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L'art.43 del D.P.R.327/2001: l'usucapione, la Corte EDU e l'ambito oggettivo

Nel caso di utilizzo da parte della PA di beni da tempo destinati a uso pubblico senza che sia mai intervenuto un provvedimento ablativo, né attraverso il ricorso a strumenti di diritto privato o pubblico, si è da sempre posto il problema di come possa essere acquisito il bene. Lo stesso meccanismo dell’occupazione acquisitiva ed oggi l’art.43 TU rappresentano un tentativo di soluzione del problema. Vengono così a delinearsi modalità d'acquisto conseguenti a patologie dell'azione amministrativa

Il sistema della tassazione degli importi a titolo di indennità per occupazione acquisitiva e sanante

Gli enti eroganti, all'atto del pagamento delle somme (occupazione temporanea, risarcimento per occupazione acquisitiva, rivalutazione ed interessi) devono operare una ritenuta a titolo di imposta nella misura del 20%. È facoltà del contribuente optare, in sede di dichiarazione annuale dei redditi, per la tassazione ordinaria, nel qual caso la ritenuta si considera effettuata a titolo di acconto. Tenuti al pagamento di tale importo sono soltanto i soggetti che non esercitano imprese commerciali

Legalità e art.42 bis t.u.e: due tesi a confronto

Rispetto alla scelta legislativa operata con l'art. 42 bis, potrebbero permanere delle perplessità rispetto alla compatibilità costituzionale di una previsione normativa che pretenderebbe, attraverso una valutazione ex post dell'amministrazione, di paralizzare la posizione dominicale del privato, incisa dall'illecita modificazione del bene, impedendone le garanzie procedimentali spettanti al proprietario legittimamente espropriato, unitamente alla possibilità di riespansione del diritto.

I tanti dubbi sull'art. 42 bis t.u.espropriazioni

Leggendo l'art 42 bis permane la volontà del legislatore di offrire un'autorizzazione in bianco ad acquisire aree private, senza il rispetto delle forme garantite dal procedimento di espropriazione e con la sola necessità di dare conto delle ragioni che ne richiedono l'acquisto e delle circostanze che hanno condotto all'utilizzazione dell'area, con l’ulteriore prevista ponderazione fra l’interesse pubblico e privato, e l’esame dell’assenza di valide alternative all’adozione del provvedimento

Un approccio (parzialmente) favorevole all’art. 42 bis t.u.e.

L’analisi dell’art.42 bis non può prescindere da una verifica della legittimità dell'operato legislativo non solo a livello costituzionale ma anche internazionale, precetti cui lo Stato italiano deve uniformarsi a qualsiasi livello esso operi. La Corte di Strasburgo ritiene che spetti alla discrezionalità del legislatore nazionale il compito di indicare i connotati dell'utilità pubblica e dell'interesse generale, pur rilevando che la disciplina positiva deve essere provvista di base ragionevole

La giurisprudenza della CEDU sul danno morale per lesione dell’art. 1 Prot. n. 1

Uno degli aspetti più innovativi dell’art.42 bis t.u.e. è rappresentato dall’introduzione, in favore del proprietario destinatario di un provvedimento di acquisizione sanante, di un pregiudizio non patrimoniale liquidato nella misura fissa del 10% - 20% a seconda della finalità del bene. La natura “economica” del diritto di proprietà non ha mai fatto dubitare la dottrina che la lesione di tale prerogativa è insuscettibile di arrecare un pregiudizio non patrimoniale al proprietario aggredito

Sulla via della riconoscibilità del danno non patrimoniale da lesione della proprietà

Apparendo indiscutibile che l’art.1 prot.n.1 alla CEDU ha piena efficacia precettiva nell’ordinamento interno, e risultando con altrettanta evidenza che l’ordinamento nazionale ha previsto rimedi interni per il risarcimento del danno correlato alla violazione del diritto anzidetto alla stregua dell’art.13 della CEDU, spetterà anche al giudice nazionale valutare l’esistenza o meno del danno non patrimoniale e di quantificarne l’ammontare interpretando il diritto interno in modo conforme alla CEDU

Cassazione e Consiglio di Stato si fronteggiano sull’occupazione acquisitiva

La linea tracciata dal giudice di Strasburgo imponeva al giudice nazionale di tenere presente i parametri, anche tratti dalla giurisprudenza della Corte dei diritti dell’uomo, che impediscono una collisione con la tutela accordata nell’ordinamento interno, prediligendo una soluzione che assicuri una tutela equivalente o superiore, in relazione al carattere pur sempre minimale della tutela contenuta nella CEDU, scartando, invece, opzioni che avrebbero potuto creare contrasto con la Convenzione

Un’interpretazione (parzialmente) conforme alla CEDU : Cass. n.20543/2008

Per individuare una tutela in linea con i principi della CEDU, la Cassazione ha cercato uno spartiacque temporale dopo il quale la disciplina dell'occupazione appropriativa può dirsi connotata da regole chiare e accessibili. Questo è stato individuato nell'entrata in vigore della legge n.458 del 1988, da cui ha inizio la decorrenza della prescrizione dell’azione risarcitoria. Solo da quel momento il proprietario interessato da occupazioni illegittime avrebbe potuto reagire agli abusi della p.a.

La discordia fra le Corti incrina il principio di legalità: l'Italia esposta a una nuova condanna

Il contrasto tra la Cassazione e il Consiglio di Stato sulla configurabilità dell'occupazione acquisitiva conferma la distanza fra il concetto nostrano di legalità e l'omologo patrocinato dalle giurisdizioni sovranazionali a cui il giudice interno dovrebbe conformarsi. Il rispetto del principio di legalità come espresso dalla CEDU individuato nei suoi precisi confini dal giudice di Strasburgo, fa sì che le ingerenze nell’esercizio dei diritti tutelati dalla CEDU siano autorizzate purché chiare

Guiso-Gallisay contro Italia: il risarcimento del danno da occupazione acquisitiva

La Corte passava in rassegna gli argomenti difensivi del Governo italiano, senza scorgervi significative novità rispetto a quelli già esaminati. Prendeva atto dell’evoluzione giurisprudenziale che aveva condotto al principio dell’occupazione acquisitiva senza però cogliervi quei requisiti capaci di giustificare il rispetto del principio di legalità. Anzi, esaminando la giurisprudenza di legittimità e la successiva introduzione dell’art.43 TU espropriazione, vi intravedeva elementi di criticità

Guiso-Gallisay contro Italia: la quantificazione dell'equo soddisfacimento

Innanzi al giudice europeo i ricorrenti avevano domandato una somma corrispondente al valore attuale del terreno oggetto della controversia, comprensiva del valore aggiunto rappresentato dalla realizzazione degli immobili costruiti sul loro terreno e dalla quale andava dedotta la somma ottenuta a livello nazionale. I ricorrenti chiedevano il pagamento di una somma pari all’importo dell’imposta alla quale le somme concesse dal tribunale erano soggette nonché il risarcimento per il danno morale

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