Le esclusioni espressamente previste dall’art. 10-bis non sono sembrate sufficienti alla giurisprudenza amministrativa, che sembra essersi notevolmente impegnata per sottrarre altri procedimenti al raggio di azione della disposizione in esame. Man mano che ci si allontana dal conforto normativo della legge sul procedimento, tuttavia, le cause di esclusione si sono fatte più incerte e complessivamente hanno stentato ad imporsi od hanno dovuto desistere.
In primo luogo merita un cenno quella corrente dottrinale che in passato ha dubitato della compatibilità dell’art. 10-bis non solo con il procedimento avviato con la d.i.a. ma anche con il contrapposto procedimento per il rilascio del permesso di costruire . Si tratta invero di un dubbio che non sembra aver mai coinvolto la giurisprudenza, la quale ha avuto modo di specificare in moltissime occasioni che la comunicazione dei motivi ostativi è obbligatoria anche in caso di diniego di permesso di costruire...
_OMISSIS_ ...pur sommaria analisi delle pronunce intervenute in punto di art. 10-bis può chiarire che si tratta senz’altro di uno dei principali ambiti di applicazione della norma .
Inizialmente è sembrato piuttosto dubbio, invece, che l’art. 10-bis si applicasse anche ai procedimenti oggetto di legislazione regionale. Ed invero, contestualmente all’introduzione della norma nella l. 241/1990, la riforma del 2005 ha novellato anche l’art. 29 di quest’ultima legge, il cui comma 2 dispone ora che «le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, regolano le materie disciplinate dalla presente legge nel rispetto del sistema costituzionale e delle garanzie del cittadino nei riguardi dell’azione amministrativa, così come definite dai principi stabiliti dalla presente legge» . La disposizione ha subito destato perplessità «in quanto si potrebbe verificare l’ipotesi che in alcune Regioni non...
_OMISSIS_ ...azione le nuove previsioni a discapito della tutela delle garanzie dei cittadini» . Di conseguenza, la dottrina si è fin da subito orientata nel senso che le garanzie previste dalla nuova legge sul procedimento amministrativo costituissero un minimum di tutela, che le Regioni avrebbero potuto migliorare ma non ridurre: ciò in analogia a quanto disposto all’epoca dall’art. 22, comma 2, l. 241/1990 per il diritto di accesso e secondo una lettura costituzionalmente orientata del capoverso dell’art. 29, in relazione specialmente all’art. 117, comma 2, lett. m) della Costituzione . Di questo avviso, con riferimento all’art. 10-bis, si è presto mostrata la giurisprudenza amministrativa, anche nell’ambito delle Regioni a statuto speciale , incontrando l’immediato consenso della dottrina . Nel 2009, infine, lo stesso legislatore ha preso posizione sulla questione, disponendo espressamente che «attengono ai livelli essenziali...
_OMISSIS_ ...oni di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione le disposizioni della presente legge concernenti gli obblighi per la pubblica amministrazione di garantire la partecipazione dell’interessato al procedimento» . Da ciò consegue che «le regioni e gli enti locali, nel disciplinare i procedimenti amministrativi di loro competenza, non possono stabilire garanzie inferiori a quelle assicurate ai privati» dall’art. 10-bis, «ma possono prevedere livelli ulteriori di tutela» . Le Regioni a statuto speciale e le Province autonome, dal canto loro, sono tenute ad adeguare la propria legislazione all’art. 29 della l. 241/1990, compatibilmente con le rispettive forme di autonomia, costituzionalmente garantita . A questo proposito, si segnala ad esempio che nella legge siciliana sul procedimento amministrativo è stato introdotto già alla fine del 2004 un art. 11-bis sostanzialmente coincidente con la norma...
_OMISSIS_ ...e; a poco sarebbe stata approvata anche dal Parlamento nazionale , anticipando non solo il legislatore del 2009 ma anche l’elaborazione dottrinale e giurisprudenziale successiva alla riforma del 2005, con l’effetto di uniformare immediatamente la giurisprudenza siciliana a quella peninsulare .
Una questione della quale la giurisprudenza si è invece occupata poco - assumendo peraltro posizioni contrastanti - è quella dell’applicabilità dell’art. 10-bis ai piani di lottizzazione, che costituiscono esempi tipici di atti di pianificazione. Proprio in quanto tali, ai sensi dell’art. 13 l. 241/1990 ad essi non dovrebbe applicarsi nessuna delle disposizioni del capo III della l. 241/1990, tra le quali rientra l’art. 10-bis. Ciò però è affermato con sicurezza da un ridotto numero di decisioni mentre in altre sentenze la giurisprudenza non sembra fare un’applicazione rigorosa del ricordato art. 13 .
Analogamente, una questi...
_OMISSIS_ ... la giurisprudenza sembra essersi interessata raramente - anche per il fatto che si tratta di «ipotesi ormai recessiva nell’attuale legislazione» , è quella della compatibilità tra art. 10-bis l. 241/1990 e silenzio-diniego. Orbene, poiché la logica di questa figura è sollevare eccezionalmente la P.A. dall’onere di adottare un provvedimento espresso, appare contraddittorio frustrare questa ratio con un atto simile al provvedimento omesso. Di questo senso si è infatti mostrata la giurisprudenza in tema di accertamento di conformità .
Oggetto di attenzioni senz’altro maggiori è la problematica applicabilità dell’art. 10-bis ai procedimenti iniziati e non conclusi anteriormente all’entrata in vigore della l. 15/2005 che, come detto , deve ritenersi entrata in vigore in data 8 marzo 2005 . Gli Autori che hanno commentato l’istituto nell’attesa delle prime pronunce giurisprudenziali, a quanto pare, non si sono posti...
_OMISSIS_ ...er converso, la prima sentenza del giudice amministrativo che sembra essersi occupata dell’art. 10-bis ha preso in considerazione un procedimento non solo iniziato ma addirittura concluso anteriormente all’entrata in vigore dell’onere comunicativo in parola: la sentenza finisce dunque per annullare il provvedimento adottato il 4 marzo 2005 per violazione di una disposizione che, alla data di emanazione del provvedimento stesso, doveva ritenersi non ancora efficace. La défaillance non sfugge alla più attenta dottrina, che addebita senz’altro la «possibile incongruenza contenuta nel testo della decisione [...] ad un errore di battitura nella redazione del medesimo testo» . La stessa dottrina, peraltro, osserva che l’applicabilità dell’art. 10-bis sarebbe necessariamente esclusa «in riferimento ad un procedimento già conclusosi con l’emanazione del provvedimento finale» lasciando intendere che, viceversa, l...
_OMISSIS_ ... si dovrebbe applicare ai procedimenti non ancora conclusi, anche se già avviati. Questa soluzione, del resto, è condivisa dalla giurisprudenza immediatamente successiva, che sembra imporre il rispetto dell’art. 10-bis anche nei procedimenti che l’8 marzo 2005 erano già in corso .
Fino al settembre del 2005 la giurisprudenza non sembra comunque avvertire il problema: il primo giudice amministrativo ad affrontare la questione è il TAR Sicilia, per il quale il provvedimento impugnato avrebbe dovuto essere emanato nel rispetto di quanto disposto dall’art. 10-bis, «considerato che tale disposizione è entrata in vigore prima dell’emanazione del provvedimento» . Nello stesso periodo, per vero, fa capolino anche la soluzione opposta, che ritiene doverosa la comunicazione solo se il procedimento è stato avviato dopo l’entrata in vigore della riforma : ad essa, tuttavia, non sembra aderire la giurisprudenza successiva, la quale, i...
_OMISSIS_ ... apertis verbis , torna rapidamente ad allinearsi all’indirizzo maggioritario.
Ancor più delicato è parso il problema dell’applicabilità dell’art. 10-bis al procedimento di accesso ai documenti amministrativi, raramente affrontato dalla dottrina e oggetto di notevoli oscillazioni in giurisprudenza. La prima, articolata, pronuncia che si occupa di questo tema esclude perentoriamente la doverosità del preavviso di diniego nei procedimenti per l’accesso, adducendo un triplice ordine di ragioni . Pochi mesi più tardi, tuttavia, altra giurisprudenza ritiene espressamente che l’art. 10-bis sia «applicabile anche all’istanza di accesso» , e a lungo sono state coltivate sia la tesi restrittiva, sostenuta ancora dal TAR Roma e criticata da parte della dottrina , sia l’opposta interpretazione estensiva, apprezzata dalla maggior parte dei giudici amministrativi periferici .