La tutela degli animali domestici. Abbandono. Canili. Anagrafe. Microchips

Quando una persona ha in casa un animale domestico, viene considerata come qualcuno che “ama gli animali”. Spesso però non è così, a volte semplicemente perché non sono conosciute le caratteristiche etologiche dell’animale e quindi come poterlo trattare adeguatamente, altre per vera e propria crudeltà.

Le case degli italiani sono popolate da animali: secondo l’ultimo rendiconto, che risale al 2006, sono circa 6.000.000 i cani e altrettanti i gatti che vivono con l’uomo, praticamente una famiglia su tre (e più in generale una famiglia su due convive con un animale domestico).

Modificandosi il pensiero della società nei confronti degli animali, e soprattutto nei confronti di quelli che vivono con noi la quotidianità, si è cercato di disciplinare la materia che li riguarda.

Un incremento di interventi normativi, anche in questa materia, si ha negli anni ‘90, periodo nel quale vengono aff... _OMISSIS_ ...amentate importanti tematiche[1] e viene riformulato l’art. 727 c.p. (maltrattamento di animali)[2].

Il primo provvedimento significativo in materia è la legge quadro n. 281 del 14 agosto 1991[3], intitolata «Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo»: con essa sembra che si cominci ad affermare una nuova visione, ovvero la possibilità di tutelare gli animali in quanto tali, a prescindere da una presunta offesa del sentimento di compassione degli umani (recependo le indicazioni già affermate dalla giurisprudenza).

La legge si apre con l’affermazione: «lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali d’affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente».

Le più importanti innovazioni conten... _OMISSIS_ ...orma riguardano il controllo della popolazione felina e canina che non può più essere attuato con l’uccisione degli animali, ma che deve essere condotto con campagne di informazione e di sterilizzazione[4] (l’art. 2, comma 8 prevede per esempio che i gatti che vivono in libertà, anche se accuditi e nutriti da un privato, vengono prelevati quindi sterilizzati gratuitamente dall’autorità competente, e successivamente riimmessi nel loro gruppo. Autorità competenti sono le Asl veterinarie comunali[5]) e, ancora, cani e gatti ricoverati nei canili non possono essere destinati alla sperimentazione[6] e nemmeno venir soppressi se non gravemente malati o effettivamente pericolosi (l’art. 2 rispettivamente ai commi 6 e 9 sancisce che «i cani […] possono essere soppressi in modo esclusivamente eutanasico, ad opera di medici veterinari soltanto se gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità»; «i gatti possono essere so... _OMISSIS_ ...o se gravemente malati o incurabili»).

La legge elenca anche i compiti di Regioni e Comuni in materia: entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge le Regioni avrebbero dovuto disciplinare l’istituzione dell’anagrafe canina presso i Comuni o le Unità Sanitarie Locali, nonché le modalità per l’iscrizione a tale anagrafe e per il rilascio al proprietario o al detentore della sigla di riconoscimento del cane, da imprimersi mediante tatuaggio indolore; determinare i criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione dei rifugi per i cani, che devono garantire buone condizioni di vita per gli animali ospitati e il rispetto delle norme igienico-sanitarie; adottare un programma di prevenzione al randagismo.

I Comuni sono tenuti a provvedere al risanamento dei canili comunali esistenti e a costruire rifugi per i cani nel rispetto dei criteri stabiliti con legge regionale e avvalendosi dei cont... _OMISSIS_ ...i a tale finalità dalla Regione.

Tali adeguamenti richiedono idonei finanziamenti e proprio questo aspetto e la sua concreta realizzazione hanno rappresentato la nota dolente di questo intervento normativo, nonostante risulti forse il più valido ed attuale[7].

Il 2 dicembre 1998 è stata, per questa ragione, approvata la legge n. 434, concernente il «Finanziamento degli interventi in materia di animali di affezione e per la prevenzione del randagismo»[8] il quale unico articolo prevede che «per le finalità previste dalla legge 14 agosto 1991, n. 281, è autorizzata la spesa di lire 2.600 milioni (pari a circa 1.340.000 euro) annue a decorrere dall’anno 1999. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge […] si provvede mediante utilizzo delle proiezioni dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1998-2000, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte cor... _OMISSIS_ ...ndo speciale” dello stato di previsione del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l’anno finanziario 1998, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio»[9].

Per i fondi stanziati negli ultimi anni, è il Ministero ad individuare le quote di ripartizione. Le Regioni e le Province autonome devono individuare, nell’ambito della programmazione regionale, le priorità di intervento elaborando il piano operativo di prevenzione del randagismo. Nella programmazione devono dare, come previsto dalla legge finanziaria del 2007, priorità ai piani di controllo delle nascite destinando una quota non inferiore al 60% delle risorse alle sterilizzazioni, dove necessario, ovvero altre iniziative intes... _OMISSIS_ ...l fenomeno del randagismo.

Le Regioni inviano successivamente al Ministero una relazione sull’attività svolta[10].

L’anagrafe canina nazionale è il registro dei cani identificati con microchip[11] o tatuaggio[12] in Italia. Si tratta di una banca dati, alimentata dalle singole anagrafi territoriali, che fornisce riferimenti utili per rintracciare il luogo di registrazione di un cane smarrito e il suo legittimo proprietario.

Oltre a rendere la restituzione più facile al proprietario, il sistema delle anagrafi, nazionale e territoriali, istituito con l’accordo Stato-Regioni del 6 febbraio 2003[13], garantisce la certezza dell’identificazione del cane, e dovrebbe rappresentare uno strumento di dissuasione degli abbandoni[14]; favorisce inoltre gli studi e gli interventi per la prevenzione e cura delle malattie degli animali.

Dall’1 gennaio 2005 il microchip è diventato l’unico si... _OMISSIS_ ...ativo nazionale, in quanto il tatuaggio comportava diversi problemi tra cui lo scolorimento progressivo delle sigle tatuate, la presenza di peli che potevano ostacolare la lettura e la necessità di sedare o addirittura di anestetizzare il cane per poterlo tatuare[15].

Inoltre prevedendo la legge del ‘91 il divieto di mezzi dolorosi per la registrazione all’interno dell’anagrafe ha senso vietare completamente l’utilizzo di questo sistema in Italia. Così facendo si potrebbero più facilmente riconoscere eventuali cani importati dall’Est in quanto ancora spesso dotati di tatuaggio.

Il tatuaggio, venendo effettuato generalmente su cuccioli, creava anche grossi problemi di imprinting[16]: essendo infatti molto doloroso[17], in quanto consistente sostanzialmente in una marchiatura mediante pinza, il cane associava all’uomo questo evento traumatico, e poteva in seguito mostrare comportamenti di diffidenza v... _OMISSIS_ ...

Il problema, in generale, dell’anagrafe è che comunque non consente di risalire sempre al proprietario del cane, oltre al fatto che il cane potrebbe non avere il microchip, ma pur avendolo potrebbe non essere stato registrato in un’anagrafe, oppure essersi perso in una Regione diversa da quella in cui è stato iscritto (l’anagrafe è ancora fondamentalmente a base regionale), e quest’ultima potrebbe non aver ancora trasferito i dati in essa presenti nella banca nazionale.

Negli ultimi anni si è sentito anche parlare di anagrafe felina, una banca dati informatizzata che registra i dati identificativi dei gatti dotati del dispositivo di identificazione elettronico (microchip).

Pur avendo ottenuto il riconoscimento dal Ministero della Salute, il servizio è attivato ancora solamente su base volontaria. Ha la finalità di favorire il controllo della demografia felina, contrastare l’abbandono e agevolare ... _OMISSIS_ ...ento del gatto con il suo proprietario in caso di smarrimento in Italia o all’estero mediante azioni di identificazione e tracciabilità animale[18].

Inoltre dall’1 gennaio 2004 tutti i cani, gatti e furetti che viaggiano al seguito dei proprietari in ambito comunitario ed in provenienza da Paesi terzi devono essere muniti di passaporto[19] ai sensi del Regolamento CE 998/2003[20].

Nonostante i provvedimenti esaminati sono 590.000 i cani tra randagi e ospitati nei canili e si stima che siano circa 2,6 milioni i gatti “liberi”, e ogni estate in Italia si contano quasi 135.000 abbandoni[21] tra cani e gatti che, il più delle volte, rischiano di morire a causa di incidenti[22], di fame o di sete, maltrattati o avvelenati; altri invece verranno portati in un rifugio, dove passeranno probabilmente tutta la loro esistenza, soprattutto se anziani o affetti da qualche patologia[23]. Nelle Regioni centro-meridionali agli abband... _OMISSIS_ ...anche le nascite degli animali che vivono in stato di abbandono.

La pratica dell’abbandono è diffusa tutto l’anno, raggiungendo i picchi durante l’estate e subito dopo il periodo della caccia[24]: il 25-30% durante il periodo estivo e oltre il 30% dopo l’apertura della stagione venatoria.

Gli abbandoni in autostrada sono in calo, ma in compenso oggi i cani vengono abbandonati altrove: davanti ai canili, nei centri cittadini o in prossimità degli stessi luoghi di villeggiatura[25].

L’attuale art. 727 c.p. punisce chi abbandona un animale domestico con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000, ma nonostante la sanzione sia molto elevata, il problema degli abbandoni non è stato risolto.

Anche in questo ambito forse potrebbe essere opportuna la prevenzione, perché nella maggior parte dei casi le persone che prendono un cane, o un gatto, non sanno a cosa va... _OMISSIS_ ...che la durata media della vita di questi animali è aumentata negli ultimi anni arrivando anche a 13 anni per un cane di taglia grande e a 20 anni per quelli di taglia piccola o per i felini.

Un buon incentivo è partito nella primavera del 2008 in Toscana, dove il presidente della Commissione sanità ha presentato una legge per consentire a cani e gatti di seguire il loro padrone ovunque: al cinema, al ristorante, al museo e anche in spiaggia[26]. L’unico limite sarà la buona salute e la pulizia degli animali; inoltre dovranno essere tenuti al guinzaglio e non disturbare[27].

Sicuramente un buon incentivo, ma forse non sufficiente in quanto molte persone non amano portare il proprio cane con sé, o alcuni non sono ben educati e quindi risulterebbero ingestibili in un ristorante o al museo.

A mio avviso, una valida proposta, già sperimentata in altri paesi europei come Svizzera e Svezia, potrebbe essere quella di dover conse... _OMISSIS_ ... di patentino, in cui si viene dichiarati idonei a prendersi cura di un cane.

Un progetto simile esiste anche in Italia, ed è stato registrato dalla FICSS[28]: il Buon Cittadino a 4 Zampe (BC4Z®)[29] è prima di tutto un progetto culturale, che porta a rivalutare il rapporto cane/uomo nella società moderna; il cane viene considerato come un valore sociale, in contrapposizione all’attuale tendenza che invece lo vuole rappresentato come “problema” al quale trovare una soluzione. Il BC4Z® non si occupa esclusivamente della ovvia responsabilità (anche se forse per alcune persone non è poi così ovvia) che si devono assumere i proprietari nei confronti del cane, della sua educazione, benessere e conduzione in ambito urbano, ma ha anche l’ambizioso scopo di diffondere informazioni, consigli, pratiche e quant’altro sia utile per migliorare la conoscenza e l’integrazione sociale del cane. Una delle finalità di quest... _OMISSIS_ ...oprio la prevenzione di incidenti, di abbandoni e maltrattamenti[30].

Le Amministrazioni dovrebbero tenere in considerazione questa proposta perché frequentare un corso di educazione cinofila e sostenere questo esame contribuirebbe quanto meno a responsabilizzare maggiormente i futuri proprietari che, “obbligati” ad effettuare un certo tipo di percorso col loro quadrupede (percorso che per quanto poco comporta un impiego di tempo e denaro), probabilmente non deciderebbero più in maniera avventata se prendere un c...