CASISTICA OPERE

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Il valore della CEDU nell'ordinamento italiano: parametri di costituzionalità e subordinazioni

L’art. 117, pur attribuendo alla Convenzione europea una particolare forza di resistenza rispetto alla legge ordinaria, non provvede a rinviare alla stessa al fine di immettere le sue disposizioni nell’ordinamento italiano. Il conseguente rango subcostituzionale che così assume la Convenzione europea implica che essa resti subordinata al rispetto della Costituzione e che le sue disposizioni siano soggette allo scrutinio di compatibilità con la Costituzione da parte della Corte Costituzionale

Il valore della CEDU nell'ordinamento italiano: la rilevanza della giurisprudenza

La qualificazione, operata dalla Corte Costituzionale, della Convenzione europea quale atto munito di una particolare forza passiva, ma comunque di rango subordinato alla Costituzione, non esclude che singole disposizioni del­la stessa corrispondano a norme generali di diritto internazionale. Ciò può dirsi con certezza, per esempio, per il divieto di tortura e per quello di schiavitù; ma potrebbe sostenersi che tale sia anche la presunzione d’innocenza, o l’irretroattività della legge penale

Il valore della CEDU nell'ordinamento italiano: interpretazione delle norme e valore delle sentenze

Unanime l'opinione che il diritto interno debba essere interpretato in maniera conforme agli obblighi internazionali pattizi, in primis alla Convenzione europea. L’ordine di esecuzione esprime infatti la volontà normativa di sottoporre certi rapporti alla disciplina contenuta nella convenzione alla quale si riferisce, e di rispettare gli impegni assunti. Il dovere di interpretazione conforme del giudice nazionale si estende, dal testo della Convenzione alla giurisprudenza della Corte europea

Occupazione acquisitiva: nuovi orientamenti in materia di prescrizione del credito risarcitorio

La Corte di Cassazione ha affermato che nelle ipotesi in cui la PA occupi un fondo di proprietà privata per la costruzione di un’opera pubblica e tale occupazione sia illegittima, la radicale trasformazione del fondo da un lato comporta l'estinzione in quel momento del diritto di proprietà del privato e la contestuale acquisizione della proprietà in capo all’ente costruttore, e dall’altro costituisce un illecito che abilita il privato a chiedere, entro 5 anni, il risarcimento del danno subito

Il giudice amministrativo: presupposti per la risarcibilità del danno da ritardo

Secondo una classificazione elaborata in dottrina, il danno da ritardo può essere distinto in 3 sottocategorie: danno derivante da tardiva emanazione di un provvedimento legittimo e favorevole dopo l’annullamento di un precedente atto illegittimo sfavorevole; danno provocato da mera tardività con cui è stato emanato un provvedimento legittimo e sfavorevole; danno derivante da tardiva emanazione di un provvedimento legittimo ma sfavorevole. Secondo la tesi le tre ipotesi sono nettamente distinte

Risarcimento del danno da occupazione illegittima: alcuni spunti di riflessione

Il compendio dei principi espressi dal giudice di Strasburgo, proteso per un verso ad elidere la costruzione giurisprudenziale in tema, fondata sulla radicale differenziazione degli effetti, anche patrimoniali, fra occupazione acquisitiva ed usurpativa e, per l'altro a garantire al proprietario la piena e totale valore del bene secondo le regole del mercato sembra contenere alcune coordinate capaci di produrre ulteriori effetti devastanti nel già precario panorama delle occupazioni illecite

Risarcimento del danno da occupazione illegittima: Scordino e Pasculli contro Italia

Anche nei casi Scordino e Pasculli, che non avevano affrontato i temi della quantificazione dell’equo soddisfacimento dei proprietari, si è giunti alle decisioni ex art.41 CEDU. Il punto più qualificante delle misure consigliate dalla Corte per eliminare future condanne è rappresentato dall’invito all’Italia, nei casi di occupazione alla quale non è seguita l’adozione del decreto di espropriazione, ad eliminare gli ostacoli che impediscono sistematicamente la restituzione dell'area al privato

Danno da occupazione illegittima: prospettive di risarcimento e art.43 T.U. espropriazione

L'art.43, disciplinando il fenomeno antitetico a quello dell’occupazione acquisitiva, l’atto di acquisizione sanante, prevede il diritto del proprietario ad ottenere una somma corrispondente al valore del bene utilizzato per scopi di pubblica utilità. Occorre chiedersi se l’ipotesi di realizzazione illecita possa giustificare l'uso parametri introdotti dal legislatore per le espropriazioni legittime e come tali inidonei ad offrire un’integrale riparazione del pregiudizio sofferta dai proprietari

Risarcimento del danno da occupazione illegittima: valore integrale del fondo e tassazione degli importi

Il contribuente può scegliere tra una ritenuta secca del 20% operata sull'intera somma erogata, e la tassazione ordinaria che determina l’ammontare dell’imposta tenendo conto della sola plusvalenza e delle altre componenti reddituali. La facoltà di scelta è lasciata al contribuente. Se questi non chiede di optare per la tassazione ordinaria, la tassazione secca realizzerà un prelievo fiscale inferiore a quello che risulterebbe rispettando il principio della tassazione sulla capacità contributiva

Risarcimento del danno da occupazione illegittima: osservazioni conclusive

Dalla lettura dei principi espressi dal giudice di Strasburgo sembra emergere l'insufficienza della dichiarazione di pubblica utilità a giustificare la costruzione dell’istituto estintivo acquisitivo né, tanto meno, può richiamarsi a tal fine il parametro della funzione sociale che alberga all’interno della Carta costituzionale. Non pare condivisibile il tentativo di offrire una lettura della sentenza n. 349 tesa a lasciare inalterato il quadro della giurisprudenza sull'occupazione acquisitiva

L'espropriazione di beni pubblici

L'art.4 del dpr 327/2001 disciplina le modalità per l’espropriazione dei beni pubblici. Sono definiti beni pubblici i beni demaniali e i beni patrimoniali. La classificazione è tassativa. L’art.823 c.c. dichiara che i beni demaniali sono inalienabili e non possono formare oggetto di diritti in favore di terzi; ad esempio, non sono usucapibili. La dottrina ammette comunque la possibilità di una loro espropriazione qualora siano conformati per altre destinazioni dalla pianificazione urbanistica.

L'art.32 T.U. D.P.R.327/2001: lo ius tollendi

L’articolo 32 secondo comma del TU DPR 327/2001stabilisce che il valore del bene è determinato senza tenere conto delle costruzioni, delle piantagioni e delle migliorie, qualora risulti, avuto riguardo al tempo in cui furono fatte e ad altre circostanze, che esse siano state realizzate per conseguire una maggiore indennità. Si considerano tali le costruzioni, le piantagioni e le migliorie che siano state intraprese sui fondi soggetti ad esproprio dopo la comunicazione dell’avvio del procedimento

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