Vi sono delle partite negative che, in certi casi, possono comportare una parziale riduzione del conteggio complessivo dell’indennizzo ex art. 42-bis T.U.Es., le quali devono essere liquidate, conteggiate e sommate tra loro.
A questo riguardo va subito evidenziato che si tratta di elementi specifici del nostro istituto: all’indennizzo ex art. 42-bis, infatti, non si estendono de plano gli abbattimenti dell’indennità di esproprio, quale ad esempio la riduzione del 25% in caso di interventi di riforma economico-sociale, così come evidenziato anche dalla giurisprudenza amministrativa.
E va anche evidenziato che le poste negative in parola presentano analogie soltanto sul piano matematico: le ragioni sostanziali di queste r...
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L’art. 42-bis precisa in due occasioni che dall’indennizzo devono essere detratte le somme già corrisposte al privato, maggiorate dell’interesse legale: da un lato in caso di annullamento degli atti della procedura espropriativa, che può avvenire anche in autotutela “o ritiro” durante il giudizio di annullamento, dall’altro in caso di annullamento “o ritiro” del provvedimento acquisitivo.
In entrambi i casi, in effetti, può essere che il proprietario abbia fatto in tempo a percepire una somma: nel primo caso l’indennità di esproprio; nel secondo il risarcimento ex art. 43, oppure l’indennizzo ex art. 42-bis. Ebbene, una volta annullato o ritirato il provvedimento, le somme percepite risultano sine tit...
_OMISSIS_ ...ne degli interessi legali.
È però di intuitiva evidenza che quelle somme dovrebbero essere detratte dall’indennizzo anche se il legislatore non lo avesse precisato. In base al codice civile, infatti, ciò che è stato pagato sine titulo deve essere restituito e i rapporti obbligatori “incrociati” (come il debito restitutorio gravante sul privato e il nuovo debito indennitario gravante sull’amministrazione) si estinguono in tutto o in parte per compensazione : anche in mancanza della duplice precisazione dell’art. 42-bis, pertanto, l’indennizzo dovuto al proprietario avrebbe dovuto essere ridotto in misura pari al debito restitutorio di quest’ultimo.
Per non ritenere superflue le due previsioni in commento si deve dunque ipotizza...
_OMISSIS_ ... la restituzione del pagamento non dovuto si prescrive in dieci anni. La duplice clausola dell’art. 42-bis appare dunque finalizzata ad imporre la detrazione delle somme già erogate anche se sono decorsi più di dieci anni dal relativo pagamento: in tal caso il privato, se richiesto di restituire la somma, potrebbe teoricamente eccepire la prescrizione decennale, ma una simile eccezione, opinando come sembra preferibile, non sembra aver cittadinanza nell’ambito dei conteggi di cui all’art. 42-bis.
Se questo è lo scopo della detrazione ex lege, tuttavia, è chiaro che essa deve essere contenuta all’interno del perimetro applicativo fissato dalla legge. Le ipotesi previste dall’art. 42-bis, infatti, non esauriscono i casi in cui il privato, durante ...
_OMISSIS_ ...senza stipulazione dell’accordo di cessione e senza emanazione di un legittimo decreto di esproprio sostitutivo. In questa e nelle altre ipotesi di somme percepite ma ormai sine titulo, quindi, la detrazione dovrà comunque avvenire, ma solo nei limiti del termine di prescrizione.
Le somme da detrarre, in ogni caso, prima della detrazione dovranno essere maggiorate degli interessi legali. Anche questa precisazione è chiaramente recata dall’art. 42-bis con esclusivo riguardo alle due ipotesi di detrazione contemplata espressamente. Sul punto, però, la regola dettata dal legislatore non è una eccezione, bensì una applicazione del principio generale dettato dal codice civile per tutti i crediti pecuniari e in particolare per quelli versati sine titulo e quindi...
_OMISSIS_ ...zione, devono essere maggiorate dell’interesse legale, e segnatamente dal giorno del pagamento, perché di regola il privato si dovrà ritenere in buona fede. Non trattandosi di debito di valore né di altra obbligazione soggetta a rivalutazione monetaria, invece, non si ravvisa alcuna ragione per assoggettare le somme da detrarre, oltre che ad una maggiorazione pari agli interessi legali, anche alla rivalutazione monetaria, così come confermato anche dal Consiglio di Stato.
L’abbattimento sanzionatorio per il comportamento del proprietario
Logicamente diversa dalla detrazione che precede, ma matematicamente affine (giacché si tratta pur sempre di diminuire l’indennizzo complessivo), è la riduzione sanzionatoria che è sta...
_OMISSIS_ ... art. 42-bis una specifica decurtazione (peraltro di elevato ammontare), segnatamente laddove il proprietario abbia concorso con il proprio contegno processuale a provocare il pregiudizio che deve essere indennizzato.
Questo indirizzo è stato espresso dalla Sezione II del TAR Catania a partire dalla metà del 2019, allorquando la riduzione in questione appare applicata per la prima volta. Risulta in particolare che i proprietari del bene occupato e trasformato in quella sede, pur avendo accettato l’indennità di esproprio e pur essendosi impegnati alla cessione volontaria, non avevano mai sottoscritto l’atto di cessione ed avevano reagito all’occupazione illegittima solamente molti anni dopo l’inizio della stessa. Ebbene, il giudice amministrativo etneo...
_OMISSIS_ ...entualità il dimezzamento delle maggiorazioni del 10% e del 5% annuo, proprio alla luce del comportamento dei proprietari. Poche settimane dopo la riduzione del 50% veniva quindi estesa, sempre a causa dell’attivazione “tardiva” della proprietà, anche alla voce economica commisurata al valore venale, sia in ipotesi di acquisizione coattiva sanante, sia in ipotesi di rinuncia abdicativa, salvo solo tornare a preservarla dalla falcidia (piuttosto curiosamente) laddove gli atti di causa lascino ipotizzare che essa sia già stata corrisposta. E verso la metà del 2020 il principio veniva confermato anche dal giudice dell’impugnazione, sebbene con riduzione “equitativa” della decurtazione sino al 40%.
Tale orientamento, che non sembra aver traval...
_OMISSIS_ ...amente nell’art. 1227 c.c., il quale tuttavia attiene per tabulas al risarcimento del danno. È davvero dirimente, allora, rammentare ancora una volta che le somme dovute nell’ambito dell’acquisizione coattiva sanante non costituiscono un risarcimento del danno, bensì un indennizzo da atto lecito. Tanto già basta per privare di fondamento l’applicazione di una regola espressamente riservata all’ambito risarcitorio.
E questo senza neppure entrare nel merito di una decurtazione che, stante anche il suo ammontare (in primo grado sempre il 50%), sembra ritenere causalmente equivalenti la condotta dell’amministrazione che occupa abusivamente e quella del privato che viene ingiustamente spogliato, senza considerare che, mentre la pubblica ...
_OMISSIS_ ...tà della pubblica amministrazione è certa e necessaria (perché espropriare legittimamente è possibile, e se così non fosse lo Stato dovrebbe risponderne dinnanzi alla Corte EDU), la responsabilità del privato è assolutamente eccezionale e insuscettibile di presunzione. È risaputo, anzi, che la maggior parte dei proprietari, dopo aver subito un’occupazione che appare munita del crisma della legalità, si rassegnano comprensibilmente alla perdita del proprio diritto dominicale, salvo talvolta apprendere dopo molti anni (a volte per puro caso) di essere ancora formalmente proprietari. In questi contesti, imputare al proprietario una colpevolezza tendenzialmente pari a quella della pubblica amministrazione che ha commesso l’illecito appare francamente arbitrario e non sembra ...
_OMISSIS_ ...a applicazione nell’ambito del nostro indennizzo da atto lecito.
L’allontanamento consensuale dall’indennizzo di legge
Un’altra ipotesi di indennizzo acquisitivo difforme e inferiore rispetto al paradigma legale (e peraltro relativamente frequente nella prassi) è quello in cui le parti si accordino sul relativo ammontare.
Invero, l’acquisizione coattiva sanante interviene sovente a valle di una serie di contatti formali ed informali fra le parti della vicenda, le quali (assai comprensibilmente), in una situazione di occupazione illegittima tendono anzitutto a cercarsi l’un l’altra per tentare di regolarizzare la situazione in modo consensuale. Ed è ben possibile che, nel corso di questi c...
_OMISSIS_ ...roprio, che non rilevano assolutamente) culmina in un normale contratto di diritto privato, nulla quaestio: è pacifico anche giurisprudenza, infatti, che sia la compravendita sia soprattutto la transazione costituiscono valide alternative all’acquisizione coattiva sanante e recano il medesimo effetto di regolare finalmente l’occupazione abusiva commessa dalla p.a..
Può anche capitare, tuttavia, che le parti raggiungano un accordo soltanto sull’ammontare dell’indennizzo. In questo modo, dunque, la sanatoria dell’occupazione rimane nell’alveo dell’art. 42-bis, salvo solo che il provvedimento acquisitivo liquida l’indennizzo in una misura difforme dalla norma di legge, se del caso facendo riferimento ad un accordo integrativo del provvedi...
_OMISSIS_ ... non si comprende perché, se sussiste l’accordo sul quantum, non si possa stipulare una compravendita o una transazione. Questi negozi, infatti, presentano molti vantaggi rispetto all’acquisizione coattiva sanante: le possibili ipotesi di invalidità del contratto, ad esempio, sono sensibilmente più contenute rispetto a quelle del provvedimento amministrativo, e viene meno pure l’obbligo di comunicazione alla Corte dei conti, che provoca spesso notevoli disagi nei funzionari ed amministratori pubblici.
Ora, se la parte pubblica è disposta a rinunciare a questi vantaggi degli atti negoziali, è abbastanza evidente che ciò può dipendere dal fatto che il consenso della parte privata non è del tutto genuino. Può accadere ad esempio che la parte pubblica, sebbene ...
_OMISSIS_ ...r accettare almeno informalmente un indennizzo ridotto, senza però spingersi fino ad accettare di comparire dinnanzi al notaio per la stipulazione dell’atto in forma pubblica.
È evidente che in queste situazioni l’abbattimento dell’indennizzo all’art. 42-bis tende quindi ad essere il frutto di un abuso. In quanto tale, esso non protegge completamente la pubblica autorità: essendo destinatario di un provvedimento amministrativo, il privato lo può impugnare dinnanzi agli organi di giustizia amministrativa e/o censurare nel quantum, magari previo disconoscimento dell’accordo indennitario informalmente raggiunto, se del caso anche con impugnazione per vizi del consenso. Per regolarizzare una situazione di abuso, in pratica, la pubblica autorità fini...
_OMISSIS_ ...quo;opinione più permissiva, laddove si raggiunga un consenso rimane sempre largamente preferibile il ricorso allo strumento del contratto di diritto privato, tralasciando invece per quanto possibile l’acquisizione coattiva sanante con indennizzo abbattuto, che appare inopportuna e può rivelarsi oltremodo problematica.