- editore:
Exeo
-
collana:
esproprionline
- numero in collana:
8
- isbn:
978-88-97916-58-1
- sigla:
PL15
-
categoria:
MONOGRAFIE
- tipologia:
giuridica
-
genere:
studio applicato
- altezza:
cm 24
- larghezza:
cm 17
- dimensione:
A4
- funzioni permesse:
Stampa: SI - Modifica: SI - Copia/Incolla: SI
- protezione:
digital watermarking
- disponibità:
illimitata
- destinatari:
professionale accademico
-
soggetto:
diritto
INTRODUZIONE
CAPITOLO I
LA PROPRIETÀ E IL POTERE ESPROPRIATIVO
1. La proprietà privata e l’espropriazione.
2. L’espropriazione prima del Testo Unico
3. La proprietà nel codice civile
4. La proprietà nella Costituzione
5. L’espropriazione e il D.P.R. 327/2001
6. Il D.Lgs. 302/2002
7. La proprietà in ambito sovranazionale
CAPITOLO II
IL POTERE ESPROPRIATIVO
8. Potere espropriativo e potere conformativo
9. L’interesse generale
10. La riserva di legge
11. L’indennità di espropriazione
12. L’evoluzione in materia di indennità
13. L’indennità nell’attuale sistema
14. Le espropriazioni sostanziali
15. La giurisprudenza sovranazionale.
CAPITOLO III
IL POTERE ESPROPRIATIVO E IL PROCEDIMENTO ESPROPRIATIVO
16. L’oggetto dell’espropriazione: opera pubblica e opera di pubblica utilità
17. Il principio di partecipazione
18. Il vincolo preordinato all’esproprio
19. La giurisprudenza in materia di vincolo
20. La reiterazione del vincolo
21. La dichiarazione di pubblica utilità
22. La determinazione dell’indennità
23. Il decreto di esproprio
24. La cessione volontaria
CAPITOLO IV
I SOGGETTI ATTIVI DELL’ESPROPRIAZIONE
25. Il principio di simmetria
26. L’autorità espropriante
27. La delega
28. Il concessionario
29. Il contraente generale
30. La giurisprudenza in materia di delega
31. Il beneficiario
32. Il promotore
33. Le competenze dei Comuni
34. L’Ufficio espropri
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA
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L’intento del presente e-book è quello di indagare i presupposti ed i
contenuti del potere espropriativo e di fornire un approfondimento sui
soggetti attivi del rapporto espropriativo, alla luce delle previsioni
del Testo Unico sull’espropriazione per pubblica utilità, il D.P.R. n.
327/2001.
L’istituto espropriativo costituisce la tipologia di ablazione più
pesante per il destinatario, poiché causa l’estinzione del diritto di
proprietà o di un altro diritto minore su un bene immobile in capo al
suo titolare, determinandone il trasferimento coatto in favore del
beneficiario. L’espropriazione per pubblica utilità è nata e si è
sviluppata come un istituto cardine della vita socialmente organizzata,
nella quale rappresenta lo strumento mediante il quale l’apparato
amministrativo – nell’esercizio di un potere autoritativo di cui
la Costituzione stessa riconosce l’esistenza – può acquisire i suoli e
le aree necessarie per la piena realizzazione dell’interesse generale o
per la garanzia della massima accessibilità da parte dei consociati.
L’opera prende le fila da una ricognizione storica dell’istituto
dell’espropriazione per pubblica utilità, a partire dallo Statuto
Albertino e fino al riconoscimento conferito alla stessa dalla
Costituzione italiana.
Gli interventi legislativi in materia espropriativa nel nostro
ordinamento si sono succeduti di pari passo con l’evoluzione del
concetto di proprietà privata, che da diritto inviolabile della persona
è diventata un diritto assoluto che deve conoscere del bilanciamento e
del compromesso con l’interesse generale. Proprio quest’ultimo è
riconosciuto dall’articolo 42 della Costituzione come il primo dei
presupposti del potere espropriativo.
La realizzazione dell’interesse generale, o pubblica utilità nel
linguaggio utilizzato dal legislatore del Testo Unico del 2001 è la
finalità a cui il potere espropriativo deve tendere nel momento in cui
l’Amministrazione riconosce la sopravvivenza del diritto espropriato
come incompatibile con la soddisfazione dell’utilità collettiva.
Il secondo presupposto è la riserva di legge a favore del legislatore
ordinario, che richiede che sia il legislatore a predeterminare le
ipotesi e le modalità che legittimo l’esercizio del potere
espropriativo. L’argomento fornisce l’occasione per esporre le
considerazioni che hanno condotto a riconoscere l’espropriazione per
pubblica utilità come un istituto servente prima dell’urbanistica e poi
del più ampio concetto di governo del territorio, per poter poi
collocare l’espropriazione all’interno dell’articolo 117 della
Costituzione, con le conseguenze che ne derivano sulla potestà
legislativa in materia.
Il terzo presupposto, poi, è la previsione di un’indennità che la
Pubblica Amministrazione è tenuta a corrispondere al soggetto ablato, a
ristoro del patimento impostogli. Si passano in rassegna i criteri di
determinazione dell’indennità, seguendo il filo dell’evoluzione della
giurisprudenza costituzionale, che ha contribuito all’evoluzione del
diritto vivente fin dall’entrata in vigore della legge fondamentale del
1865. Alla giurisprudenza si deve la tutela dei privati da forme di
ablazione anche sostanziale, che compromettevano senza indennizzo le
facoltà di godimento del bene connesse alla posizione proprietaria.
Le pronunce dei giudici si sono susseguite incessantemente anche con
riferimento ai criteri di quantificazione dell’indennità, fino al 2011
in cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità
costituzionale del criterio indennitario del valore agricolo medio per
le aree non edificabili passibili di sfruttamento extra-agricolo.
La sentenza ha lasciato un vuoto normativo che la giurisprudenza sta
tentando di colmare in via pretoria sentenza dopo sentenza, con
l’incertezza dei rapporti giuridici e la provvisorietà che ne consegue.
Il riferimento alla giurisprudenza è determinante anche nella
trattazione del potere espropriativo in rapporto al potere conformativo
ed alla individuazione della corretta tipologia di vincolo, partendo
dal dettato del secondo e terzo comma dell’articolo 42 della
Costituzione.
Non mancano nella trattazione i richiami alla giurisprudenza della
Corte europea dei diritti dell’uomo, che con l’attenzione mostrata
verso la tutela non solo formale, ma anche sostanziale degli interessi
dei privati, ha svolto un ruolo molto importante nella maturazione
della disciplina italiana dell’espropriazione per pubblica utilità.
La parte centrale dell’opera si occupa del procedimento ablatorio,
momento nel quale il potere espropriativo si manifesta e trova concreto
esercizio. Si considerano nello specifico le varie fasi del
procedimento e gli aspetti procedurali principali, con una particolare
attenzione verso le garanzie di partecipazione assicurate al
destinatario dell’ablazione.
L’opera si chiude con un capitolo dedicato ai soggetti attivi del
rapporto espropriativo. L’autorità espropriante, a seguito dell’entrata
in vigore del Testo Unico del 2001, viene individuata
nell’Amministrazione competente alla realizzazione dell’opera pubblica
o di pubblica utilità, in virtù del c.d. principio di simmetria.
Viene così superato il sistema vigente fin dalla legge fondamentale del
1865, secondo cui la competenza ad emettere il provvedimento conclusivo
del procedimento veniva posta sempre in capo ad un soggetto diverso da
quello che aveva condotto l’iter. Si esaminano poi le figure del
beneficiario e del promotore, per le quali si individuano poteri e
obblighi per le ipotesi in cui essi non coincidono con l’autorità
espropriante.
Ampio spazio viene dedicato alle figure del concessionario di opera
pubblica e del contraente generale, la cui possibilità di rivestire il
ruolo di autorità espropriante viene esaminata sia quando essa deriva
da un’espressa previsione di legge in tal senso, sia quando consegue ad
una delega parziale o integrale del potere espropriativo. L’istituto
della delega, come esposto, ha dato luogo ad ampio contenzioso circa la
corretta individuazione del soggetto attivo dell’espropriazione, con le
conseguenze che da ciò derivano: l’individuazione del soggetto tenuto
al pagamento dell’indennità di esproprio, l’attribuzione della
legittimazione passiva nel giudizio di opposizione alla stima, la
corretta ripartizione delle responsabilità connesse alla conduzione del
procedimento.