ente pubblico territoriale, quale comune, provincia e regione; essi sono espressamente indicati dall’art. 822 e dall’art. 824 del c.c.

La classificazione è considerata tassativa (Centofanti N., I beni pubblici, 2007, 12).

L’art. 823 c.c. dichiara che i beni demaniali sono inalienabili e non possono formare oggetto di diritti in favore di terzi, essi, ad esempio, non sono usucapibili.

Essi non possono essere trasferiti ad altri soggetti per cui il possesso del bene da parte di terzi non ha alcun effetto al fine del conseguimento della proprietà.

I beni deman... _OMISSIS_ ...si dalla possibilità di usucapione poiché non possono appartenere ai privati.

I beni demaniali non possono formare oggetto di contrattazione secondo gli schemi privatistici; possono essere dati in godimento a terzi solo attraverso concessioni da parte dell’amministrazione.

La dottrina ammette la possibilità di espropriazione delle aree demaniali o patrimoniali indisponibili, che sono per loro natura inalienabili, qualora i beni siano conformati per altre destinazioni dalla pianificazione urbanistica.

Essa ipotizza la necessità che la pubblica amministrazione istituisca un giudizio comparativo fra interesse pubblico cui attualmente si provvede mediante il bene demaniale e quello che si intende perseguire attraverso l’opera dichiarata di pubblica utilità. (Landi G., Potenza G. e Italia V., Manuale di diritto amministrativo, 1999, 117).

L’art. 4, comma 1, d.p.r. 8 giugno 2001, n. 327, precisa che ... _OMISSIS_ ...enti al demanio pubblico non possono essere espropriati fino a quando non ne è pronunciata la sdemanializzazione da parte dell’autorità titolare del bene.

La legge richiede un atto formale fino al compimento del quale l’espropriazione appare illegittima per carenza di un requisito previsto dalla legge.

La dottrina ritiene possibile un confronto fra l’interesse dell’ente titolare del bene ed eventuali contrapposte esigenze, anche private purché di rilevanza pubblica, ammettendo la possibilità di espropriazione, ritenendo però necessaria la preventiva sdemanializzazione del bene.

La necessità della previa sdemanializzazione del bene, senza la quale non è possibile procedere al suo esproprio, pone il soggetto espropriato in una posizione diversa da quella che assume nella vicenda ablativa ordinaria: cioè l’espropriazione perde la sua unilateralità e presuppone anche il concorso della sia iniziativa, ... _OMISSIS_ ... alla sdemanializzazione, se questa competa a lui soltanto e non sia coercibile. (Saturno A. e Stanzione P., L’espropriazione per pubblica utilità, 2002, 46).

L’iniziativa può essere presa dallo stesso promotore dell’espropriazione che faccia presente la necessità di procedere ad acquisire il bene.

In tal caso l’amministrazione interessata cui l’istanza è diretta ha l’obbligo di provvedere.

In caso di provvedimento negativo o di silenzio il giudice amministrativo può censurare la legittimità dei provvedimenti impugnati.

Tale fatto prodromico impedisce la possibilità che sia dichiarata la pubblica utilità del bene.

La giurisprudenza ha da sempre sostenuto che i beni demaniali degli enti territoriali, ed a maggior ragione i beni privati sottoposti ad un particolare vincolo di pubblico interesse, non sono sottratti all’espropriazione per il conseguimento di f... _OMISSIS_ ...e pubblico generale.

La potestà espropriativa non incontra un limite obiettivo nella circostanza che i beni da espropriare soddisfino altri interessi pubblici, perché nulla esclude che un interesse pubblico, ritenuto dall’amministrazione di maggiore importanza, possa prevalere su un altro meno rilevante. (T.A.R. Lazio, sez. I, 13 febbraio 1980, n. 193, in Giur. Merito, 1980, 1217).

La norma non tiene conto espressamente della esigenza di giungere a soluzione concordate.

Essa rimettendo le decisioni unilateralmente all’amministrazione proprietaria del bene tralasciando di verificare la facoltà pianificatoria dell’ente locale.

La giurisprudenza precedente aveva ipotizzato soluzioni intermedie affermando che l’autorità urbanistica locale non può disporre unilateralmente la destinazione urbanistica o l’espropriazione di aree costituenti pertinenze di un bene demaniale dello Stato.
... _OMISSIS_ ...uo;indirizzo afferma la necessità di concludere previamente una intesa tra lo Stato e la regione, che costituisce lo strumento generale per la soluzione del conflitto che intercorre tra essi e non è disciplinato da una specifica norma. (Cons. St., sez. IV, 18 settembre 1991, n. 721, in Cons. Stato, 1991, I,1309.

I beni del patrimonio indisponibile L’art. 4, comma 1, d.p.r. 8 giugno 2001, n. 327, precisa le modalità di esproprio dei beni appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato e degli altri enti pubblici.

I beni patrimoniali sono quei beni che appartengono all’amministrazione a titolo di proprietà privata.

Il regime che li caratterizza si differenzia a seconda che i beni facciano parte del patrimonio indisponibile o a quello disponibile dell’ente pubblico.

I beni del patrimonio indisponibile sono destinati al servizio pubblico.

La giurisprudenza ha precisato che i be... _OMISSIS_ ...io indisponibile dello Stato non possono essere sottratti alla loro destinazione se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano, ex art. 828, 2° co., c.c.

Da ciò consegue che essi non sono suscettibili di espropriazione per pubblica utilità o di occupazione d’urgenza preordinata alla espropriazione, in contrasto con le determinazioni assunte dalla amministrazione cui compete la cura del bene. (T.A.R. Umbria, 21 maggio 1997, n. 217, Riv. Giur. Urb., 1997, 921).

Per l’art. 4, comma 1, d.p.r. 8 giugno 2001, n. 327, i beni del patrimonio indisponibile possono essere espropriati per perseguire un interesse pubblico di rilievo superiore a quello soddisfatto con la precedente destinazione.

In tal caso oltre ad un provvedimento di passaggio dal patrimonio indisponibile a quello disponibile il legislatore pone un condizione in positivo al richiedente l’espropriazione che deve dimostrare l’interesse ... _OMISSIS_ ...a nuova destinazione richiesta con l’istanza di espropriazione e che è implicita nel nuovo progetto di opera pubblica.

In senso negativo l’amministrazione che deve decidere deve giustificare qualora sia contraria a detto passaggio che l’attuale destinazione del bene facente parte del patrimonio indisponibile è di rilievo superiore.

Il richiedente l’espropriazione, anche in questa ipotesi, può richiedere all’amministrazione che proceda a trasferire il bene al patrimonio disponibile.

Il diniego o il silenzio sull’istanza sono impugnabili presso il giudice amministrativo che decide fra i due interessi in conflitto.

Gli usi civici L’art. 11 della l. 16 giugno 1927, n. 1766 riguardante il riordinamento degli usi civici stabilisce che i terreni assegnati ai Comuni o alle frazioni in esecuzione di leggi precedenti relative alla liquidazione dei diritti di cui all’art. 1,... _OMISSIS_ ...sercitano usi civici, sono distinti in due categorie: a) terreni convenientemente utilizzabili come bosco o come pascolo permanente; b) terreni convenientemente utilizzabili per la coltura agraria”.

Soggiunge, poi, l’art. 12 della medesima legge che per i terreni di cui alla lettera a) si osserveranno le norme stabilite nel capo 2° del titolo 4° del R.D. 30 dicembre 1923, n. 3267. I Comuni e le associazioni non possono, senza l’autorizzazione del Ministero dell’economia nazionale (ora della Regione), alienarli o mutarne la destinazione.

La nuova destinazione dei terreni ad uso civico deve rappresentare un beneficio per la generalità degli abitanti; essa può riguardare qualsiasi tipo di interesse collettivo, di natura agricola, o di altro genere, industriale, commerciale, igienico sanitario, turistico, ambientale (Cass. civ., sez. II, 30 gennaio 2001, n. 1307).

A tal fine, occorre che siano rispe... _OMISSIS_ ...ioni poste dalla legge per la completezza del procedimento, tra cui l’assegnazione a categoria dei terreni oggetto della richiesta di sdemanializzazione.

La giurisprudenza distingue il potere programmatorio dell’ente locale da quello ablatorio.

Essa riconosce il potere del comune di includere un immobile in un piano di edilizia economica e popolare, secondo la previsione della l. 18 aprile 1962 n. 167: detto potere non resta escluso dalla circostanza che detto bene sia assoggettato ad usi civici, atteso che il suddetto piano, equivalendo a dichiarazione di pubblica utilità per le opere in esso previste, non è di per sé idoneo ad interferire sull’indicata destinazione dell’immobile, la quale può rilevare solo come eventuale ragione ostativa a successivi provvedimenti ablatori. (Cass. civ. , sez. un., 01 febbraio 1985, n. 650, in Vita not., 1984, 1543).

Per contro il particolare regime degli usi civici im... _OMISSIS_ ...ssoluta indisponibilità dei suoli da essi gravati qualunque sia la destinazione urbanistica prevista dagli strumenti di pianificazione generale, fino a quando non ne sia stato autorizzato il mutamento di destinazione, ai sensi degli art. 12 l. 16 giugno 1927 n. 1766 e 41 r.d. 26 febbraio 1928 n. 332.

La giurisprudenza ha dichiarato illegittimo il provvedimento regionale che autorizza il mutamento di destinazione di terreni gravati da uso civico senza motivazione sugli effetti irreversibili legati alla nuova destinazione e al conseguente sacrificio permanente per la collettività, derivante dall’estinzione degli usi. (T.A.R. Puglia Bari, 30 dicembre 1986, n. 1259, in T.A.R., 1987, I, 731).

Sono assoggettabili ad espropriazione per pubblica utilità i beni di uso civico, qualora sia già avvenuta l’assegnazione alla categoria a), prevista dall’art. 11 l. n. 1766 del 1927, purché sia stata ottenuta l’autorizzazione disposta... _OMISSIS_ .... 12 della stessa legge.

L’esproprio di terreni per opere destinate alla difesa militare senza gli indispensabili antecedenti giuridico-fattuali, contrasta, quindi, con i caratteri di indisponibilità, imprescrittibilità e inusucapibilità dei beni stessi, sacrificabili solo alle condizioni previste dalla legge (Commissione usi civici Veneto, 13 maggio 2005, n. 26, in Dir. e giur. agr., 2006, 6, 404).

La valutazione della nuova destinazione dei terreni ad uso civico deve rappresentare un beneficio per la generalità degli abitanti e può riguardare qualsiasi tipo di interesse collettivo, di natura agricola, o di altro genere, industriale, commerciale, igienico sanitario, turistico, ambientale, Devono, però, essere rispettate le condizioni poste dalla legge per la completezza del procedimento, tra cui l’assegnazione a categoria dei terreni oggetto della richiesta di sdemanializzazione al fine di consentire quella comparazione di inter... _OMISSIS_ ...ge affida all’organo competente a promuovere il mutamento di destinazione, cioè la Regione. (T.A.R. Toscana Firenze, sez. I, 09 maggio 2005, n. 2082, in Foro amm. T.A.R., 2005, 5, 1461).

La costituzionalità delle normative regionali Le norme statali, contenute nella l. 16 giugno 1927, n. 1766, e nell’art. 41 del regio decreto 26 febbraio 1928, n. 332, richiedono che le limitazioni o la liquidazione dei diritti di uso civico siano precedute dall’assegnazione dei suoli alla categoria sub lettera a) dell’art. 11 della l. 1766/1927 e - qualora inclusi in questa - alienati o mutati nella destinazione previa l’autorizzazione ministeriale prevista dal successivo art. 12, l. 1766/1927, ora di competenza regionale, ex art. 66 del d.p.r. n. 616 del 1977.

L’autorizzazione, tuttavia, non assorbe le valutazioni del Ministro per i beni culturali e ambientali.

La giurisprudenza ha ravvisato una stretta co... _OMISSIS_ ...’interesse della collettività generale alla conservazione degli usi civici nella misura in cui essa contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, in ragione del vincolo paesaggistico di cui alla l. 1497 del 1939, sancito dall’art. 82, quinto comma, lettera h), del d.p.r. n. 616 del 1977, che è garantito dal potere di iniziativa processuale dei Commissari, e il principio democratico di partecipazione alle decisioni in sede locale, corrispondente agli interessi di quelle popolazioni, di cui sono diventate e...


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Autore

Centofanti, Nicola

Avvocato in Cremona