Indennità di espropriazione

Il comma 3 dell’articolo 42 della Costituzione ha chiarito anche il secondo elemento legittimante del potere espropriativo, vale a dire l’indennizzo. Questo comporta che la potestà pubblica ablatoria non può privare il cittadino di un bene che gli appartiene o di un diritto inerente allo stesso senza che gli venga riconosciuto un ristoro.

Alcune importanti sentenze della Corte Costituzionale hanno chiarito quali siano la natura e il significato da riconoscere all’indennità richiesta dalla nostra Carta costituzionale e successivamente dal Testo Unico e in che modo l’indennità debba essere intesa dal legislatore e dalla Pubblica Amministrazione.

La Corte Costituzionale ha precisato che l’indennizzo deve corrispondere al «massimo di contributo e di riparazione che, nell’ambito degli scopi di generale interesse, la pubblica amministrazione può garantire all’interesse privato» [40]. I giudici ... _OMISSIS_ ...o di non preferire un’interpretazione letterale del dettato del terzo comma dell’art. 42 Cost., confermando la direzione presa con il susseguirsi degli interventi legislativi in materia di esproprio.

Il sacrificio del privato cittadino privato a cui viene tolto il diritto dominicale deve essere compensato, senza però dimenticare che l’espropriazione è funzionale alla pubblica utilità: si è detto quindi che il suo raggiungimento sarebbe frustrato se si accettasse di riconoscere al singolo un ristoro integrale del sacrificio patito.

Pochi anni dopo, i giudici hanno elevato il criterio del massimo contributo a principio generale, non considerando adeguatamente il fatto che esso era stato dettato in una fattispecie particolare come quella dell’espropriazione per l’attuazione della riforma fondiaria, promossa quindi con l’intento di colpire la proprietà terriera eccedente i limiti di valore e di estensione fi... _OMISSIS_ ...LF|
Alcuna dottrina ha osservato che non ridiscutere l’interpretazione strettamente letterale del terzo comma dell’art. 42 Cost. avrebbe determinato la conseguenza che la diminuzione di ricchezza per il privato, derivante dalla corresponsione di un indennizzo inferiore al valore del bene espropriato, è sembrata una violazione del principio di eguaglianza di cui all’art. 3 Costituzione.

Con riferimento a questa ultima considerazione, proprio nella pronuncia in commento i giudici costituzionali hanno stabilito che l’art. 3 non rileva in materia di espropriazione, poiché la posizione del soggetto espropriato è diversa dalla posizione del non espropriato: è la funzione sociale della proprietà garantita dall’art. 42 Costituzione a giustificare una diversità di trattamento tra proprietari espropriati e non espropriati proprietari di beni con le medesime caratteristiche.

Questa posizione è stata però duramen... _OMISSIS_ ...lla parte di dottrina che obietta che la funzione sociale attiene ad ogni proprietà, sia a quella espropriata che a quella non espropriata; inoltre, la funzione sociale attiene solamente ai modi di godimento e di utilizzazione del bene e non anche all’estinzione del diritto su di esso per volontà del proprietario o per esercizio del potere espropriativo [42].

La Corte Costituzionale è poi tornata anche in tempi abbastanza recenti a pronunciarsi sulla materia, stabilendo che «l’integrale ristoro del sacrificio negherebbe ogni incidenza sotto tale profilo agli scopi di pubblica utilità che persegue il procedimento espropriativo; scopi la cui realizzazione non può risultare impedita dall’esigenza di una piena ed integrale riparazione dell’interesse privato del proprietario» [43].

Tutte queste considerazioni però non hanno avuto grande seguito, in quanto il valore venale del bene è stato presto individuato com... _OMISSIS_ ... parametro idoneo a consentire la piena attuazione alle prescrizioni della Convenzione europea dei diritto dell’uomo.

Nel celebre caso Scordino, la Corte di Strasburgo ha definitivamente chiarito che la Convenzione esige che al proprietatio venga corrisposta a titolo di indennità una somma che rappresenti l’intero valore del bene [44]. La condanna dell’Italia è avvenuta proprio sulla base della considerazione che che criteri di calcolo dell’indennità che conducano a riconoscere al proprietario una cifra inferiore al valore di mercato del bene espropriato comportano una violazione dell’art. 1 del Protocollo n. 1 alla CEDU, che deve assolutamente essere rimossa dall’ordinamento.

Il diritto vivente della Convenzione si è dunque saldamento assestato sul valore venale quale unico criterio idoneo a realizzare il giusto equilibrio tra le esigenze pubbliche della collettività e la salvaguardia dei diritti dei pri... _OMISSIS_ ...tto del principio di proporzionalità tra mezzi prefissati e fini impiegati [45].

A corollario di questa impostazione si è osservato che le aree edificabili hanno una incidenza economica pressochè irrilevante nell’economia della realizzazione delle grandi opere pubbliche e che il cirterio del valore venale pieno ha prodotto un notevole effetto deflattivo del contenzioso, grazie all’immagine di una Pubblica Amministrazione che «paga il giusto e paga subito» [46]. Il Testo Unico non ha fatto altro che confermare questa impostazione, imperniando tutti i criteri indennitari sul valore venale del bene espropriato [47].